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    Positivi al Coronavirus, lo studio: “Non sono più contagiosi dopo 11 giorni”

    Tampone Credits: ANSA
    Di Veronica Di Benedetto Montaccini
    Pubblicato il 26 Mag. 2020 alle 12:46 Aggiornato il 26 Mag. 2020 alle 12:56

    Coronavirus positivi non contagiosi dopo 11 giorni

    Quanto dura il contagio da Coronavirus per i positivi al test seriologico? I pazienti con malattia Covid-19 non sarebbero più infettivi dopo 11 giorni di sintomatologia, anche se alcuni potrebbero ancora risultare positivi. Lo sostiene un nuovo studio condotto da esperti di malattie infettive a Singapore.

    Lo studio sulla contagiosità

    Un test positivo “non equivale a contagiosità o virus vitale”, così si riporta nel documento di ricerca congiunto del National Center for Infectious Diseases e dell’Accademia di Medicina di Singapore . Il virus “non può essere isolato o coltivato dopo il giorno 11 della malattia”. Il report si basa su uno studio locale condotto su 73 pazienti. Nello scritto, che riassume tutte le evidenze finora note sul Covid-19, si sottolinea come anche un piccolo studio in Germania sia giunto alla conclusione che nessun virus prelevato da pazienti al giorno 8 della loro malattia è stato considerato attivo nonostante le alte cariche virali rilevate dal normale tampone che indicava i pazienti sempre come positivi. Nel caso della ricerca di Singapore si indicano i giorni di infettività massima che sarebbero 11.

    “Questi dati molecolari interpretati insieme ai dati epidemiologici indicano che l’infettività inizia poco prima e con l’insorgenza dei sintomi – scrivono gli autori di Singapore – e diminuisce rapidamente entro la fine della prima settimana di malattia. Questi risultati sono in linea con le prove disponibili che indicano che l’RNA virale può essere rilevabile per circa 2-4 settimane dall’esordio della malattia con il tampone, l’infettività (la carica virale che determina la contagiosità del virus) diminuisce dopo 7-10 giorni fino a scomparire. Dati questi risultati, le risorse possono concentrarsi sul testare persone con sintomi respiratori acuti e sospetti, consentendo un intervento più tempestivo sulla salute pubblica”.

    La giusta quarantena

    Gli esperti di Singapore arrivano ad analogo risultato rispetto a un precedente studio eseguito dai Centri coreani per il controllo e la prevenzione delle malattie che hanno testato 285 pazienti risultati ancora positivi al coronavirus dopo che la loro malattia apparentemente si era risolta. Tutti i 100 campioni di virus raccolti per l’esame non hanno potuto essere coltivati in vitro, segno che le particelle di virus erano non infettive o morte. A seguito dei risultati dello studio, in Corea del Sud le autorità hanno deciso di rivedere i protocolli: le persone non saranno più tenute a fare un tampone prima di tornare al lavoro o a scuola dopo essersi riprese dalla malattia e aver completato il periodo di isolamento. Anche il Ministero della Salute di Singapore ha comunicato che valuterà se le ultime prove possano essere incorporate nel suo piano di gestione clinica dei pazienti.

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