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    Crisi umanitaria in Etiopia: raid contro un mercato nel Tigray, decine di vittime

    Una rifugiata etiope con suo figlio proveniente dalla regione del Tigray, nel campo profughi di Um Rakuba in Sudan. Credit: EPA/ALA KHEIR/ANSA
    Di Giulio Alibrandi
    Pubblicato il 23 Giu. 2021 alle 18:04 Aggiornato il 24 Giu. 2021 alle 10:21

    Crisi umanitaria in Etiopia: raid contro un mercato nel Tigray, decine di vittime

    Decine di persone sono state uccise in Etiopia in un raid aereo da parte delle forze del governo centrale contro un mercato nella regione settentrionale del Tigray.

    Secondo quanto riportato da Reuters, citando fonti mediche locali, almeno 43 persone sono state uccise nel raid che martedì avrebbe colpito il mercato della cittadina di Togoga, nei pressi del capoluogo regionale Mekelle, intorno alle 13 ora locale.

    L’esercito etiope ha negato di aver attaccato civili, affermando di aver condotto gli attacchi per colpire “terroristi”. Una donna ha riferito a Reuters che il mercato era pieno di famiglie e di non aver visto forze armate nella zona, affermando che il marito e la figlia di due anni sono rimasti feriti.

    Negli scorsi giorni sono stati riportati nuovi scontri nel Tigray a nord del capoluogo di Mekelle, preso dalle forze del governo centrale al termine dell’offensiva lanciata a novembre dello scorso anno contro il Fronte popolare per la liberazione del Tigray (Tplf) che governava la regione e in precedenza anche il paese, prima dell’ascesa nel 2018 dell’attuale primo ministro Abiy Ahmed.

    Lunedì scorso si è tenuto nel paese un voto che nelle intenzioni di Abiy avrebbe dovuto consacrare il passaggio dell’Etiopia alla democrazia, dopo decenni di governi autoritari e elezioni pilotate.

    Tuttavia dopo la guerra lanciata nel Tigray e l’arresto di numerosi esponenti dell’opposizione, la legittimità delle elezioni è stata messa in dubbio da numerosi osservatori a livello internazionale. Il voto, rimandato due volte, non è stato tenuto nel Tigray ed è stato ritardato in due altre regioni.

    La scorsa settimana il sottosegretario generale delle Nazioni Unite per gli affari umanitari Mark Lowcock ha dichiarato che nel Tigray “ora c’è la carestia”, accusando i soldati eritrei intervenuti nel conflitto al fianco delle forze di Addis Abeba, di usare la fame come “arma di guerra”.

    Rivolgendosi ai membri del Consiglio di sicurezza in un briefing a porte chiuse, Lowcock ha dichiarato che nella regione “lo stupro viene usato sistematicamente per terrorizzare e brutalizzare donne e ragazze. Operatori umanitari sono stati uccisi, interrogati, picchiati, fermati dal portare aiuti a chi è affamato e soffre e gli è stato detto di non tornare”.

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