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Le migliori notizie del 2014

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Amnesty International ha selezionato una buona notizia al mese per l'anno che volge al termine

Amnesty International è un’organizzazione non governativa fondata nel Regno Unito con lo scopo di difendere i diritti umani nel mondo.

Ha selezionato le dodici migliori notizie del 2014, una per ogni mese. Dal Marocco all’Irlanda, passando per Afghanistan, Bielorussia e Argentina, non ce n’è una italiana.

Il 23 gennaio il parlamento del Marocco ha abolito la norma per cui l’autore di uno stupro nei confronti di una minorenne poteva evitare il carcere sposando la sua vittima.

Il 17 febbraio l’allora presidente dell’Afghanistan Hamid Karzai ha rifiutato di firmare una legge che vietava ai parenti dell’accusato di testimoniare in un processo penale. La legge, in particolare, avrebbe impedito alle donne di testimoniare contro il marito e altri familiari imputati di violenza sessuale.

Il 12 marzo negli Stati Uniti d’America Glenn Ford è stato riconosciuto innocente e rimesso in libertà. Condannato alla pena capitale, era rinchiuso nel braccio della morte della Louisiana dal 1988.

Il 12 aprile in Vietnam sono stati rilasciati Nguyen Tien Trung e Vi Duc Hoi. Nguyen Tien Trung è un attivista a favore della democrazia condannato nel 2010 a sette anni di carcere per “aver tentato di rovesciare il governo”; Vi Duc Hoi è uno scrittore e blogger condannato nel 2011 a cinque anni di carcere per “propaganda antigovernativa”.

Il 28 maggio il tribunale Federale di giustizia fiscale e amministrativa di Città del Messico ha ordinato alla procura generale di risarcire l’indigena Jacinta Francisco Marcial, condannata a 21 anni di carcere per aver sequestrato sei agenti di polizia. La donna aveva già scontato tre anni della pena in una prigione nello stato messicano di Querétaro prima di essere riconosciuta innocente.

Il 21 giugno in Bielorussia è stato scarcerato l’attivista Ales Bialiatski. Stava scontando una pena di quattro anni e mezzo per aver finanziato con conti bancari esteri il suo Viasna Human Rights Center, organizzazione non ancora riconosciuta ufficialmente dal governo.

Il 16 luglio un tribunale olandese ha riconosciuto l’Olanda responsabile sul piano civile della morte di 300 musulmani bosniaci durante il massacro di Srebrenica avvenuto nel 1995. Secondo il tribunale, il contingente olandese dell’Onu non difese le vittime dall’assalto delle forze serbo-bosniache, che uccisero più di 8mila civili.

Il 5 agosto, in Argentina, Estela Carlotto ha abbracciato per la prima volta il nipote Guido Carlotto, alias Ignacio Hurban. Lei è fondatrice delle Abuelas de Plaza de Mayo; lui il figlio di due desaparecidos, che appena nato venne dato in adozione dai militari a una famiglia di Olavarria, un piccolo comune nella provincia di Buenos Aires.

Il 25 settembre la Commissione Europea ha avviato una procedura ai danni della Repubblica Ceca per politiche discriminatorie. Stando a una ricerca effettuata dall’Ombudsman nazionale, i bambini rom verrebbero assegnati a scuole e classi monoetniche o per alunni con “lieve disabilità mentale”.

Il 4 ottobre la Corte Suprema del Paraguay ha respinto il ricorso presentato da un gruppo di imprese contro la legge 5194/14 che, a giugno, restituiva 14.404 ettari di terra alla comunità nativa sawhoyamaxa. I Sawhoyamaxa portavano avanti la loro causa da più di venti anni.

Il 12 novembre in India la Corte Marziale ha condannato cinque soldati all’ergastolo per l’uccisione di tre ragazzi, fatti passare per militanti pakistani in un cosiddetto “falso scontro”. L’episodio era avvenuto nel 2010 nel Machil, distretto nella valle del Kashmir.

Il 2 dicembre l’Irlanda ha chiesto alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo di rivedere la sentenza del 1978 in cui i metodi di interrogatorio da parte del governo britannico venivano definiti “maltrattamento” e non “tortura”. La sentenza si riferisce alle cosiddette “cinque tecniche” (incappucciamento, obbligo di rimanere in posizioni dolorose, isolamento acustico, negazione di cibo e acqua, privazione del sonno) usate nel 1971 nei confronti di 11 prigionieri nord-irlandesi.

(A cura di Giovanna Girardi)

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