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Ritrovata una chiesa paleocristiana in Israele

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Gli archeologi israeliani hanno reso noto il ritrovamento di una grande chiesa paleocristiana nei pressi della città di Beit Shemesh, nell’area centrale del paese. La scoperta è avvenuta dopo che sono stati rinvenuti manufatti in ceramica e monete che permettono di datare l’edificio al IV secolo dopo Cristo. La chiesa sarebbe nei secoli successivi stata ampliata ed è stato costruito anche un monastero limitrofo, stando sempre ai ritrovamenti.

La scoperta è avvenuta durante alcune indagini sul terreno in vista della costruzione di nuove aree della città di Beit Shemesh. Lo scorso agosto, nell’ambito di queste indagini, erano state ritrovate mura in pietra, e negli scavi successivi erano tornati alla luce pavimenti decorati con mosaici, crocifissi, ed elementi architettonici tipici dello stile paleocristiano.

La zona di Beit Shemesh era popolata da una maggioranza di cristiani all’epoca in cui la chiesa è stata datata. In quel secolo, l’imperatore Costantino legalizzò il cristianesimo in tutto il territorio controllato da Roma, ponendo le basi perché potesse divenire la religione ufficiale dell’impero.

Altri scavi nell’area di Beit Shemesh hanno mostrato come la comunità cristiana locale dell’epoca fosse impegnata in numerose attività agricole, come la produzione del vino e dell’olio, di cui sono state trovate testimonianze. Tuttavia, il ritrovamento della chiesa fa vedere tutto sotto un’altra ottica. È infatti probabile che le strutture per la produzione agricola fossero luoghi strettamente legati alla chiesa.

Negli scavi sono stati poi trovate numerose croci, un turibolo per l’incenso e una serie di pregevoli mosaici. Secondo l’archeologo Benyamin Storchan, le immagini raffigurate in tali mosaici non hanno eguali nelle altre chiese dell’area, cosa sta a significare come questo edificio aveva probabilmente una notevole importanza.

I mosaici, in quell’epoca, venivano realizzati in maniera abbastanza standardizzata. Uscire dalle raffigurazioni più diffuse significava in genere pagare di più, cosa che i committenti facevano in genere per opere di particolare importanza. Un altro indizio che lascia intendere che l’edificio fosse particolarmente importante è la grande quantità di marmo importato dalla Turchia e le notevoli dimensioni della chiesa, di 40 metri per 70.

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