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Home » Esteri

Perché il Lesotho è il Paese più colpito dai dazi di Trump

Immagine di copertina
Una fabbrica tessile di proprietà cinese in Lesotho. Credit: K. Kendall / Wikicommons

Quando Donald Trump ha annunciato che avrebbe imposto dazi c’era da aspettarsi che non avrebbe risparmiato quasi nessuno, ma quando abbiamo visto i Paesi maggiormente colpiti, al fianco del 20 per cento di tariffe verso l’Unione europea, del 34 verso la Cina e di percentuali spesso superiori al 40 per i Paesi del Sud-est asiatico, difficilmente siamo stati in grado di comprendere come mai il Paese più colpito in assoluto sia stato, con dazi pari al 50 per cento, il piccolo stato del Lesotho.

Appena due milioni di abitanti (700mila in meno del comune di Roma), poco più di 30mila chilometri quadrati di superficie (poco meno del Belgio), senza accesso al mare e completamente circondato dal Sudafrica, non è chiaro a un primo sguardo da parte di chi ha letto la lista dei dazi come mai questo piccolo Paese sia stato il più colpito.

Può sembrare apparentemente strano, se pensiamo che gli Stati Uniti sono la maggiore superpotenza globale e che il Lesotho è solo un piccolo stato nell’estremo meridione africano, ma Washington importa da Maseru (questo il nome della capitale del Lesotho) circa cento volte quanto esporta, e di fronte a dazi che sono dettati almeno apparentemente e in gran parte da formule matematiche legate alla bilancia commerciale, amplificate dall’annuncio di Trump per cui l’America avrebbe puntato con queste misure a ridurre il suo deficit commerciale con il resto del mondo: il risultato si tramuta per il Lesotho nei dazi più alti in assoluto.

A questo punto, la domanda nasce spontanea: cosa importano gli USA dal Lesotho? Partiamo da un fatto: nel 2024 (dati della Casa Bianca) il Lesotho ha importato da Washington 2,8 milioni di dollari di merci, mentre Washington ha importato dal Lesotho 237,3 milioni di dollari di beni. In cosa consistono tali beni? In gran parte, prodotti tessili, in primis jeans. Il piccolo Paese africano, infatti, è stato tra i massimi beneficiari dell’AGOA – l’African growth and opportunity act -, una misura promulgata da Bill Clinton nel 2000 con l’obiettivo di favorire la crescita e la cooperazione commerciale con gli USA dell’Africa Subsahariana. Ai jeans, inoltre, si aggiunge un commercio di diamanti che dal Lesotho si muove verso gli Stati Uniti.

“La mia principale preoccupazione è l’immediata chiusura delle fabbriche e la perdita di posti di lavoro”, ha dichiarato all’agenzia di stampa AFP il ministro del Lavoro del Lesotho Mokhethi Shelile, mentre il piccolo Paese deve fare i conti anche con la sospensione dell’attività dell’USAID che qui era attivo soprattutto con un programma di lotta all’HIV, virus che nel Lesotho colpisce attualmente oltre il 10 per cento della popolazione. E intanto, proprio il ministro, annuncia una missione diplomatica a Washington per cercare di contrastare queste misure.

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