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    Milano, caos tamponi in aeroporto: “Torno da Malta e dovrò attendere dieci giorni per il test, rischio altissimo”

    La testimonianza di un milanese in vacanza all'estero a TPI: "Manca organizzazione"

    Di Lorenzo Zacchetti
    Pubblicato il 18 Ago. 2020 alle 19:17 Aggiornato il 18 Ago. 2020 alle 19:31

    Tamponi in aeroporto a Milano, la testimonianza di un turista a TPI

    Così come nelle prime settimane dell’emergenza-Covid, quando i cittadini erano lasciati a loro stessi senza indicazioni chiare, anche in questa particolare estate la confusione regna sovrana. Chi può chiede consiglio a conoscenti che si occupano di politica o di informazione, cercando di trovare l’uscita dal labirinto. È il caso di Christian, operatore sociale della provincia di Milano, che si trova in vacanza con la famiglia a Malta e che, a poche ore dal volo di ritorno a Malpensa, non ha ancora certezze.

    Ligio alle norme di comportamento fissate dalla sanità regionale, anche perché lavora nel settore del welfare, ha inviato una mail all’ATS lombarda di competenza, che gli ha indicato di inserire nell’apposito sito della Regione i dati suoi, della moglie e dei figli. “Sul sito ho trovato un form da riempire. – spiega Christian a TPI – Inizialmente, il link rimandava a una pagina nella quale si diceva che i cittadini lombardi di ritorno da alcune specifiche località turistiche, tra cui appunto Malta, dovevano fare il tampone prima del viaggio di ritorno o, in alternativa, rimanere in isolamento fiduciario, fino all’esito del tampone, una volta tornati a casa”.

    “L’ipotesi di fare il tampone qui l’abbiamo scartata perché sarebbe stato a pagamento, mentre sull’isolamento fiduciario è stata la Regione Lombardia a cambiare idea, in quanto con una successiva delibera ha deciso che non era più necessario. Ovviamente non so come mai abbiano preso questa decisione, ma rifletto sul fatto che chi è in isolamento viene considerato in malattia e quindi la sua assenza dal lavoro viene coperta dagli enti previdenziali”.

    La soluzione prospettata da Regione Lombardia, recependo le indicazioni nazionali, è quella del tampone da effettuare negli aeroporti, ma pur essendo ormai al 18 agosto, nel pieno del rientro di chi è andato all’estero, la loro organizzazione pare ancora piuttosto carente. Il Consigliere Regionale del PD Pietro Bussolati, uno dei più strenui oppositori della gestione della sanità da parte della maggioranza di centrodestra, si è recato all’aeroporto di Malpensa, rilevando come l’area destinata ai tamponi (secondo quanto annunciato dall’assessore Gallera) fosse invece ancora nella sua funzione abituale di parcheggio per auto. Nei commenti al suo post sui social, diversi utenti confermano di essere tornati da viaggi all’estero senza trovare personale predisposto ai tamponi, che quindi sono stati eseguiti privatamente. In media, se si paga, ci vogliono appena due giorni per sottoporsi al test e altrettanti per avere il risultato.

    Christian inoltre rivela un particolare interessante: “Nel form che mi hanno fatto compilare viene richiesto il giorno della partenza, ma non l’orario del volo. Come si fa, quindi, ad organizzare il tampone per chi arriva, se non si sa quando arriva? Il nostro aereo partirà il 20 agosto, alle ore 17.00, e a questo punto ho perso le speranze sul fatto che ci faranno il test in aeroporto, anche se l’assessore Gallera dice che proprio da giovedì dovrebbero cominciare i tamponi a Malpensa”. Quella di Christian non è una mera congettura, ma una constatazione di quanto accaduto ad altri connazionali: “In questi giorni ho sentito diversi amici che hanno trascorso le vacanze in luoghi ad alta concentrazione di casi di Covid-19 e tutti quanti mi hanno detto che il tampone gli è stato fissato in un arco di tempo di circa 10 giorni dal rientro in Italia”.

    Proprio perché conosce il settore sociosanitario, Christian pone una domanda decisamente calzante: “Dal momento in cui rientrerò in Italia, starò attento ad evitare comportamenti a rischio. Tuttavia, ci sono delle attività imprescindibili, alle quali anche il più prudente non può sottrarsi, come fare la spesa o andare in farmacia. Se si pensa a tutte le persone che sono state all’estero – e che potrebbero essere state contagiate – è veramente rischioso il fatto che stiano in giro liberamente per una decina di giorni. Davvero non si potevano organizzare i tamponi al momento del rientro, direttamente in aeroporto? Ormai sono rassegnato al fatto che dovremo aspettare anche noi per il test, sempre che nel frattempo le cose non cambino: negli ultimi giorni qui a Malta i dati sono in calo e se dovesse continuare così non è detto che i controlli a Milano non vengano allentati. Non ci sono certezze, insomma”.

    Sul tema interviene anche Carlo Porcari, segretario regionale di Articolo Uno: “Al momento 10.000 cittadini lombardi sono in attesa di essere convocati dalle strutture sanitarie e sottoposti a un lockdown ‘moderato’ (ovvero spostamenti contingentati per andare al lavoro, per ragioni sanitarie, per incombenze legate alla mini-quarantena come recita l’ordinanza regionale) con una previsione di attesa di oltre una settimana oppure possono rivolgersi a strutture private con un costo medio di 80 euro. Numero destinato a crescere nei prossimi giorni esponenzialmente, solo ieri sono rientrate quasi 5.000 persone, tra Linate e Malpensa, da Spagna, Croazia, Grecia e Malta”.

    “A Linate, per motivi di spazio fisico che creerebbero ulteriori assembramenti, al momento sembra impossibile attivare dei gazebo per gli esami, mentre a Malpensa i pochi gazebo che verranno attivati saranno destinati prevalentemente ai passeggeri non residenti, mentre i residenti lombardi dovranno rivolgersi alle ATS per prenotare il test presso i già insufficienti punti attivati presso le ASST lombarde. Ormai ogni parola, considerazione e critica sull’operato del duo Fontana-Gallera è ridondante, resta solo l’attonimento e la speranza che a tempo debito i lombardi facciano le loro valutazioni nelle urne elettorali”, conclude la nota.

    Si è affidata a una nota stampa anche SEA, la società che gestisce gli aeroporti milanesi, che afferma di non avere “alcuna responsabilità nella tempistica con cui si sono organizzati i presidi sanitari per l’effettuazione dei tamponi in aeroporto ai passeggeri in arrivo da Grecia, Spagna, Malta e Croazia”. SEA ha così risposto a Gallera, che in mattinata aveva addebitato i ritardi al fatto che Sea e Usmaf  “non avevano uomini, non avevano test. È chiaro che abbiamo soccorso chi doveva essere principalmente deputato a fare questa attività”. Dal canto suo, SEA replica: “Come tra l’altro correttamente riportato dai media giovedì 13 agosto, la società si è immediatamente messa a disposizione degli enti competenti per l’individuazione e l’allestimento delle aree da dedicare a tale attività. Pertanto nessun eventuale ritardo nell’esecuzione dei tamponi può essere imputato a SEA che, in qualità di gestore aeroportuale, non può far altro che essere di supporto logistico alle autorità sanitarie”.

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