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    Coronavirus: gli 11 giorni di Wuhan che avrebbero potuto salvare il mondo dalla pandemia

    Il 9 gennaio nella capitale dell'Hubei viene registrato il primo decesso per Covid-19, ma le autorità cinesi ammettono l'esistenza di un nuovo virus solamente il 21

    Di Niccolò Di Francesco
    Pubblicato il 6 Apr. 2020 alle 19:57 Aggiornato il 7 Apr. 2020 alle 00:36

    Coronavirus: gli 11 giorni di Wuhan che avrebbero potuto salvare il mondo dalla pandemia

    11 giorni: è il tempo intercorso tra il primo decesso per Covid-19 a Wuhan e l’ammissione da parte delle autorità cinesi dell’esistenza di un nuovo Coronavirus, un periodo che poteva salvare il mondo dalla pandemia. Secondo quanto svelato dal Sole 24 ore, infatti, in quel lasso di tempo, almeno 5 milioni di persone hanno lasciato la provincia dell’Hubei muovendosi in altre zone della Cina e forse anche del mondo, diffondendo, inconsapevolmente, un nuovo virus. Secondo quanto ricostruito, infatti, il 9 gennaio a Wuhan viene registrata la prima vittima ufficiale da Coronavirus: si tratta di un 61enne che nei giorni precedenti aveva frequentato l’ormai famigerato mercato della città, legato a molti dei primi casi di Covid-19.

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    Le autorità cinesi sono convinte che le polmoniti registrate, inclusa quella che ha ucciso l’uomo, siano state trasmesse da animale a uomo, sottovalutando il pericolo e circoscrivendo gli infetti a coloro che avevano frequentato il mercato di Wuhan. Tuttavia, 5 giorni dopo la morte del 61enne anche la moglie inizia ad avvertire gli stessi sintomi. E, dettaglio importante, la donna non ha mai frequentato il mercato della città. È un segnale, dunque, che il Covid-19 si sta diffondendo da uomo a uomo. La Cina, tuttavia, continua a negare l’esistenza di un nuovo virus, mentre l’Organizzazione Mondiale della Sanità afferma che le indagini preliminari cinesi “non hanno trovato prove chiare della trasmissione da uomo a uomo del nuovo coronavirus identificato a Wuhan”.

    Il 21 gennaio, 11 giorni dopo la morte del 61enne e 48 ore prima che Xi Jinping imponga il lockdown, Zhong Nanshan, stimato epidemiologo cinese, ammette alla tv pubblica la diffusione di un nuovo Coronavirus tra essere umani. Un arco di tempo che poteva cambiare la sorti del virus in Cina nel resto del mondo, così come dimostra anche un recente studio condotto dai ricercatori dell’Università di Southampton, nel Regno Unito. Secondo la ricerca, infatti, se la Cina avesse agito con tre settimane di anticipo rispetto al 23 gennaio, data del lockdown totale, il numero di casi di Covid-19 si sarebbe potuto ridurre del 95 per cento. Ma anche una sola settimana secondo gli studiosi avrebbe ridotto il contagio globale del 66 per cento.

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