Le mostre più belle da vedere a Roma nel nuovo anno 2026!
Roma in questi giorni mostra il meglio di se. Le nuove piazze, i nuovi percorsi pedonali, le piste ciclabili, le nuove stazioni della Metro e le decorazioni natalizie, ci danno un senso di speranza a fare sempre meglio dopo anni di dolce far niente e di degrado. Sicuramente un merito particolare va al Sindaco Roberto Gualtieri e alla sua giunta comunale. Di mostre da vedere ce ne sono tantissime e c’è solo l’imbarazzo della scelta. Queste sono le mostre che ho visto e che vi consiglio. Buona visione a tutti e tanti auguri di Buone Feste e per un ottimo 2026.
L’esposizione celebra la rivoluzione visiva nata in Francia, partendo dalle pennellate scompositive di Monet, Renoir e Degas per arrivare alle sperimentazioni audaci che hanno ridefinito l’arte moderna. Il percorso evidenzia come l’ossessione per la luce naturale e l’attimo fuggente si sia evoluta nelle geometrie di Cézanne e nel simbolismo cromatico di Van Gogh e Gauguin. Punti Chiave del Percorso: L’Attimo Fuggente: Opere realizzate en plein air che catturano i cambiamenti atmosferici. Oltre il Visibile: La transizione verso il Post-impressionismo, dove il colore diventa espressione emotiva e soggettiva. Eredità Moderna: Una sezione dedicata a come queste correnti abbiano spianato la strada alle avanguardie del Novecento, come il Cubismo e il Fauvismo. La mostra offre un’esperienza immersiva tra capolavori provenienti dai principali musei internazionali, svelando i segreti tecnici dietro i capolavori più iconici.
Spicca il “Ritratto di Joseph-Roulin” di Van Gogh. La mostra documenta come Monet abbia aperto la strada alla scomposizione geometrica di Cézanne.
– Curatori: Ilaria Miarelli Mariani e Claudio Zambianchi.
– Dati: Tutti i giorni 9:30–19:30. Fino al 3 maggio 2026.

– La mostra rappresenta la più grande celebrazione mai realizzata a Roma per Alphonse Mucha, il padre dell’Art Nouveau. Attraverso un percorso di oltre 200 opere, l’esposizione svela come l’artista ceco sia riuscito a fondere l’arte alta con la comunicazione quotidiana.
I Temi della Mostra:
– L’Inventore del Graphic Design: Il legame con Sarah Bernhardt e la rivoluzione dei manifesti pubblicitari.
– Le Donne di Mucha: Figure femminili eteree con aureole floreali e abiti fluttuanti, simboli di bellezza moderna.
– L’Impegno Civile: Il legame con la patria e gli studi per l’Epopea Slava.
– Sperimentazione Totale: Oltre ai dipinti, sono esposti sculture, gioielli e arredi.
Opere Iconiche Presenti:
– Gismonda (1894): Il manifesto che lo rese celebre.
– Le Stagioni (1896): Serie di pannelli decorativi sulla natura.
– Le Arti (1898): Celebrazione di Danza, Pittura, Poesia e Musica.
– Zodiaco (1896): Uno dei suoi disegni più complessi e raffinati.
– Manifesto per le birre della Mosa: Esempio di arte applicata alla pubblicità.
E’ visibile la leggendaria “Gismonda”. Mucha elevò la grafica pubblicitaria a arte sacra Slava, usando aureole floreali e misticismo.
– Curatori: Elizabeth Brooke e Annamaria Bava.
– Dati: Lun-Gio 9:00–19:30; Ven-Dom 9:00–21:00. Fino all’8 marzo 2026.

– La mostra esplora l’anima duale di Salvador Dalí, analizzando come la sua spinta rivoluzionaria e provocatoria si sia nutrita del costante dialogo con la tradizione classica e i grandi maestri del passato.
Ecco i punti salienti del percorso espositivo:
- Il Metodo Paranoico-Critico: Scoprirai come Dalì abbia trasformato l’irrazionale in immagini nitide, sfidando la percezione dello spettatore.
- Dialogo con il Rinascimento: L’esposizione mette in luce l’influenza di geni come Raffaello e Michelangelo, fondamentali per il suo rigore tecnico.
- Iconografia Mistica: Troverai opere che fondono simbolismo surrealista e temi religiosi, testimoniando la sua ricerca spirituale tarda.
- Versatilità Creativa: Oltre ai dipinti, sono presenti disegni e oggetti di design che mostrano il suo eclettismo senza confini.
Molto bella l’opera “Autoritratto con il collo di Raffaello”. Rivela come Dalí utilizzasse la sezione aurea per costruire le sue allucinazioni visive.
– Curatori: Montse Aguer, Carme Ruiz González e Lucia Moni.
– Dati: Lun 15:00–20:00; Mar-Dom 10:00–20:00. Fino al 1 febbraio 2026.

4. Tesori dei Faraoni (Scuderie del Quirinale)
– L’esposizione “Tesori dei Faraoni”, allestita presso le Scuderie del Quirinale a Roma (fino al 3 maggio 2026), è un evento di portata internazionale che riunisce oltre 130 capolavori inestimabili. Sotto la direzione scientifica di Zahi Hawass e la curatela di Tarek El Awady, la mostra celebra la magnificenza del potere regale grazie alla collaborazione tra il Consiglio Supremo delle Antichità Egizie e il Museo Egizio di Torino.
Opere e Dettagli Principali:
– Sarcofago d’oro di Thuya: Capolavoro del Nuovo Regno.
– Triade di Micerino: Monumentale scultura dell’Antico Regno.
– Maschera di Amenemope: In oro e lapislazzuli.
– Mensa Isiaca: Importante prestito dal Museo di Torino.
– Catalogo: Edito da Allemandi con fotografie di Massimo Listri.
La mostra offre una prospettiva inedita sulla diffusione del culto faraonico e sulla maestria artigianale di pezzi come il Sarcofago di Ahhotep. Da non perdere la Statua colossale di Ramses II. Include reperti da scavi recenti che mostrano il naturalismo della rivoluzione di Akhenaton.
– Curatore: Tarek El Awady.
– Dati: Tutti i giorni 10:00–20:00. Fino al 3 maggio 2026.

5. La Grecia a Roma (Musei Capitolini)
L’esposizione celebra l’incontro culturale che ha plasmato l’Occidente trasformando le sale dei Musei Capitolini in un viaggio attraverso la fascinazione romana per l’estetica ellenica. Il percorso espositivo analizza come il linguaggio formale della Grecia sia stato adottato dal potere imperiale per nobilitare la propria immagine, mettendo in luce capolavori come l’Apollo citaredo e la raffinata Afrodite Capitolina, simboli di una bellezza ideale che i romani hanno saputo declinare con una nuova sensibilità narrativa. Tra i marmi bianchi spicca la forza plastica del Galata morente, un’opera che incarna il dramma e il rispetto verso il nemico vinto, mentre le diverse versioni delle Amazoni ferite testimoniano la competizione artistica tra i più grandi maestri dell’antichità classica. Questa rassegna non si limita a mostrare splendide copie, ma rivela il processo di rielaborazione creativa avvenuto negli Horti romani, dove reperti come il Cratere di Mitridate raccontano storie di bottini di guerra e scambi diplomatici. Il visitatore si trova così immerso in un dialogo silenzioso tra due mondi dove il realismo romano incontra il mito greco, elevando ogni singola scultura a testimonianza di un’eredità universale che continua a influenzare l’arte moderna.
Molto interessante l’ “Afrodite Cnidia”. Analizza come i romani abbiano aggiunto realismo psicologico ai canoni ideali greci.
– Curatori: Eugenio La Rocca e Claudio Parisi Presicce.
– Dati: Tutti i giorni 9:30–19:30. Fino al 12 aprile 2026.

L’esposizione Cartier e il Mito trasforma il Palazzo Nuovo dei Musei Capitolini in un percorso immersivo dove l’alta gioielleria e la statuaria classica si fondono in un unico racconto atemporale. Grazie alla visione scenografica di Dante Ferretti e Sylvain Roca, i visitatori attraversano ambienti monumentali che mettono in risalto il legame indissolubile tra l’estetica greco-romana e il design della Maison. Tra le sale storiche, le divinità di marmo dialogano con pezzi iconici della Cartier Collection, rivelando come simboli antichi e proporzioni classiche abbiano influenzato la creazione di gioielli leggendari. L’esperienza si arricchisce di installazioni olfattive e audiovisive che esaltano la maestria tecnica degli atelier, trasformando ogni prezioso in un frammento di mito contemporaneo capace di sfidare il tempo accanto ai capolavori dell’archeologia.
Le spille “Panthère” sono imperdibili. Mostra come Cartier abbia trasformato le geometrie dei mosaici romani in alta gioielleria.
– Curatori: B. Cappello, S. Verger e C. Parisi Presicce.
– Dati: Tutti i giorni 9:30–19:30. Fino al 15 marzo 2026.

7. 18ª Quadriennale d’Arte–Fantastica ( Palazzo delle Esposizioni)
E’ un progetto corale. A differenza delle edizioni passate, questa si struttura attraverso cinque capitoli distinti, ognuno affidato alla visione di un curatore differente, per offrire uno sguardo sfaccettato sull’arte italiana post-Duemila.
Ecco il dettaglio sui curatori che firmano le diverse sezioni della mostra:
Il Team Curatoriale di “Fantastica”.
Oltre al contributo critico di figure come Luca Beatrice ( scomparso recentemente) e Gianluca Marziani (spesso associati alla narrazione della Quadriennale), la struttura scientifica di questa edizione vede protagonisti:
Luca Massimo Barbero: Storico dell’arte di fama internazionale e curatore associato delle collezioni d’arte moderna e contemporanea di Intesa Sanpaolo. La sua sezione si concentra spesso sul dialogo tra la grande tradizione pittorica del secondo dopoguerra e le nuove generazioni, portando una visione rigorosa e storica.
Francesco Bonami: Già direttore della Biennale di Venezia nel 2003, Bonami apporta il suo sguardo ironico e globale. Il suo “capitolo” all’interno della mostra tende a scardinare le convenzioni, cercando artisti che sappiano raccontare l’Italia attraverso l’originalità e la provocazione intellettuale.
Emanuela Mazzonis di Pralafera: Curatrice indipendente con un solido background internazionale (ha collaborato a lungo con la Collezione Pinault). La sua sezione pone un accento particolare sulla fotografia e sulla sua evoluzione dal 2000 a oggi, selezionando artisti under 50 che non avevano mai partecipato alla Quadriennale prima d’ora.
Francesco Stocchi: Attuale direttore artistico del MAXXI di Roma. Il suo contributo si focalizza sulla dimensione installativa e spaziale, indagando come gli artisti italiani contemporanei ridefiniscono il rapporto tra l’opera d’arte e l’ambiente circostante.
Alessandra Troncone: Storica dell’arte e docente all’Accademia di Napoli. La sua ricerca è spesso orientata alla scoperta di nuovi talenti e a una rilettura dell’arte attraverso lenti sociologiche e antropologiche, portando una voce fresca e attenta alle dinamiche del territorio.
Perché questa scelta?
La Fondazione Quadriennale, guidata dal presidente Luca Beatrice (che coordinava l’intera visione insieme al direttore Gianluca Marziani), ha voluto che “Fantastica” non avesse un’unica voce, ma fosse un’antologia. Ogni curatore ha avuto la libertà di scegliere artisti diversi, rendendo il Palazzo delle Esposizioni un vero mosaico di stili: dalla pittura di Siro Cugusi e Roberto de Pinto (nella sezione di Barbero) alle sperimentazioni fotografiche e multimediali degli altri percorsi.
Questa pluralità rende la mostra un’occasione unica per capire come l’arte italiana non sia un blocco unico, ma un insieme di visioni “fantastiche” e indipendenti. Interessanti le Ceramiche di Diego Cibelli. Esplora il “meraviglioso” come risposta all’Intelligenza Artificiale.
– Curatori: L.M. Barbero, F. Bonami, E. Mazzonis di Pralafera, F. Stocchi, A. Troncone.
– Dati: Mar-Dom 10:00–20:00 (Ven-Sab fino 22:30). Chiuso lunedì.

Tra sguardo e performance al MAXXI celebra una delle più grandi interpreti della fotografia italiana del Novecento approfondendo il suo ruolo cruciale nel documentare l’avanguardia artistica e intellettuale attraverso la trasformazione del ritratto in vera azione performativa mediante un percorso espositivo che include scatti iconici nati dalla collaborazione con figure come Joseph Beuys e Michelangelo Pistoletto insieme a provini e materiali d’archivio inediti capaci di svelare il processo creativo di uno studio fotografico vissuto come spazio di pura sperimentazione teatrale L’opera e la notizia: Ritratti di Fellini e Pasolini. Uso magistrale della luce radente per “scolpire” i lineamenti degli artisti.
– Curatrice: Monia Trombetta.
– Dati: Mar-Dom 11:00–19:00. Chiuso lunedì. Fino all’8 marzo 2026.
La mostra “Senza cornice” raccoglie circa 50 opere che ripercorrono trent’anni di carriera di Giorgio Ortona, focalizzandosi sulla sua peculiare estetica del “non finito”.
Ecco alcuni dettagli interessanti sui suoi quadri:
L’estetica del cantiere: Ortona dipinge spesso le periferie romane e le architetture moderne (come le Vele di Calatrava), trasformando scheletri di cemento e gru in soggetti quasi monumentali.
La tecnica materica: I quadri sono caratterizzati da pennellate dense e stratificate. Spesso l’artista lascia visibili porzioni di tela grezza o segni a matita, una scelta deliberata per riflettere l’incompletezza del paesaggio urbano.
Assenza umana: Nonostante raffiguri spazi abitativi o di lavoro, le figure umane sono quasi sempre assenti. Protagonista assoluta è la luce che colpisce le superfici scabre dei palazzi.
Geometrie rigorose: Le composizioni sono studiate matematicamente, creando un contrasto netto tra il rigore della prospettiva e la densità del colore steso sulla tela. i.
– Curatori: C. Strinati, M.G. Calandrone e P. Perilli.
– Dati: Mer-Ven 10:00–20:00; Sab-Dom 12:00–20:00. Chiuso lunedì e martedì.

La mostra di Piero Mascetti al Museo Carlo Bilotti rappresenta un’indagine profonda sulla persistenza del passato nel caos della modernità, fondendo l’esuberanza teatrale del Barocco con l’alienazione delle periferie urbane. L’artista non si limita alla citazione storica, ma trasforma fregi, volute e chiaroscuri seicenteschi in echi visivi che emergono tra le geometrie austere e i volumi deserti delle metropoli contemporanee. Attraverso stratificazioni materiche e un uso sapiente della luce, Mascetti costruisce un dialogo temporale in cui l’architettura di Roma diventa un palcoscenico onirico, dove la memoria antica e la frammentazione postmoderna convivono in una sintesi cromatica potente. La cornice dell’Aranciera di Villa Borghese amplifica questo contrasto, permettendo al visitatore di percepire come le radici classiche continuino a vibrare sotto la superficie della città attuale, ridefinendo lo spazio urbano come un luogo dell’anima oltre che della pietra.
Mostra organizzata dalla storica galleria Lombardi.
Curatore: Lorenzo Canova.
Dati: Mar-Ven 10:00–16:00; Sab-Dom 10:00–19:00. Chiuso lunedì. Fino al 25 gennaio 2026.

La mostra “Kostabi City”, ospitata presso lo spazio espositivo de La Vaccheria all”Eur, rappresenta un’ampia antologia dedicata a Mark Kostabi, riunendo circa 160 opere che spaziano dai primi anni Ottanta fino alla produzione più recente. Il percorso espositivo si immerge nell’universo visivo dell’artista americano, celebre per i suoi iconici manichini senza volto: figure argentee e asettiche che, pur prive di tratti somatici, riescono a trasmettere una gamma profonda di emozioni umane, dall’amore alla solitudine urbana. Queste figure si muovono in scenari che fondono l’estetica della Pop Art con le atmosfere sospese della pittura metafisica di de Chirico, trasformando ogni tela in un palcoscenico dove si consumano i paradossi della società contemporanea e l’alienazione tecnologica.
Oltre a celebrare lo stile inconfondibile di Kostabi, l’esposizione mette in luce la sua particolare visione del ruolo dell’artista attraverso il richiamo al “Kostabi World”, la sua celebre bottega newyorkese che sfida i concetti tradizionali di originalità e autorialità. La selezione di dipinti, disegni e grafiche rivela un costante dialogo con la storia dell’arte, dove citazioni classiche e icone moderne convivono in una dimensione onirica e talvolta ironica. Inserita nel programma culturale del Municipio IX, la mostra non solo offre una panoramica esaustiva su uno dei protagonisti della scena internazionale, ma valorizza anche lo spazio rigenerato della Vaccheria, offrendo al pubblico un’esperienza immersiva e gratuita nella complessità del paesaggio urbano e psicologico del XXI secolo. L’opera e la notizia: Manichini senza volto che simboleggiano l’alienazione moderna. Una provocazione sul concetto di autore.
– Curatore: Gianfranco Rosini.
– Dati: Mar-Dom 9:00–19:00 (Mar-Gio chiude 13:00). Chiuso lunedì. .
La mostra esplora la coabitazione religiosa tra ebrei, cristiani e musulmani in siti di culto comuni nel Mediterraneo. Attraverso fotografie, documenti storici e opere contemporanee, il percorso analizza come questi spazi non siano solo teatri di conflitto, ma anche laboratori di tolleranza e sincretismo.
- L’esposizione approfondisce figure chiave come Maria o San Giorgio, venerati trasversalmente dalle diverse fedi, mettendo in luce pratiche rituali simili e leggende intrecciate. Villa Medici offre una cornice suggestiva per riflettere sulla “geografia della pace” e sull’identità mediterranea come ponte tra culture.
- L’opera e la notizia: Esplora siti dove ebrei, cristiani e musulmani pregano insieme, come la Grotta di Elia.
– Curatori: D. Albera, R. Bories e M. Pénicaud.
– Dati: Lun-Dom 10:00–19:00. Chiuso martedì.
13. “ After Nature “Urs Fischer (Gagosian)
L’esposizione di Urs Fischer dal titolo “After Nature” presso la Gagosian di Roma trasforma la galleria in un ambiente dove la materia sfida il tempo attraverso l’uso di otto pannelli di alluminio che danno vita a paesaggi serigrafati sospesi tra realtà e astrazione mentre la grande scultura della donna divano collocata al centro della sala ovale accoglie il pubblico in un abbraccio fisico e tattile ridefinendo il rapporto tra opera e spettatore attraverso una riflessione profonda sulla caducità della natura e la persistenza dell’immagine nel presente tecnologico della videoinstallazione interattiva che riprende i visitatori con un ritardo di cinque secondi rendendo ogni partecipante parte integrante di questa moderna vanitas contemporanea
– Referente: Piera Martinotti.
– Dati: Mar-Sab 10:30–19:00. Chiuso dom e lun. (Gratuita). Fino al 7 gennaio 2026.

La mostra, ospitata nella prestigiosa cornice del Palazzo della Cancelleria , rappresenta un dialogo profondo tra il rigore del Rinascimento e la spiritualità del minimalismo contemporaneo di Linda Karshan. L’esposizione, curata da Laura Villani, esplora il concetto di misura umana attraverso una selezione di opere che testimoniano la metodologia iterativa dell’artista, dove il segno grafico non è mai casuale ma scaturisce direttamente dal ritmo biologico del corpo, seguendo il battito cardiaco e la cadenza del respiro. Questa ricerca trentennale trasforma la superficie della carta in un campo di forze dove la geometria diventa un linguaggio emotivo e mistico, capace di richiamare le proporzioni matematiche e la sezione aurea care all’architettura che ospita l’evento.
Il momento più alto di questa interazione tra arte e spazio si è manifestato nella splendida Sala Vasari, il Salone dei Cento Giorni, dove Linda Karshan ha dato vita a una performance di “Walked Drawing”. In questo spazio monumentale, l’artista ha trasformato il proprio corpo in una sorta di bussola vivente, tracciando linee invisibili sul pavimento attraverso passi misurati e una coreografia interiore che ha agito come una musica del silenzio. Il contrasto tra l’estrema essenzialità dei suoi movimenti e la densità decorativa degli affreschi di Giorgio Vasari ha creato una tensione poetica unica, rendendo omaggio all’Umanesimo proprio nel primo palazzo rinascimentale della capitale. L’intero percorso espositivo, visitabile dal martedì alla domenica, invita così lo spettatore a riscoprire l’ordine del cosmo attraverso la disciplina del segno, in un’esperienza che lega indissolubilmente l’opera d’arte alla presenza fisica e spirituale dell’essere umano.
I suoi disegni sono basati sul ritmo del respiro e del cuore, in dialogo con l’architettura del Bramante.
– Curatrice: Laura Villa.
– Dati: Mar-Dom 10:00–13:00 / 15:00–19:00. Fino al 19 gennaio 2026.
La mostra Orizzonti Rosso presso lo spazio PM23 della Fondazione Valentino celebra l’iconica tinta della maison attraverso un dialogo fluido tra cinquanta creazioni haute couture e trenta capolavori d’arte contemporanea firmati da maestri come Warhol e Fontana trasformando il percorso espositivo in un’unica narrazione visiva che esplora il rosso come forza emotiva tra passione e potere per inaugurare la nuova sede romana di Piazza Mignanelli. Il Rosso Valentino esposto accanto a Koons e Warhol, esplorando il legame tra moda e arte globale.
– Curatrici: Anna Coliva e Pamela Golbin.
– Dati: Lun-Ven 10:00–18:00. Solo su prenotazione.
La mostra Il tempo della devozione alla Biblioteca Corsiniana celebra il legame tra preghiera privata e arte decorativa tra il XIV e il XVI secolo esponendo rari libri d’ore e manoscritti miniati della collezione Corsini caratterizzati da iniziali istoriate e bordure floreali che illustrano l’evoluzione del libro come oggetto di prestigio sociale e la scansione quotidiana del tempo attraverso la liturgia laica.
– Curatori: F. Manzari, L. Tongiorgi Tomasi, E. Antetomaso e M. Guardo.
– Dati: Lun, Mer, Ven 9:00–13:00. Chiuso sab e dom. Fino al 15 febbraio 2026.

Il progetto di Giorgio Di Noto esplora il patrimonio “invisibile” del Museo Nazionale Romano, concentrandosi in particolare sui depositi, i laboratori di restauro e l’Archivio Fotografico. L’artista ha lavorato su materiali d’archivio come lastre di vetro, negativi e vecchie stampe, trattandoli come veri e propri “reperti” archeologici.
In mostra, le sue opere fotografiche (spesso realizzate con tecniche che richiamano la stratificazione e la materia) dialogano direttamente con i reperti archeologici estratti dai depositi. L’obiettivo di Di Noto è riflettere su come la fotografia e l’archivio non siano solo strumenti di documentazione, ma processi di selezione e costruzione della memoria, svelando ciò che normalmente resta celato allo sguardo del pubblico. L’opera e la notizia: Reperti dai depositi del Museo Nazionale Romano, celebrando la bellezza del frammento.
– Curatore: Alessandro Dandini de Sylva.
– Dati: Mar-Dom 9:30–19:00. Chiuso lunedì.