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Home » Esteri

Elezioni in Turchia, risultati: Erdogan riconfermato presidente con oltre il 50 per cento

Immagine di copertina
Erdogan saluta la folla dopo la vittoria alle elezioni

In parlamento però Erdogan avrà bisogno dell'appoggio dei nazionalisti. I curdi entrano in parlamento, e le opposizioni denunciano brogli

I turchi hanno scelto nuovamente Recep Tayyip Erdogan. I risultati delle elezioni presidenziali e parlamentari del 24 giugno 2018 parlano chiaro: Erdogan ha ottenuto il 52 per cento dei voti nelle presidenziali, mentre il suo principale sfidante, il socialdemocratico Muharrem Ince, si è fermato al 30 per cento.

S&D

I risultati sono stati diffusi dall’agenzia Anadolou.

Nella serata di domenica 24 giugno i sostenitori del partito di Giustizia e Sviluppo (Akp) sono scesi nelle piazze turche per festeggiare. Erdogan ha tenuto il suo primo discorso da presidente riconfermato in serata: “I risultati non ufficiali delle elezioni sono chiari – ha detto -. La nostra nazione mi ha affidato la responsabilità di presidente della Repubblica. Spero che nessuno ora voglia gettare ombre sui risultati e danneggiare la democrazia per nascondere il proprio fallimento”.

L’affluenza alle urne è stata altissima, pari all’87 per cento degli aventi diritto al voto.

Anche nelle elezioni parlamentari, Erdogan è riuscito a ottenere la maggioranza grazie all’alleanza tra il suo partito, l’Akp, e il Movimento Nazionalista (Mhp). L’Akp ha perso in realtà il 7 per cento dei voti rispetto alle ultime elezioni, fermandosi al 42 per cento dei consensi.

Grazie alla coalizione con i nazionalisti, però, Erdogan sarà sostenuto da una maggioranza parlamentare pari al 53 per cento dei seggi.

Il principale partito di opposizione, il Partito repubblicano dei popoli (Chp), ha ottenuto il 22 per cento. L’intera coalizione formata dagli schieramenti di opposizione, che comprendeva anche il Buon partito (Iyi), il Partito della Felicità Saadet (Sp) e il Partito democratico (Dp), ha raggiunto complessivamente il 34 per cento dei voti.

L’unica nota stonata per Erdogan arriva dall’ottimo risultato del partito curdo Hdp, il cui leader Selahattin Demirtas si è candidato dal carcere. Il Partito democratico dei popoli pro-curdo è infatti riuscito a superare l’altissima soglia di sbarramento del 10 per cento e ad entrare in parlamento con ben 66 deputati.

Diversi esponenti delle opposizioni hanno denunciato brogli. Sui social network girano video di voti contraffatti. Il principale candidato di opposizione Muharrem Ince, pur riconoscendo l’esito del voto, ha parlato di competizione “non equa” e di “manipolazioni”

Elezioni in Turchia

Il 24 giugno 2018, i cittadini turchi si sono recati alle urne per le elezioni presidenziali e parlamentari anticipate per volontà del presidente della Turchia Recep Tayyip Erdogan.

Erdogan ha votato insieme con la moglie Emine nel quartiere di Uskudar, sulla sponda asiatica di Istanbul.

Il suo principale sfidante nelle elezioni presidenziali, il repubblicano Muharrem Ince, aveva votato a Yalova, non lontano dalla città del Bosforo.

Le elezioni si sono tenute in un clima molto teso a causa del prolungarsi dello stato di emergenza introdotto da Erdogan in seguito al fallito colpo di Stato del luglio 2016.

Il voto era originariamente previsto per il 3 novembre 2019. L’annuncio  di elezioni anticipate aveva fatto seguito a un incontro tra Erdogan e Devlet Bahceli, leader del Partito movimento nazionalista Mhp, che aveva chiesto elezioni anticipate al prossimo 26 agosto.

Le elezioni presidenziali e parlamentari segnano l’entrata in vigore della maggior parte delle misure volute da Erdogan per rafforzare i poteri del capo dello Stato e adottate con il referendum costituzionale dell’aprile 2017.

L’emendamento costituzionale consente a Erdogan, 64 anni, di candidarsi per due nuovi mandati presidenziali quinquennali. L’uomo forte della Turchia è al potere dal 2003, prima come primo ministro, poi come presidente.

L’8 gennaio, il leader del Mhp Bahceli aveva annunciato che il suo partito avrebbe sostenuto il presidente turco e leader del partito al governo, Akp, Recep Tayyip Erdogan, alle presidenziali invece di presentare un proprio candidato.

La nuova legge elettorale

A marzo, il parlamento turco ha approvato la nuova legge elettorale del paese, che spiana la strada a nuove alleanze tra i partiti politici. Il disegno di legge, presentato il 21 febbraio dal partito di Giustizia e Sviluppo (Akp) al governo e dal partito di opposizione, Movimento Nazionalista (Mhp), permette a un partito di sostenerne un altro durante le elezioni.

La legge apporta le modifiche più significative in merito alla soglia prevista perché un movimento politico sia rappresentato in parlamento.

Secondo la norma precedente, un partito doveva raggiungere almeno il 10 per cento dei voti a livello nazionale per ottenere un seggio in parlamento. La nuova norma prevede che questa soglia sia valida anche per una coalizione. Altre modifiche previste dal nuovo testo comprendono la riduzione a 18 anni dell’età per candidarsi alle elezioni locali.

I candidati

Il partito di Giustizia e Sviluppo (Akp) al governo ha candidato Recep Tayyip Erdogan per la carica di presidente della Turchia. Erdogan ha anche il sostegno del Partito del movimento nazionalista (Mhp)e del Partito della grande unità (Bbp).

I partiti di opposizione hanno dato vita alla colazione Allenza nazionale, ma hanno deciso di presentare ognuno il proprio candidato per il primo turno.

La coalizione è formata da Partito repubblicano dei popoli (Chp), Buon partito (Iyi), Partito della Felicità Saadet (Sp) e il Partito democratico (Dp).

Il Chp, il più importante partito di opposizione, ha candidato Muharrem Ince: 54 anni, è un ex docente di fisica e ricopre la carica di deputato dal 2002. Grande oppositore di Erdogan, si presenta come un candidato laico e come sostenitore dell’ideologia secolare di Mustafa Kemal Ataturk, padre della Turchia.

Il Buon partito (Iyi) ha candidato Meral Aksener, rinominata dai media nazionali come “la donna di ferro turca”.

Nazionalista e conservatrice di destra, si è opposta al referendum indetto da Erdogan per la modifica della Costituzione e ha più volte criticato il carattere fortemente islamico del partito di Erdogan. Ha ricoperto la carica di ministro degli Interni nel 1996-1997 e ha fatto parte del partito del Movimento nazionalista (Mhp).

Il Partito democratico dei popoli pro-curdo (Hdp) ha invece candidato Selahattin Demirtas, in carcere da un anno e mezzo.

Il Partito della Felicità Saadet (Sp) ha candidato Temel Karamollaoglu, mentre Dogu Perincek ha rappresentato il Partito Patriottico.

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