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Rio 2016, l’atleta che batte il record dei 400 metri grazie alla sua allenatrice di 74 anni

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Il duo ha stretto il suo sodalizio nel 2012 e da quel momento il corridore ha ottenuto numerose vittorie nella sua categoria, sino all'oro di Rio

Nella notte tra domenica e lunedì 15 agosto, lui conquistava la medaglia d’oro nei 400 metri, stracciando i suoi avversari sulla pista di atletica di Rio de Janeiro con un tempo di 43,03 secondi e stabilendo un record che resisteva da ben diciassette anni. Lei applaudiva ed esultava dalle tribune dell’Olympic Stadium.

I due in questione sono Wayde van Niekerk, 400metrista sudafricano di 24 anni e Anna Sofia Botha, 74 anni, la sua allenatrice. Una coppia solida la loro, come dimostra il lungo abbraccio che si sono scambiati sugli spalti, subito dopo la gara e la proclamazione della vittoria. 

Un sodalizio sportivo che dura da ben quattro anni e che ha stupito perfino i giudici di gara, come lei stessa ha raccontato il giorno successivo in un’intervista rilasciata a un giornale sudafricano. Nessuno avrebbe mai pensato che una donna gracile, dai capelli bianchi e dai modi gentili fosse in realtà l’allenatrice dell’atleta più veloce sui 400 metri, capace di battere il record detenuto da Michael Johnson da diciassette anni a questa parte. 

“Fare l’allenatrice è uno stile di vita che conduco ogni giorno della mia vita. Per me non è nulla di nuovo o di straordinario”, ha sottolineato Anna Sofia Botha. Determinata e con un carattere d’acciaio, la bisnonna-allenatrice come è stata soprannominata ha avuto perfino la forza di puntualizzare sulla sua difficoltà ad accedere all’interno dello stadio, dove si stavano svolgendo le competizioni sportive. 

La donna è riuscita a entrare grazie all’intercessione dei membri del Team del Sudafrica. Con il loro aiuto è stata in grado di assistere alla gara del suo ragazzo, che aveva allenato negli ultimi anni. 

Dopo aver tagliato il traguardo dei 400 metri con un tempo record, Anna e Wyde tra le lacrime e la gioia si sono scambiati un lungo abbraccio. “In quel momento non ci siamo detti nulla, ma entrambi sapevamo cosa c’era nei nostri cuori e nelle nostre menti, e che cosa eravamo stati in grado di raggiungere”, ha raccontato la donna. 

Per Anna Sofia Botha quelle di Rio de Janeiro sono le prime olimpiadi, ma nonostante ciò, l’allenatrice-bisnonna ha alle spalle un trascorso da sportiva nell’atletica leggera. Da giovane gareggiò nel salto in lungo e nelle gare di fondo, prima di diventare allenatrice nel 1968. All’epoca, Anna Sofia viveva in Namibia nella sua città natale e i suoi primi atleti furono i figli. 

Per qualche tempo li allenò prima di lasciarli crescere sportivamente con altri coach, come lei stessa ha ricordato. “Non sempre è una cosa buona che il genitore faccia anche da allenatore dei propri figli”. 

Da allora, nella sua lunga carriera di allenatrice, Anna Sofia Botha è riuscita a guadagnarsi la fiducia dei suoi atleti trattandoli come se fossero la sua famiglia. “Lei, infatti, non ci vede come atleti o come persone, ma ci considera tutti come suoi figli”, ha raccontato Wyde van Niekerk. 

Dal 2012 a oggi, van Niekerk e “zia Ans” Botha, come spesso viene chiamata affettuosamente dai suoi atleti, sono un duo inossidabile. Dopo l’infortunio che il giovane corridore si procurò all’età di 18 anni nei 200 metri, durante i campionati di atletica leggera del Sud Africa, Botha lo prese sotto la sua ala protettiva e lo incoraggiò a misurarsi con categorie superiori.

“Ogni volta che gareggiava nei 200 metri ne usciva sempre ferito o dolorante. Per questo lo incoraggiai a provare i 400 metri sfruttando le capacità sprint del suo corpo”, ha raccontato Anna Sofia Botha. 

Nel 2015, van Niekerk ha vinto il titolo mondiale nei 400 metri, confermando con la sua vittoria le giuste intuizioni dell’allenatrice. 

“Quando gli dico che deve fare questo o quello, lui non si lamenta mai. A volte soffre sul serio, ma lui stesso mi dice so a che cosa sono rivolti tutti questi sforzi e quali obiettivi devo centrare”, ha sottolineato fiera Zia Ans, che non molla neanche per un momento il suo ragazzo, con il quale condivide ogni istante libero. 

“Per me è importante essere lì con Wyde o con gli altri miei atleti. Se c’è un problema io sono lì con loro”, ha ribadito Botha.

E a chi le ha domandato che cosa farà ora che si avvicina ai 75, la bisnonna-allenatrice ha risposto con prontezza: “Non ho intenzione di rallentare. Amo ancora allenare e amo ancora di più i miei atleti. Quindi non riesco a scorgere un qualsiasi motivo per cui i debba sedermi e passare il mio tempo a giocherellare con le mie dita. Non è nella mia natura”. 

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