Icona app
Leggi TPI direttamente dalla nostra app: facile, veloce e senza pubblicità
Installa
Banner abbonamento
Cerca
Ultimo aggiornamento ore 17:52
Immagine autore
Gambino
Immagine autore
Telese
Immagine autore
Mentana
Immagine autore
Revelli
Immagine autore
Stille
Immagine autore
Urbinati
Immagine autore
Dimassi
Immagine autore
Cavalli
Immagine autore
Antonellis
Immagine autore
Serafini
Immagine autore
Bocca
Immagine autore
Sabelli Fioretti
Immagine autore
Guida Bardi
Home » Esteri

Le violenze sulle donne nelle sale parto in India

Immagine di copertina

Il governo indiano sta promuovendo i parti nelle cliniche ospedaliere per ridurre il tasso di mortalità materna, senza tener conto delle violenze da parte del personale

Nel villaggio di Santhal a Birbhum, distretto dell’India orientale, nessuno ha un certificato di nascita. Alle donne tribali non piace andare all’ospedale per partorire. Dicono che il personale le tratta male: “Noi trattiamo con molta più cura le nostre capre e i nostri bufali, rispetto a come loro trattano i pazienti”.

Sotto le pressioni della comunità internazionale, per raggiungere l’Obiettivo di sviluppo del Millennio di ridurre il tasso di mortalità materna a 109 morti per ogni 100.000 bambini nati vivi entro il 2015, il governo indiano sta cercando di istituzionalizzare il parto, ovvero renderlo obbligatorio in cliniche pubbliche o private ufficialmente riconosciute.

Infatti, si pensa che i decessi durante il parto siano principalmente dovuti alle scarse condizioni igieniche e all’assistenza prestata da persone che non hanno le competenze adeguate. 

Eppure, le donne indiane non amano partorire in ospedali pubblici. Piuttosto rischiano la vita partorendo in casa.

La classe media e l’élite del Paese possono permettersi di andare in cliniche private, ma non la maggior parte delle donne indiane; quelle che si presentano negli ospedali pubblici appartengono di fatto alle classi sociali più basse. Forse è anche per questo che durante il ricovero e il parto vengono derise, insultate, offese e volte anche picchiate.

“Tutti i miei compagni del corso hanno preso a schiaffi le pazienti. È quasi un rito di passaggio,” ha raccontato a Quartz Romit, giovane medico di un’ospedale nella città di Calcutta. “Una volta c’era un ragazzo così timido che non perdeva mai la pazienza. Il giorno in cui ha dato il suo primo schiaffo a una paziente lo abbiamo costretto a offrirci la cena per festeggiare”.

Romit non riesce neanche a ricordare la prima volta che ha usato la violenza in sala parto.

Dal 2005, per istituzionalizzare il parto e allo stesso tempo contenere la crescita della popolazione, il governo indiano ha introdotto il Janani Suraksha Yojana (JSY), un programma secondo il quale chi accetta di partorire in ospedale riceve un compenso economico. Per ricevere il compenso dal terzo parto in poi, però, la donna deve acconsentire obbligatoriamente anche alla sterilizzazione.

Il governo indiano è stato criticato in quanto mette a punto programmi come il JSY e cerca di incoraggiare le donne a partorire negli ospedali, ma senza tener conto dell’atteggiamento del personale degli ospedali nei confronti delle pazienti. Le ispezioni commissionate dalla National Health Mission – iniziativa intrapresa dal governo indiano per migliorare le condizioni di salute della popolazione in aree rurali – infatti tengono in considerazione la qualità delle cure ospedaliere in termini di infrastrutture e pulizia, ma non giudicano il comportamento del personale.

I racconti dei maltrattamenti e gli abusi sono ancora troppo numerosi. Ciononostante, il tasso di mortalità è sceso da 560 nel 1990, a quota 190 nel 2013, secondo gli ultimi dati dall’organizzazione mondiale della sanità. 

Ti potrebbe interessare
Esteri / Migliaia di migranti abbandonati nel deserto con i fondi dell’Ue: una nuova inchiesta svela il coinvolgimento di Bruxelles
Esteri / Turbolenza sul volo Londra-Singapore: un morto e 54 feriti
Esteri / A Gaza oltre 35.600 morti dal 7 ottobre. Qatar: "I colloqui per la tregua sono in stallo". Gallant: "Non riconosciamo l'autorità della Corte penale internazionale". Sequestrate attrezzature tv nella sede di AP a Sderot: "Fornivano immagini ad al-Jazeera". Iran, le presidenziali si terranno il 28 giugno
Ti potrebbe interessare
Esteri / Migliaia di migranti abbandonati nel deserto con i fondi dell’Ue: una nuova inchiesta svela il coinvolgimento di Bruxelles
Esteri / Turbolenza sul volo Londra-Singapore: un morto e 54 feriti
Esteri / A Gaza oltre 35.600 morti dal 7 ottobre. Qatar: "I colloqui per la tregua sono in stallo". Gallant: "Non riconosciamo l'autorità della Corte penale internazionale". Sequestrate attrezzature tv nella sede di AP a Sderot: "Fornivano immagini ad al-Jazeera". Iran, le presidenziali si terranno il 28 giugno
Esteri / Corte penale internazionale, il procuratore chiede l'arresto per Netanyahu, Gallant e tre leader di Hamas
Esteri / Vittoria per Julian Assange: può fare appello contro l’estradizione negli Usa
Esteri / Iran: cosa può accadere ora dopo la morte del presidente Raisi
Esteri / Cosa sappiamo finora sull'incidente del presidente iraniano Raisi
Esteri / Corte penale internazionale, il procuratore capo chiede l'arresto per Netanyahu, Gallant e i leader di Hamas. Israele: "Uno scandalo". Biden: "Oltraggioso". Hamas: "Equipara vittime e carnefice"
Esteri / Iran: Mokhber presidente ad interim. Ali Bagheri nominato ministro degli Esteri. Domani i funerali di Stato. Aperta un'indagine sull'incidente. Il Consiglio di Sicurezza Onu osserva un minuto di silenzio
Esteri / Guerra in Ucraina, Kiev: “I russi hanno perso 10.000 uomini in una settimana”