Leggi TPI direttamente dalla nostra app: facile, veloce e senza pubblicità
Installa
Menu
  • Esteri
  • Home » Esteri

    Myanmar, multinazionale sfrutta foto di una 19enne uccisa dai militari per vendere magliette

    Ma Kyal Sin, conosciuta come "Angel", è stata uccisa il 3 marzo 2021 a Mandalay mentre indossava una maglietta con lo slogan "Andrà tutto bene” durante un corteo di protesta contro il colpo di stato militare del 1 febbraio

    Di Andrea Lanzetta
    Pubblicato il 20 Apr. 2021 alle 11:37

    Una ragazza di 19 anni uccisa durante le proteste in Myanmar contro il golpe militare, diventata un simbolo per i manifestanti pro-democrazia, è stata trasformata suo malgrado in “modella” per vendere magliette su una nota piattaforma di e-commerce, scatenando l’ira degli attivisti.

    È la storia di Ma Kyal Sin, conosciuta come “Angel“, uccisa il 3 marzo 2021 con un proiettile alla testa nella città di Mandalay mentre indossava una maglietta con lo slogan “Everything will be OK” (letteralmente: “Andrà tutto bene”) durante un corteo di protesta contro il colpo di stato militare del 1 febbraio.

    Pienamente consapevole dei rischi, prima di scendere in piazza “Angel” aveva reso pubblico il proprio gruppo sanguigno e divulgato un numero da contattare in caso di emergenza, chiedendo di donare i propri organi in caso di morte. La giovane era così diventata un simbolo della protesta per il coraggio e la generosità dimostrate.

    Immagini della ragazza, disegni e frasi in ricordo di “Angel” invadono da allora i social birmani, facendo della giovane attivista una figura simbolo della tragedia in corso in Myanmar, che ha già mietuto centinaia di vittime e portato a migliaia di arresti. La frase sulla maglietta di Ma Kyal Sin è diventata rapidamente virale su Internet tra gli oppositori del golpe.

    Una storia, accusano vari attivisti, sfruttata dalla multinazionale Shopee del gruppo Sea di Singapore per vendere magliette con lo slogan “Everything will be OK”, provocando un forte sdegno in Myanmar e non solo.

    Credit: May Wong/Twitter

    Una foto della 19enne scattata poco prima della morte è infatti stata utilizzata come sfondo per commercializzare magliette. L’immagine della promozione, diventata virale sui social in Asia sud-orientale e oltre, ha costretto la piattaforma a ritirare la pubblicità, che non risulta più raggiungibile.

    “La nostra eroina caduta in Myanmar, Kyal Sin, non è una modella da usare per fare profitti”, ha commentato un’attivista su Twitter. “È osceno”. “La foto di Kyal Sin non può essere usata a fini commerciali”, ha aggiunto un altro. “È irrispettoso”.

    “È veramente orribile vedere ShopeeSG usare l’immagine di una giovane ragazza nei momenti precedenti la sua morte come un mezzo per fare profitti”, ha scritto Aye Min Thant, giornalista vincitrice del premio Pulitzer con doppia cittadinanza birmana e statunitense.

    ShopeeSG dovrebbe smetterla di trarre profitto dalla morte di manifestanti pacifici abbattuti dalla giunta militare in Myanmar”, ha commentato il vicedirettore in Asia di Human Rights Watch, Phil Robertson. “L’uso dell’immagine di Kyal Sin è oltraggioso e inaccettabile!”.

    La società, che ha già ritirato la pubblicità, non ha ancora commentato le reazioni degli attivisti.

    Intanto, in Myanmar non si fermano le proteste contro il golpe militare. Secondo i dati dell’Associazione di assistenza ai prigionieri politici (Aapp), almeno 738 tra manifestanti e civili sono stati uccisi dalle forze di sicurezza dopo la presa del potere dell’esercito, che da allora ha fatto arrestare almeno 3.261 persone, compreso un bambino di due anni, figlio di uno dei leader della protesta.

    I militari, che hanno governato per quasi 50 anni fino a quando non hanno cominciato a ritirarsi dalla politica oltre un decennio fa, hanno ripreso il potere a febbraio denunciando brogli durante le elezioni vinte a novembre scorso in maniera schiacciante dal partito del Premio Nobel per la Pace, Aung San Suu Kyi, nonostante la commissione elettorale abbia respinto le accuse.

    Leggi anche: Uccisioni, violenze e detenzioni: il Myanmar non è un posto per i bambini (di Inger Ashing) // “Arresti, violenze, acqua avvelenata: io, birmana in Italia, vi racconto cosa sta succedendo in Myanmar” (di Tin Ni Ni Htet) // Myanmar, quei rapporti oscuri tra i militari e il narcotraffico: così il golpe favorisce il mercato delle metanfetamine (di G. Panarelli) // Proiettili italiani sui civili in Myanmar nonostante l’embargo di armi: come ci sono arrivati? (di L. Tomasetta)//In Myanmar l’esercito sta massacrando gli oppositori, ma le Nazioni Unite non intervengono (di G. Alibrandi)

    Leggi l'articolo originale su TPI.it
    Mostra tutto
    Exit mobile version