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    Il virologo Crisanti pronto all’addio a Zaia: “Si affida a chi dice che il virus è morto”

    Di Lara Tomasetta
    Pubblicato il 19 Lug. 2020 alle 12:17 Aggiornato il 19 Lug. 2020 alle 12:20

    Andrea Crisanti, il genetista fautore del “modello Veneto”, è pronto a dimettersi dal Comitato Tecnico Scientifico della Regione Veneto. Lo scrive oggi Il Messaggero riportando le parole del professore dopo che la regione ha scoperto di avere l’indice di contagio più alto d’Italia. Il motivo sarebbe la divisione di vedute che intercorre ora tra lui e il presidente della giunta Luca Zaia.

    “Sa cosa è successo? C’è stato un cambio totale di politica della Regione. Da quando ho avuto quelle polemiche con Zaia, tutto è cambiato. Non dimentichi che due dei principali consiglieri del presidente sono tra coloro che hanno detto che il virus è morto. Tutto questo ha delle conseguenze, indirizza scelte, comportamenti”, afferma Crisanti. L’indignazione del virologo, quindi, è da far risalire alla decisione di Zaia di affidarsi ai consiglieri che definivano il virus “morto”. A un certo punto – riflette a voce alta Crisanti – le esigenze politiche hanno prevalso sulle indicazioni della scienza. Era necessaria una comunicazione che invitasse a prudenza e responsabilità. Invece, ci sono stati solo segnali contraddittori: “apriamo”, “non apriamo”, “è finito tutto”, “il virus è morto”.

    A mancare, secondo Crisanti, è stato anche quel modello di contact tracing efficiente che aveva reso il Veneto l’esempio virtuoso da seguire. “La sorveglianza attiva era un concetto che avevo proposto io. Ora la maggior parte dei tamponi è stata fatta solo tra il personale sanitario, tralasciando completamente il territorio”. “Fino al 17 marzo le cose sono andate bene, poi lui è cambiato”, ha sottolineato. “Evidentemente gli ha dato fastidio la mia popolarità e ha voluto attribuire ad altri meriti che non erano loro. Ma non voglio essere associato alle cose che stanno succedendo oggi, il Veneto sta seguendo una linea opposta a quella in cui credo”.

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