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Home » Esteri

Argentina al buio

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Non sono chiare le ragioni del collasso della rete elettrica argentina. E fra governo e compagnie dell’energia è scontro

L’onda di calore più forte mai registrata in Argentina dal 1906 ha messo in ginocchio alcune zone del paese nel mese di dicembre. In totale sono state 15 le province che per vari giorni hanno dovuto fare a meno dell’elettricità. Le altissime temperature richiedevano, infatti, un uso insostenibile dell’aria condizionata e il sistema centrale, gestito dalla multinazionale spagnola Endesa, ha collassato.

In tutto il paese si sono susseguite proteste consistenti in piccoli falò, blocchi stradali agli incroci più importanti senza luci e rovesciamenti dei cassonetti dell’immondizia. A Buenos Aires, eccezion fatta per i semafori e gli ospedali, che possiedono generatori propri, pochi quartieri si sono salvati da questa situazione paradossale. In un sobborgo della zona sud della capitale una giovane di 18 anni e i suoi due figli hanno perso la vita a causa di un incendio della catapecchia dove vivevano, illuminata alla buona con delle candele. Scene del genere non sono nuove da queste parti: già nel 1999 ebbero luogo i primi blackout generali, anche se non di gravi come in questi giorni..

A peggiorare il quadro generale contribuisce il pessimo rapporto tra il sindaco di Buenos Aires, il conservatore Mauricio Macri, e la presidentessa Cristina Fernandez de Kirchner, incapaci di cooperare concretamente. Macri, che si candiderà alla presidenza alle elezioni del 2015, ha cercato di tamponare l’emergenza energetica chiudendo gli uffici pubblici un giorno in più durante il ponte per le feste di Natale e Capodanno. La sua critica contro il Governo non si è fatta attendere: “La gente si sente abbandonata e non si sa se la mancanza di elettricità è una misura precauzionale di breve o lunga durata. Abbiamo un Governo che, invece di prendere soluzioni adeguate, cerca responsabili”.

In questo scenario disastroso neanche la Casa Rosada (la sede del Governo) è stata risparmiata dal blackout. La presidentessa Kirchner ha deciso di sfidare ulteriormente non solo il suo acerrimo rivale ma anche i suoi stessi cittadini, facendo installare un moderno e sofisticato sistema di generatori elettrici di ultima generazione nel palazzo, con il fine di evitare futuri blackout. Tutto ciò a fronte di una spesa di 4 milioni di pesos, tutti provenienti dai fondi pubblici. In un’epoca di crisi una cifra del genere, pari a 500mila euro, è una spesa non da poco. Soprattutto quando alcune case di comuni cittadini sono rimaste senza luce per più di una settimana.

Ma la Kirchner sembra determinata a voler far pagare il prezzo dell’inefficienza alle aziende – tutte private– che distribuiscono l’energia a Buenos Aires. Dopo il blackout, la Kirchner aveva minacciato una nuova nazionalizzazione di queste compagnie per poi passare a una multa. La filiale della compagnia Endesa, proprietà di Enel ed ente gestore della somministrazione di energia a livello nazionale, dovrà pagare una penale di 32 milioni di pesos, qualcosa come 4 milioni di euro. Le aziende hanno fatto mea culpa e deciso di chiedere ufficialmente scusa ai clienti per i frequenti disturbi, avanzando la scusa di un dispendio di elettricità eccessivo a causa di un caldo mai percepito in questo periodo. Dicembre, infatti, è paragonabile al giugno europeo e le temperature maggiori si registrano solitamente a gennaio, quando la maggior parte degli argentini va in vacanza.

Ma secondo un portavoce di Endesa la qualità scadente del servizio sarebbe causata anche dalle tariffe piuttosto basse, congelate ormai dal 2002 in seguito alla gravissima crisi economica che afflisse l’intera Argentina.

Ma, il ministro degli investimenti pubblici argentini, Julio de Vido, ha prontamente escluso questa spiegazione: “Il problema del blackout non deriva dalle tariffe. Si tratta di un gioco dialettico di pressioni affinché le tariffe stesse possano aumentare. Ma il Governo non cederà su questo argomento”.

Si prospetta, dunque, un braccio di ferro continuo tra il municipio di Buenos Aires e la Casa Rosada, la quale prenderà misure importanti verso i cittadini che consumano più energia, riducendo le sovvenzioni statali applicabili al consumo. Tale norma fu utilizzata già nel 2011 nei quartieri più ricchi della capitale argentina.

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