Icona app
Leggi TPI direttamente dalla nostra app: facile, veloce e senza pubblicità
Installa
Banner abbonamento
Cerca
Ultimo aggiornamento ore 07:15
Immagine autore
Gambino
Immagine autore
Telese
Immagine autore
Mentana
Immagine autore
Revelli
Immagine autore
Stille
Immagine autore
Urbinati
Immagine autore
Dimassi
Immagine autore
Cavalli
Immagine autore
Antonellis
Immagine autore
Serafini
Immagine autore
Bocca
Immagine autore
Sabelli Fioretti
Immagine autore
Guida Bardi
Home » Esteri

500mila minori siriani rifugiati in Turchia non vanno a scuola

Immagine di copertina

Secondo l'organizzazione internazionale Human Rights Watch, il futuro di un'intera generazione sarebbe a rischio

L’organizzazione internazionale per la difesa dei diritti umani Human Rights Watch (Hrw) ha lanciato l’allarme riguardo al bassissimo tasso di frequenza scolastica dei bambini siriani rifugiati in Turchia. Sarebbero quasi 500mila i profughi in età scolare che non frequentano le lezioni dalla loro fuga dalla Siria.

Nonostante il report rilasciato sostenga che il 90 per cento dei bambini collocati nei campi profughi turchi vada a scuola, essi rappresentano appena il 13 per cento dei minori siriani in Turchia.

Le ragioni che portano le famiglie siriane a non iscrivere i figli alle scuole turche sarebbero principalmente tre: la lingua, le difficoltà finanziarie e i problemi d’integrazione.

Molti rifugiati, infatti, non sarebbero a conoscenza delle nuove leggi turche, che dal 2014 obbligano il Paese a garantire la frequenza scolastica per i profughi, annullando le problematiche economiche.

Agli insegnanti siriani presenti nel Paese continua a essere vietato di svolgere la propria professione, cosa che abbatterebbe i limiti linguistici. 

In Turchia, dall’inizio del conflitto civile siriano, oltre quattro anni fa, sono arrivati circa 2 milioni di rifugiati, dei quali 780mila sono bambini e ragazzi in età scolare.

Hrw ha richiesto un urgente intervento tecnico e finanziario internazionale: “Non riuscire a garantire l’accesso all’educazione ai bambini siriani mette a rischio un’intera generazione”, ha dichiarato la responsabile della Campagna per il diritto dei rifugiati Stephanie Gee, aggiungendo che gli effetti di un simile fallimento sarebbero disastrosi. 

Secondo l’organizzazione non governativa, si sarebbe arrivati alla situazione attuale per un errore di calcolo. Quando i primi profughi siriani si sono rifugiati in Turchia all’inizio del conflitto, si pensava che la situazione sarebbe stata temporanea. 

Molte famiglie hanno deciso di far lavorare i propri figli per far fronte all’emergenza, convinte che sarebbero tornate in Siria molto presto.

Le Nazioni Unite hanno stimato che sarebbero circa 13 milioni i bambini nel Medioriente a cui è stato negato il diritto allo studio a causa dei conflitti esplosi nella zona. Unicef sottolinea come, nell’area considerata, una scuola su quattro sia stata chiusa, danneggiata o distrutta.

Ti potrebbe interessare
Esteri / La protesta di Nemo, vincitore dell'Eurovision 2024: "Restituisco il trofeo per la mancata esclusione di Israele"
Esteri / Eileen Higgins è la nuova sindaca di Miami: è la prima volta di una Democratica dal 1997
Esteri / L'Australia è il primo paese al mondo a vietare i social agli under 16
Ti potrebbe interessare
Esteri / La protesta di Nemo, vincitore dell'Eurovision 2024: "Restituisco il trofeo per la mancata esclusione di Israele"
Esteri / Eileen Higgins è la nuova sindaca di Miami: è la prima volta di una Democratica dal 1997
Esteri / L'Australia è il primo paese al mondo a vietare i social agli under 16
Esteri / Elena Basile a TPI: “La guerra ha ridotto l’Europa al vassallaggio. Bisogna rifondare l’Ue”
Esteri / Terre rare e altre materie critiche: la pistola della Cina puntata alla testa degli Stati Uniti
Esteri / Sudan Connection: la geopolitica del massacro tra oro, armi e interessi internazionali
Esteri / L’esperta del Gruppo di Lavoro Onu contro le Sparizioni Forzate Aua Baldé a TPI: “Le vittime registrate in Sudan non sono nemmeno la punta dell’iceberg”
Esteri / Il genocidio in Sudan di cui non parla nessuno
Esteri / La corsa della Cina alla supremazia tecnologica globale
Esteri / Il direttore del programma di Emergency in Sudan, Matteo D’Alonzo, a TPI: “Si combatte di casa in casa, persino tra familiari. E anche con i droni”