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I gradini della resistenza

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Un abitante di Istanbul ha colorato una scalinata. Ma il comune l'ha ripitturata di grigio. Inizia la “rivoluzione arcobaleno”

Non si fermano i giovani turchi. Finita l’estate e la festa religiosa del Ramadan, i cittadini hanno già cominciato a dar segni d’insofferenza verso le istituzioni.

Questa settimana a riportare i giovani per le strade sono state delle scale color arcobaleno.

Mercoledì scorso, Hüseyin Çetinel, un abitante di Cihangir, a Istanbul, dopo una settimana di lavoro, ha finito di dipingere con i colori dell’arcobaleno le scalinate del quartiere che scendono verso il Bosforo. «All’inizio volevo dipingere solo qualche scalino», ha detto Hüseyin, «poi tutti erano così entusiasti del risultato che ho pensato di andare fino in fondo. Volevo solo far sorridere la gente».

Hüseyin non è un artista, ma un ingegnere forestale. Non è neanche un attivista sfegatato, ma il suo gesto ha avuto molta risonanza. Foto delle scale multicolori hanno invaso i social media, accompagnati da commenti di allegria e soddisfazione.

Al mattino seguente, però, le scale erano tornate grigie. Nonostante l’iniziale smentita del comune, sarebbe stata l’amministrazione locale a dar l’ordine di riportare i gradini al loro colore iniziale.

Nei giorni seguenti un nuovo hashtag ha spopolato su Twitter: #direnmerdiven, traducibile come “scalinidellaresistenza”, per contestare la decisione delle autorità di coprire degli innocenti colori. Come era già successo per #duranadam e tutti gli altri hashtag usati durante le proteste turche di qualche mese fa, #direnmerdiven è presto divenuto uno dei più diffusi al mondo nella notte tra il 30 e il 31 Agosto.

I cittadini indignati per la scelta di censurare l’opera pubblica e spontanea del quartiere di Cihangir si sono organizzati sui social network e, nel giro di qualche giorno, hanno lanciato eventi locali per ripitturare la città con i colori della pace, in alcune zone ottenendo il consenso del comune.

Come per altre manifestazioni di dissenso quali “duran adam” (l’uomo che sta in piedi) e “tencere tava” (pentole e padelle suonate alla finestra a partire dalle nove di sera), non ci sono leader né organizzatori, solo qualcuno che dà l’idea iniziale, lanciandola su Facebook o Twitter. Pennelli e qualche barattolo di pittura, bombolette spray per i graffiti e la “rivoluzione arcobaleno” ha iniziato a diffondersi.

In diverse città della Turchia – Ankara, Izmir, Diyarbakir e Çanakkale – i gradini dei luoghi pubblici si stanno lentamente ricoprendo di colori, simboli della pace e slogan per l’uguaglianza sociale e contro l’atteggiamento autoritario delle istituzioni.

«La loro testa funziona solo in questo modo. Il loro solo colore è il grigio», commentano dei ragazzi intenti a dipingere le scale nel quartiere di Cihangir. «Ormai hanno paura di tutto, di qualsiasi espressione popolare, anche dei colori. Qualsiasi cosa facciamo ci vengono contro e cercano di reprimerci». Intanto per i quartieri di Istanbul spuntano poster che fissano le date per altri “giorni di pittura” collettivi.

Ormai, più che una lotta contro il governo, il movimento di dissenso che ha preso piede con le proteste contro la distruzione di Gezi Park pare un movimento di protesta contro “il sistema” e le istituzioni in senso lato, attraverso i tanti eventi autogestiti che hanno caratterizzato l’estate: mercatini di baratto, forum di discussione, cinema e concerti all’aperto. Una ribellione contro le imposizioni dall’alto, contro il consumismo sfrenato che ha investito il paese negli ultimi anni, una richiesta di riappropriazione degli spazi pubblici e una voglia di ritrovarsi faccia a faccia, riscoprendo i legami di quartiere e la forza della comunità.

Senza nessuna dichiarazione o chiamata ufficiale, è ormai convinzione diffusa che le proteste riprenderanno dopo l’apertura delle scuole e l’università. Chi l’ha deciso? Nessuno, oppure tutti: coloro che dicono che le proteste torneranno sono gli stessi che torneranno a manifestare.

I gradini della resistenza probabilmente saranno solo la ripresa iniziale di un movimento che appare convinto di riuscire, passo dopo passo, a cambiare qualcosa.

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