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Home » Cultura

Altro che revenge songs: basta dare un’occhiata alla Divina Commedia

Immagine di copertina

Ognuno di noi può essersi fatto qualsiasi opinione quando Shakira alcuni mesi fa ha cantato al mondo intero che l’ex compagno, il calciatore Gerard Piqué, nel lasciarla e preferirle la modella Clara Chia Martì aveva scambiato una Ferrari con una Twingo. Stesso discorso possiamo fare su Taylor Swift e i presunti riferimenti alla sua relazione con l’attore Jake Gyllenhaal nella canzone “All too well”, o di come Miley Cyrus ha raccontato in “Flowers” la fine della sua relazione con l’attore Liam Hemsworth.

Si tratta del cosiddetto filone delle “revenge songs”, in cui tradimenti, storie finite e altri problemi della coppia vengono messi in musica: se da un lato l’esperienza personale è la migliore fonte d’ispirazione, dall’altro queste canzoni possono trasformarsi in efficaci tipologie di vendetta in forma di musica.

Tuttavia, trattandosi di attualità e di cronaca, gli episodi menzionati o lasciati intendere in queste canzoni sono oggetto di attenzione dei fan e della stampa, con i malcapitati ex che replicano e il pubblico che si fa la propria opinione in base ai diversi elementi.

Ma se davvero di vendetta si tratta, perché funzioni davvero dovrebbe prevalere una sola voce e resistere nei secoli, e se vogliamo trovare un esempio del genere, forse possiamo farlo andando indietro di qualche secolo proprio dalle nostre parti, proprio nel “Bel Paese là dove il sì suona”, perché non vi è dubbio che la Divina Commedia, oltre a essere un’opera fondamentale sotto mille aspetti, è anche un’opera in cui Dante non mette da parte questioni che lo hanno riguardato personalmente.

Si pensi ad esempio a Filippo Argenti, che con Dante ebbe non poche beghe personali e cui, per quanto c’è dato sapere, eran legati da odio reciproco. Agli occhi di tutti il malcapitato Argenti è e sarà per sempre un dannato nel girone degli iracondi, cui il Sommo poeta dedica un passaggio particolarmente violento persino per il suo Inferno: lo stesso Dante manifesta il desiderio di vederlo sprofondare nella palude in cui si trovano quei peccatori, e son proprio gli altri dannati che, lanciandosi in massa contro l’Argenti, lo gettano lì dentro.

Poco importa quali fossero le ragioni del contendere tra Dante e l’Argenti e in che modo siano andate a finire le loro beghe terrene di secoli fa. Oggi Filippo Argenti è agli occhi di tutti un iracondo al punto da far perdere le staffe anche al Sommo poeta e contro cui si scagliano persino gli altri dannati, che non ha possibilità alcuna di replicare e cui nessuno ha particolare interesse nel cercare di prendere in considerazione il suo punto di vista (con l’eccezione di Caparezza in un brano dedicato proprio all’Argenti). Perché alla fine la storia prevale sulla cronaca, e questo vale anche quando di mezzo c’è la vendetta.

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