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    Studentessa tornata al Sud da Milano: “Mi sentivo in trappola. Temevo di non poter tornare più a casa”

    Credit: ANSA/MARCO OTTICO
    Di Clarissa Valia
    Pubblicato il 9 Mar. 2020 alle 13:07 Aggiornato il 10 Mar. 2020 alle 11:26

    Studentessa della Bocconi tornata al Sud da Milano

    M. F. è tra le persone che hanno deciso di lasciare Milano. Studentessa di Giurisprudenza all’università Bocconi di Milano, M. è originaria di Eboli. Al quotidiano Il Mattino ha raccontato: “Mi sentivo in trappola, sono tornata al Sud ma rispetto le regole e mi metto in quarantena”. Arrivata in Campania, la ragazza si trova ora in quarantena.

    La giornalista le ha chiesto perché ha scelto di lasciare Milano soltanto sabato, e non prima: “Due settimane fa, quando l’Università è stata chiusa, ho deciso di restare a Milano. Prima non erano ancora chiare le dimensioni della diffusione del contagio […] Inoltre, prima di tornare a casa avevo la necessità di essere certa di non aver contratto il virus per tutelare la mia famiglia. I corsi all’Università sono frequentati da ragazzi di tutto il mondo e ci sono studenti che provengono anche dai paesi individuati, poi, zone rosse, come Lodi e Codogno. Così ho scelto l’autoquarantena”, risponde la studentessa.

    Finito l’isolamento volontario, Maria ha deciso di tornare al Sud. “Mi sono sentita in trappola. Ho avuto paura di non avere più la possibilità di tornare a casa. Il mio pensiero è subito andato a quanti sono costretti a scappare dal proprio Paese per sopravvivere” […] “Avevo deciso di tornare a casa una volta scaduto il quattordicesimo giorno della quarantena. Con i miei abbiamo pensato che il modo meno rischioso per me e per gli altri fosse tornare in auto […] Mio padre è venuto a Milano sabato mattina, proprio mentre si paventava la possibilità che la Lombardia venisse delimitata come zona rossa. Non vi era la certezza, ma col passare delle ore, la fuga della notizia sul decreto che avrebbe firmato il presidente Conte di lì a breve, ha gettato tutti nel panico. Mio padre ha immediatamente chiamato il numero verde della Regione Lombardia per spiegare che stava entrando in regione per prendermi e portarmi a casa. Non ho dovuto effettuare alcun tampone dal momento che non presentavo sintomi e avevo già osservato la quarantena in via precauzionale. L’idea era quella di ripartire il mattino dopo, ma sempre più insistente era il pericolo di rimanere bloccati a Milano. Così, in tutta fretta, siamo ripartiti”.

    La studentessa nell’intervista ha raccontato anche del contatto che ha avuto con le autorità di Eboli, in previsione del rientro da Milano. ″È doveroso rientrare rispettando le regole” […] “Noi abbiamo chiamato la polizia municipale di Eboli per lasciare loro il mio nominativo, comunicando il mio ingresso in città. La Asl mi ha detto che, non avendo sintomi, non era necessario effettuare il tampone. Ora devo rimanere in quarantena ad Eboli per altri quattordici giorni”. Dall’emergenza Coronavirus Maria Falcone racconta di avere compreso che: “La libertà va custodita come la conquista più preziosa“.

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