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Home » Esteri

Brutto clima a Capitol Hill: la carica dei negazionisti al Congresso Usa

Immagine di copertina
Credit: Reuters

Non riconoscono le prove scientifiche del riscaldamento globale. Si oppongono alla transizione ecologica e incassano milioni di dollari dai petrolieri. Così, dopo le elezioni, le lobby del fossile controllano ancora un terzo del parlamento americano

«Dato che non possiamo controllare l’aria, la nostra aria pulita ha deciso di fluttuare verso laria cattiva della Cina. A quel punto, quando in Cina arriva la nostra aria buona, la loro aria cattiva deve muoversi. Lo fa spostandosi nel nostro spazio aereo, che quindi, adesso, dobbiamo ripulire»: potrebbe diventare un possibile spunto di dibattito al Congresso americano questa opinione espressa in campagna elettorale dal candidato repubblicano in Georgia, Herschel Walker. Soltanto 35mila voti – su un totale di quattro milioni e mezzo – separano infatti lesponente del Grand Old Party dallo sfidante democratico Raphael Warnock, che pure ha parlato di clima in avvicinamento alle recenti elezioni di midterm battendo sul fatto che «dobbiamo assicurarci di avere un pianeta da lasciare per i nostri figli». I due si affronteranno al ballottaggio il prossimo 6 dicembre per stabilire chi entrerà in Senato. Aula nella quale, insieme alla Camera dei rappresentanti, ci sono «tantissimi repubblicani che trattano la crisi climatica come se fosse una bufala». Parola di Nancy Pelosi, speaker del ramo basso del Congresso Usa, intervenuta alla Cop27 in Egitto per puntare (anche) il dito sulla fazione avversaria, che alle elezioni di metà mandato dello scorso 8 novembre ha visto sfumare il sogno di una ondata rossa” conquistando un vantaggio risicato alla Camera e perdendo il confronto al Senato.

S&D

Il carbone ci fa bene”

Secondo unanalisi del Center for American Progress, think tank democratico che presenta un punto di vista liberale sulle questioni economiche e sociali, nel 117esimo Congresso cerano 139 repubblicani, divisi tra 109 rappresentanti e 30 senatori, che si rifiutavano di riconoscere le prove scientifiche del cambiamento climatico. Il 118esimo si insedierà il 3 gennaio 2023 e vedrà accomodarsi nei palazzi del potere persone come Rand Paul, eletto al Senato in Kentucky con il 61,8 per cento dei voti, distintosi per aver twittato che «nonostante le previsioni allarmistiche sul clima, gli esseri umani probabilmente sopravviveranno per centinaia di milioni di anni nel futuro». Per utilizzare un metro di paragone, i dinosauri hanno vissuto in tutto poco meno di 200 milioni di anni e il tempo più lungo trascorso tra uno qualsiasi degli eventi di estinzione di massa sulla Terra è inferiore a 150 milioni di anni. Alla Camera troverà invece posto Marjorie Taylor Greene, trumpiana di ferro, che alla sua collezione di complotti come il genocidio bianco”, la teoria di QAnon e il Pizzagate (la bufala che voleva diversi funzionari di alto rango del Partito Democratico coinvolti in un presunto traffico di esseri umani e un giro di sesso minorile che aveva come quartier generale una pizzeria di Washington), ha recentemente aggiunto anche il cambiamento climatico: «Le persone muoiono al freddo – ha detto in unintervista a Fox News lo scorso agosto – quindi il carbonio, che ha reso possibile questo riscaldamento della Terra, è in realtà salutare per noi. Ci aiuta a nutrire le persone, le mantiene in vita».

Pecunia non olet

Parole che suonerebbero assurde se non trovassero giustificazione nel fatto che – stando ai calcoli del Center for American Progress – gli esponenti repubblicani sono legati a doppio filo con le aziende petrolifere, del gas e del carbone, al punto che lo scorso anno più di 61 milioni di dollari in contributi diretti sono stati erogati ai 139 negazionisti citati, con una media di 442mila dollari per funzionario eletto che nega il cambiamento climatico. Le principali compagnie petrolifere come Valero, Chevron e ConocoPhillips contribuiscono con oltre 1 milione di dollari ciascuna al Senate Leadership Fund conservatore, un fondo con cui i repubblicani finanziano campagne elettorali e pubblicitarie. Il tutto avviene nel solco del No Climate Tax Pledge”, un documento redatto dal gruppo ultraconservatore Americans for Prosperity associato ai fratelli Koch che a partire dal 2008 è stato firmato da centinaia di repubblicani che si sono impegnati a «opporsi a qualsiasi legislazione relativa ai cambiamenti climatici che includa un aumento netto delle entrate del governo». Atto ancora valido nonostante appena due anni fa negli Stati Uniti veniva battuto ogni record arrivando a contare 22 eventi meteorologici estremi che hanno causato danni superiori a un miliardo di dollari ciascuno. Lintento politico dei repubblicani negazionisti resta però quello di contrastare la spazzatura climatica” dei democratici, come viene chiamato ogni accordo o legge che metta la salvaguardia dellambiente in cima alle priorità, vista come un ostacolo alleconomia. «Il risultato netto di una politica di giustizia ambientale – afferma JD Vance, senatore neo eletto in Ohio – è che spediamo di un gran numero di lavoratori del settore manifatturiero alle economie più sporche del mondo: la Cina e lIndia».

Una legge imperfetta

Ma sotto la presidenza di Joe Biden, intorno alla metà di agosto, è passato un disegno di legge che è stato descritto come il più grande provvedimento sul clima nella storia degli Stati Uniti: si tratta dellInflaction Reduction Act, un piano da 369 miliardi di dollari che include crediti d’imposta, incentivi e altre disposizioni per aiutare le aziende ad affrontare il cambiamento climatico, aumentare gli investimenti nelle energie rinnovabili e migliorare l’efficienza energetica. Il tutto con lobiettivo di ridurre le emissioni del 40 per cento entro il 2030. Tra i punti salienti della legge c’è lampliamento dell’accesso all’energia pulita rendendo più accessibili i crediti d’imposta ed estendendoli di 10 anni, la creazione di nuovi posti di lavoro intorno a un investimento da 60 miliardi di dollari nella produzione di pannelli solari, batterie e altre tecnologie per l’energia pulita, il finanziamento alle famiglie a basso reddito per elettrificare le loro case, inclusi 9 miliardi di dollari in programmi di sconti sull’energia domestica. E ancora, più di 20 miliardi di dollari per aiutare agricoltori e allevatori a passare a pratiche sostenibili come la rotazione delle colture, e soldi per il monitoraggio, come un miliardo per garantire che le agenzie federali possano condurre revisioni ambientali più frequenti. Alcuni passaggi della legge sono finiti nel mirino degli ambientalisti, come i crediti d’imposta per la cattura e lo stoccaggio del carbonio (Ccs) che potrebbero prolungare la vita delle centrali a carbone, oppure lincarico conferito dal governo federale a estrarre petrolio e gas dal Golfo del Messico e dalla Baia di Cook in Alaska. Parlando dellappuntamento alla Cop27, Michael Regan, amministratore dell’Agenzia per la protezione ambientale (Epa), ha detto che gli Stati Uniti vengono «visti favorevolmente» sulla base delle azioni «intraprese negli ultimi due anni». Nonostante negli ultimi tre decenni abbia raccontato di aver visto poca differenza tra democratici e repubblicani quando si è trattato di questioni climatiche cruciali. Meena Raman, esperta di politica climatica e consigliera per i Paesi in via di sviluppo ai vertici Cop, delinea il tratto distintivo tra le due fazioni: «La differenza principale è che almeno i democratici non negano levidenza».

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