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Home » Esteri

Cinque poesie per ricordare Emily Dickinson

Immagine di copertina

La poetessa conduceva una vita ritirata e ha raggiunto il successo solo dopo la sua morte, avvenuta il 15 maggio 1886

Emily Dickinson è nata ad Amherst, una cittadina del Massachusetts, il 10 dicembre 1830.

Ha trascorso tutta la vita nella stessa casa dove riceveva pochissime persone, vivendo separata del mondo e rifugiandosi nella contemplazione della natura e nella poesia.

Nonostante il suo isolamento fisico, nei versi dell’autrice si riflette l’America del suo tempo e questo ha fatto sì che, dopo la sua morte, diventasse la poetessa più amata negli Stati Uniti.

Alla sua morte, avvenuta il 15 maggio 1886, la famiglia portò alla luce quaranta volumi che contenevano complessivamente quasi 1.800 poesie scritte e rilegate a mano dalla stessa autrice. Il suo primo libro di poesie è stato pubblicato postumo nel 1890 e l’ultimo nel 1955.

Per ricordarla TPI ha scelto cinque delle sue poesie, tradotte e pubblicate a cura di Giuseppe Ierolli:

L’Anima dovrebbe sempre star socchiusa

Perché ove il Cielo chieda

Non sia obbligato ad aspettare

O temendo di disturbarla

Se ne vada, prima che Lei faccia scorrere

Il Chiavistello nella Porta

Per scoprire che il cortese Ospite,

Il Suo Visitatore, non c’è più –

Non ho mai visto una Brughiera –

Non ho mai visto il Mare –

Eppure so come appare l’Erica

E che cos’è un’Onda –

Non ho mai parlato con Dio

Né visitato il Cielo –

Eppure certa son io del luogo

Come se il Biglietto fosse consegnato –

Non posso vivere con Te –

Sarebbe Vita –

E la vita è di là –

Dietro lo Scaffale

Il Becchino ne tiene la chiave –

Per riporre

La nostra Vita – la Sua Porcellana –

Come una Tazza –

Scartata dalla Massaia

Antiquata – o Rotta –

Un Sèvres più nuovo piace –

Quelli vecchi s’incrinano –

Non potrei morire – con Te –

Perché Uno deve aspettare

Per chiudere l’Inerte Sguardo dell’Altro –

Tu – non potresti –

Ed io – Potrei star lì

E vederti – gelare –

Senza il mio Diritto al Gelo –

Privilegio della Morte?

Né potrei risorgere – con Te –

Perché il Tuo Volto

Scaccerebbe quello di Gesù –

Quella Nuova Grazia

Splenderebbe evidente – ed estranea

Nei miei occhi nostalgici –

Tranne che Tu di Lui

Brillassi più vicino –

Come – potrebbero giudicarci – 

Perché Tu – servisti il Cielo – lo sai,

O cercasti di farlo –

Io non potei –

Poiché Tu saturavi il vedere –

E io non avevo più occhi

Per una sordida perfezione

Come il Paradiso

E fossi Tu perduto, io lo sarei –

Anche se il mio nome

Risuonasse più forte

Nella fama Celeste –

E fossi Tu – salvato –

E io – condannata ad essere

Dove Tu non sei –

Quell’essere – sarebbe l’Inferno per me –

Così Noi dobbiamo incontrarci da lontano –

Tu là – io – qui –

Con appena una Porta socchiusa

Affinché Oceani vi siano – e Preghiera –

E quel Bianco Nutrimento –

Disperazione –

Egli mi toccò, così io vivo per sapere

Che un tale giorno, così Accettata –

Indugiai – sul suo petto –

Era uno spazio illimitato per me

E reso silenzioso, come l’imponente Mare

Rende tranquille le insignificanti correnti.

E ora, sono diversa da prima,

Come se respirassi un’aria superiore –

O mi muovessi leggera in Vesti Regali –

I miei piedi, anche, che tanto vagarono –

Il mio volto da Zingara – trasfigurati ora –

A più tenera Fama –

In questo Porto, se io potessi giungere,

Rebecca, a Gerusalemme,

Non si volgerebbe così rapita –

Né un Persiano, confuso al suo altare

Leverebbe un tal segno di Croce

Al suo Sole imperiale.

Poiché non potevo fermarmi per la Morte –

Lei gentilmente si fermò per me –

La Carrozza non portava che Noi Due –

E l’Immortalità –

Procedemmo lentamente – non aveva fretta

Ed io avevo messo via

Il mio lavoro e il mio tempo libero anche,

Per la Sua Cortesia –

Oltrepassammo la Scuola, dove i Bambini si battevano

Nell’Intervallo – in Cerchio –

Oltrepassammo Campi di Grano che ci Fissava –

Oltrepassammo il Sole Calante –

O piuttosto – Lui oltrepassò Noi –

La Rugiada si posò rabbrividente e Gelida –

Perché solo di Garza, la mia Veste –

La mia Stola – solo Tulle –

Sostammo davanti a una Casa che sembrava

Un Rigonfiamento del Terreno –

Il Tetto era a malapena visibile –

Il Cornicione – nel Terreno –

Da allora – sono Secoli – eppure

Li avverto più brevi del Giorno

In cui da subito intuii che le Teste dei Cavalli

Andavano verso l’Eternità –

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