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    Coronavirus, in Cina solo 19 contagi in un giorno: ecco come ha funzionato il modello Wuhan

    Personale medico celebra la chiusura dell'ospedale temporaneo Jianghan Fangcang per la cura dei pazienti affetti da Covid-19 a Wuhan, in Cina. EPA/LI KE CHINA OUT
    Di Anna Ditta
    Pubblicato il 10 Mar. 2020 alle 13:26 Aggiornato il 11 Mar. 2020 alle 12:15

     

    Coronavirus, in Cina solo 19 contagi in un giorno: ecco come ha funzionato il modello Wuhan

    Nonostante le iniziali sottovalutazioni, la censura e gli errori di valutazione, la Cina è praticamente riuscita a sconfiggere il Coronavirus. L’ultimo bollettino pubblicato da Pechino conta solo 19 nuovi contagi da Covid-19 nelle ultime 24 ore, di cui 17 a Wuhan: un record minimo di nuovi casi (il giorno precedente i nuovi casi rilevati erano 40) da quando è iniziato il conteggio giornaliero dei casi, il 20 gennaio scorso. Il presidente cinese Xi Jinping, per la prima volta in visita a Wuhan dallo scoppio dell’epidemia, ha parlato di una “vittoria vicina”.

    La Cina ha di certo pagato un duro prezzo per arrivare a questo risultato: il totale dei contagi nello Stato è di 80.754, mentre i morti sono 3.136, con 17 vittime nelle ultime 24 ore. Tra i nuovi casi riscontrati, 17 riguardano la città di Wuhan, epicentro dell’epidemia mentre gli altri due contagiati sono una persone che ha viaggiato nel Regno Unito e l’altra in Spagna. Ma come è riuscito lo Stato del Dragone a contenere i casi di contagio?

    Il “metodo Wuhan”

    Dallo scorso 23 gennaio la Cina ha messo in atto una quarantena di proporzioni mai viste, che ha riguardato 60 milioni di persone nella provincia di Hubei e ha imposto il divieto di muoversi e lavorare per altre centinaia di milioni di cinesi, fermando economia e attività sociali. Da quando è stato dichiarato lo stato di emergenza a causa del Coronavirus, a Wuhan e in tutta la provincia di Hubei sono stati chiusi aeroporti, linee dell’alta velocità, fabbriche, uffici, scuole e anche il resto della Cina ha impedito gli spostamenti interni. Stare a casa, per gli abitanti di Wuhan, non era semplicemente una scelta di responsabilità del singolo, ma un ordine. Da più di un mese la spesa si fa con ordini online e la consegna a domicilio è organizzata dalle autorità.

    Anche a Pechino sono state messe in atto misure stringenti, con 827 mila persone in quarantena precauzionale. Oggi chi rientra nella capitale – cinese o straniero – deve riempire un formulario con luogo di provenienza, luogo di residenza, impegnarsi a non uscire per 14 giorni, comunicare su richiesta la temperatura. Il costo economico e sociale di queste misure è e sarà molto elevato, ma lo Stato sosterrà l’economia per ottenere una ripresa.

    Oggi l’entusiasmo per i contagi ai minimi traspare dai media cinesi, che ignorano tuttavia la frustrazione e la rabbia che serpeggiano nel paese per come è stata gestita l’emergenza nei primi mesi. L’obiettivo di Pechino è far passare il modello Wuhan come l’esempio positivo che altri paesi possono seguire nella lotta al Coronavirus, nonostante gli errori, la mancata trasparenza e la censura andati avanti per mesi.

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