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Home » Esteri

La nave Seawatch è bloccata a Malta. Il comandante: “Intanto la gente affoga”

Immagine di copertina
Seawatch

L'imbarcazione dell'ong si trova in stato di fermo, ma secondo l'equipaggio le autorità non hanno fornito "alcun motivo legale" per questa decisione

La nave Seawatch è in stato di fermo a Malta, dopo la decisione del governo dell’isola di chiudere i porti alle ong che salvano i migranti nel Mediterraneo.

L’imbarcazione è bloccata dalle autorità al porto de La Valletta.

“Mentre ci impediscono di lasciare il porto, la gente sta affogando”, si legge in un tweet dell’ong, che cita il comandante della nave Pia Klemp. “Ogni ulteriore morte in mare è responsabilità di coloro che impediscono il salvataggio. Salvare vite mare non è negoziabile”.

Sea-Watch dice di aver appreso oggi che la nave è in stato di fermo, ma aggiunge che le autorità non hanno fornito “alcun motivo legale” per questa decisione.

Secondo l’equipaggio, la mancanza di permesso “non deriva da un problema di registrazione” nei registri navali, come accade nel caso delle navi Lifeline e Seefuchs, ma è “una campagna politica per fermare il salvataggio delle persone in mare”.

Domenica 1 luglio l’Unhcr Libia ha denunciato un nuovo naufragio sul suo profilo Twitter.

Secondo l’agenzia dell’Onu, un barcone si è rovesciato e 63 persone sono disperse, mentre altre 41 sono state soccorse dalla Guardia costiera libica.

Sono quasi mille i migranti e rifugiati morti nel Mediterraneo dall’inizio dell’anno. Secondo gli ultimi dati resi noti a Ginevra dall’Oim, l’Agenzia delle Nazioni Unite per la migrazione, dal primo gennaio 2018 al 27 giugno scorso, 972 uomini, donne e bambini hanno perso la vita mentre tentavano di raggiungere l’Europa via mare.

Di questi 653 sono deceduti sulla rotta del Mediterraneo centrale tra l’Africa del nord e l’Italia.

Un bilancio destinato ad aggravarsi, con l’ultimo naufragio al largo della Libia. Qui l’intervista al ministro Toninelli “Non ho mai ordinato alla Guardia Costiera di non intervenire in mare, le Ong fanno disinformazione”.

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