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    Proteste in Iran per Mahsa Amini, la donna morta per una ciocca di capelli

    Di Piera Rocco
    Pubblicato il 21 Set. 2022 alle 10:11 Aggiornato il 21 Set. 2022 alle 21:50

    Dure proteste sono andate in scena a Teheran e nel Kurdistan dopo la morte di Mahsa Amini, una donna fermata dalla polizia perché il suo velo lasciava intravedere dei capelli. Dopo l’arresto è stata condotta con altre donne, ree della stessa infrazione, alla stazione di polizia di Vozara. Poche ore dopo, la famiglia è stata informata del suo trasferimento nell’ospedale di Kasra, e tre giorni dopo, il 16 settembre, del decesso.

    Gli iraniani scesi in piazza sanno che ad aver causato la morte di Mahsa è la stretta conservatrice del presidente Ebrahim Raissi, eletto a giugno 2021 e del suo ministro per la promozione della virtù, che ha autorizzato la polizia morale a “impartire lezioni di moralità”. La provenienza della ragazza dal Kurdistan iraniano è anche considerata uno dei motivi della brutalità del trattamento che i poliziotti le hanno riservato. Secondo l’associazione Hengaw, proprio nei giorni successivi all’omicidio, 5 manifestanti sarebbero stati uccisi dalla repressione delle manifestazioni, di cui due nella città di Mahsa, Saqqez. Ciononostante sono stati indetti scioperi in 24 città. Nella regione i feriti durante gli scontri di piazza non si rendono in ospedale per paura di essere intercettati dalla polizia.

    “La tragica morte di Mahsa Amini e le accuse di tortura e maltrattamenti devono essere indagate in modo rapido, imparziale ed efficace da un’autorità competente indipendente”, ha dichiarato martedì Nada al-Nashif, Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani. Denunciando lo Stato che ha già condannato a morte nelle scorse settimane due attiviste lgbtq. Intanto è in corso una campagna mediatica per screditare le proteste, attribuendo i morti a spari di manifestanti.

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