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Un ex comandante croato-bosniaco è morto dopo aver bevuto del veleno in aula durante un’udienza del processo

Immagine di copertina
Il momento in cui Slobodan Praljak ha bevuto il veleno in aula. Credit: Afp

Subito dopo la lettura della sentenza che confermava vent'anni di carcere, Slobodan Praljak ha bevuto del veleno togliendosi la vita

L’ex comandate croato condannato per crimini di guerra Slobodan Praljak è morto dopo aver bevuto del veleno in aula durante un udienza del processo d’appello nei suoi confronti di fronte al Tribunale internazionale per la ex Jugoslavia. Lo ha annunciato la televisione di stato della Croazia.

S&D

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L’udienza del processo contro sei ex leader militari e politici croato-bosniaci, incluso Praljak, è stata interrotta di colpo quando, subito dopo la lettura del verdetto, l’imputato ha annunciato di aver bevuto del veleno.

La sentenza contro Praljak, ex comandante delle forze bosniaco-croate, confermava la sua condanna a vent’anni di carcere inflitta nel 2013 per crimini di guerra contro i musulmani bosniaci.

Dopo aver sentito il verdetto, Praljak ha detto al giudice: “Ho preso del veleno”.

Altri cinque imputati erano comparsi insieme a Praljak di fronte al Tribunale internazionale per la ex Jugoslavia istituito dalle Nazioni Unite, che ha sede all’Aia.

Praljak, 72 anni, ha bevuto da una bottiglietta pochi secondi dopo che il Tribunale ha confermato il suo coinvolgimento in una campagna militare per cacciare via i musulmani da uno stato croato-bosniaco che sarebbe dovuto nascere Bosnia nei primi anni Novanta.

Chi era Slobodan Praljak 

Praljak era uno degli imputati più in vista del processo perché durante la guerra faceva da intermediario tra Croazia e Repubblica Croata dell’Erzeg-Bosnia, un’entità non riconosciuta ma esistita de facto tra la fine del 1991 e l’inizio del 1994. Svolgeva infatti la duplice funzione di ufficiale del Ministero della Difesa croato e di comandante dell’esercito dell’Erzeg-Bosnia (Hvo).

Anche se erano alleati contro i serbo-bosniaci nella guerra tra il 1992 e il 1995, i croato-bosniaci e i musulmani bosniaci si sono combattuti a vicenda per 11 mesi tra il 1993 e il 1994.

L’episodio centrale di questi scontri fu la lotta per il controllo della città di Mostar, dove Praljak è stato il capo delle operazioni dell’Hvo. I croati lanciarono un’offensiva durante la quale bombardarono il quartiere musulmano, riducendolo in rovina, distrussero numerose moschee e case del periodo ottomano.

È stato ritenuto dai giudici il principale responsabile della distruzione del Ponte vecchio, lo Stari Most, storico simbolo della città di Mostar e della sua convivenza tra culture.

Il ponte di Mostar fu bombardato dall’Hvo l’8 novembre 1993 e crollò il giorno successivo, arrecando, secondo la Corte, “un danno sproporzionato alla popolazione civile musulmana di Mostar”.

Nel 2004 è stata completata la ricostruzione del ponte, contestuale al recupero dell’intera città vecchia, che è stata iscritta dall’UNESCO nella lista dei siti dichiarati Patrimonio dell’umanità.

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