Leggi TPI direttamente dalla nostra app: facile, veloce e senza pubblicità
Installa
Menu
  • Esteri
  • Home » Esteri

    “Finanziammo Sarkozy con 2,5 milioni”, la rivelazione del figlio di Gheddafi

    Di Anton Filippo Ferrari
    Pubblicato il 12 Set. 2018 alle 13:38 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 23:52

    Si è riaperto il caso dei presunti finanziamenti illeciti per cui è indagato l’ex presidente della Francia, Nicolas Sarkozy.

    Questa volta a scoperchiare il vaso delle polemiche è stato Saif al Islam Gheddafi, figlio del colonnello libico, ricercato dalla Corte penale internazionale per crimini contro l’umanità.

    Secondo quanti riporta Le Monde, il figlio di Gheddafi avrebbe vergato una missiva indirizzata alla magistratura di Parigi con all’interno la “confessione” secondo cui il colonnello libico avrebbe versato 2,5 milioni a Sarkozy per la sua campagna elettorale.

    La lettera risalirebbe a luglio e conterrebbe dettagli sul presunto finanziamento illecito. Saif al Islam avrebbe scritto che i soldi furono consegnati da Bechir Salah, uno degli uomini fidati dei Gheddafi, a un collaboratore dell’ex capo dell’Eliseo.

    Denaro che sarebbe stato contenuto in una valigia “che non si chiudeva tanto era piena”.

    Secondo quanto riporta l’Ansa, il figlio del colonnello avrebbe scritto: “Sarkozy aveva come rivale Dominique de Villepin. Ma le chance di vittoria di quest’ultimo erano minime (…). Ciò incoraggiò lo Stato libico ad interessarsi alla questione del sostegno a Sarkozy, sostegno che ha effettivamente ricevuto nella forma di una somma di 2 milioni e mezzo di euro”.

    Fatti che quindi riguarderebbero la campagna elettorale presidenziale del 2007. L’inchiesta invece è stata aperta nel 2013, dopo le rivelazioni del sito Mediapart nel mezzo delle elezioni presidenziali che portarono Hollande all’Eliseo e Sarkozy alla sconfitta.

    Accuse fino ad ora sempre state smentite da Sarkozy anche se a marzo l’ex presidente è finito in stato di fermo per alcuni giorni e poi è stato ufficialmente indagato per “corruzione passiva, finanziamento illegale della campagna elettorale e occultamento di fondi pubblici libici”.

    Insomma, qualcosa non torna. Chissà come andrà a finire questa vicenda.

    Leggi l'articolo originale su TPI.it
    Mostra tutto
    Exit mobile version