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Home » Esteri

È un giorno triste per tutta l’Europa e il Regno Unito

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L'intervista di TPI a Gianni Pittella, presidente del gruppo dei Socialisti e Democratici al Parlamento europeo

Il cammino verso la Brexit è iniziato e “non si torna indietro”, ha detto la premier britannica Theresa May.

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Mercoledì 29 marzo 2017 non è stato un giorno qualunque per l’Europa. A 44 anni dal suo ingresso nell’allora Comunità economica europa (Cee), il Regno Unito ha chiesto ufficialmente di abbandonarla, portando con sé i fili di un rapporto, quello tra Whitehall e Bruxelles, da sempre controverso, che si può riassumere nell’adagio “con voi, ma non uno di voi”.

Mentre alla Camera dei comuni di Westminster la premier May annunciava l’uscita dall’Unione europea, l’ambasciatore britannico all’Ue, Tim Barrow, consegnava a Bruxelles, nelle mani del presidente del Consiglio Europeo, Donald Tusk, la lettera di notifica dell’articolo 50 del Trattato di Lisbona, concretizzando così il primo passo verso l’ignoto e il primo, necessario, atto per avviare il negoziato sul divorzio e stabilire un nuovo equilibrio.

Oggi l’Europa, ancora attonita, rispetta la volontà del popolo britannico, ma da questa perdita cerca la spinta per risollevarsi e far valere i propri diritti. I diritti dei suoi cittadini, i veri figli dell’Unione europea. A sottolinearlo è il presidente del gruppo dei Socialisti e democratici (S&D) al Parlamento europeo, Gianni Pittella, che spiega alcuni punti cardine del complesso negoziato per raggiungere l’obiettivo di un “divorzio ordinato”. 

“È un giorno triste per tutta l’Europa e il Regno Unito”, ha detto Pittella a TPI. “Un divorzio è sempre una sconfitta. Di fronte a esso, però, la prima e più importante cosa da tenere presente sono i diritti e il benessere dei bambini. In questo divorzio, si tratta dei nostri cittadini”.

“Abbiamo il dovere di salvaguardare i diritti acquisiti fondati su equità, reciprocità, simmetria e non discriminazione degli oltre tre milioni di cittadini europei che vivono, lavorano e studiano nel Regno Unito, e al numero dei cittadini britannici – meno di un milione – che vivono nell’Ue”, continua l’eurodeputato del Pd. “Non accetteremo che la Brexit metta a repentaglio questi diritti prima della data del ritiro del Regno Unito e siamo fiduciosi che un accordo possa essere raggiunto il più rapidamente possibile, per inviare un segnale positivo e rassicurante ai cittadini che ora si sentono persi”.

A non poter essere messe in discussione saranno anche le quattro libertà fondamentali garantite dall’Ue, la libera circolazione di persone e merci su tutte. “Per il gruppo S&D è chiaro che le quattro libertà di circolazione sono indivisibili. Theresa May può scordarsi una disposizione che alteri questo aspetto. Questa è una linea rossa per noi”.

“Non permetteremo un rapporto futuro che danneggi l’integrità del mercato unico o abbassi gli standard legali, sociali, ambientali e sanitari europei”, precisa Pittella. “Contrariamente alle false promesse della propaganda dei sostenitori della Brexit, lasciare l’Ue comporterà decisioni difficili e ci saranno conseguenze inaspettate e spesso dannose. I cittadini britannici non dovrebbero mai dimenticare di chi è la colpa di questo salto nel buio: Nigel Farage, i conservatori del Regno Unito, David Cameron e Theresa May”.

Sul tavolo del negoziato ci saranno gli impegni di Londra, che dovrà rispettare gli oneri anche sul versante finanziario, con il pagamento all’Ue di un conto di circa 60 miliardi di euro.

“Per fugare ogni possibile dubbio o speculazione, nessuno vuole o ha il potere di multare la Gran Bretagna per la sua scelta di lasciare l’Unione europea. Tuttavia, è evidente che il Regno Unito deve onorare tutti gli impegni finanziari in sospeso presi dal governo britannico, esattamente come fa ogni altro Stato membro”, chiarisce Pittella.  

Nel frattempo, Theresa May ha già fatto riferimento al nuovo rapporto tra Regno Unito e Ue, avvertendo Bruxelles che la Gran Bretagna indebolirà la sua cooperazione sulla sicurezza del continente se dovesse esserle negato un accordo commerciale dopo la Brexit.

“L’obiettivo è quello di garantire una Brexit ordinata e negoziati onesti”, sottolinea Pittella. “Vogliamo che le future relazioni con il Regno Unito siano equilibrate e che la Gran Bretagna rimanga uno stretto partner politico ed economico per l’Ue, ma, contrariamente alla posizione di Theresa May, crediamo fermamente che si possa iniziare a dare forma al rapporto tra l’Ue e il Regno Unito solo quando si saranno realizzati sostanziali progressi nei negoziati di uscita. È semplicemente logico finalizzare prima i termini del divorzio e, solo in seguito, decidere sul proprio rapporto futuro”.

Il Parlamento europeo è ora pronto a votare un progetto di risoluzione, che sarà presentato nella sessione plenaria di Strasburgo del 3 – 6 aprile 2017.

“Il Parlamento ha un ruolo importante da svolgere e deve essere pienamente coinvolto in questo processo storico”, conclude Pittella. “Dobbiamo salvaguardare il processo di pace in Irlanda del Nord, evitando il ristabilimento di un confine duro, e siamo pronti a votare una risoluzione dove verrà chiarito che abbandonare l’Ue non può e non deve interferire con gli impegni presi in passato. Il gruppo S&D sarà un partner attivo, responsabile e trasparente; ora abbiamo il dovere di raggiungere il miglior accordo possibile al fine di tutelare gli interessi delle future generazioni di europei”.

— LEGGI ANCHE: I sei punti chiave dei negoziati sulla Brexit

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