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    Sea Watch, la nave di nuovo davanti alle coste di Lampedusa

    Di Futura D'Aprile
    Pubblicato il 14 Giu. 2019 alle 12:20 Aggiornato il 11 Set. 2019 alle 02:35

    Sea Watch Lampedusa | Sea Watch posizione attuale

    Sea Watch posizione attuale – Nella mattina del 14 giugno la nave della Ong Sea Watch, con a bordo 53 migranti, ha virato verso Malta dopo essere arrivata a poche miglia da Lampedusa, ma poche ore dopo ha nuovamente fatto rotta verso le coste italiane.

    Intorno alle 12.20 l’imbarcazione umanitaria è arrivata di fronte all’isola di Lampedusa. “Abbiamo bisogno di un porto sicuro dove sbarcare. Lanciamo un messaggio all’Europa: aprite i porti”.

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    L’Ue difende la Sea Watch

    La manovra della Sea Watch ha scatenato la reazione del ministro dell’Interno, Matteo Salvini: “Niente Malta. Sea Watch ha cambiato nuovamente rotta: ciondola nel Mediterraneo e gioca sulla pelle degli immigrati, nonostante abbia chiesto e ottenuto un porto da Tripoli. Stiamo assistendo all’ennesima sceneggiata: dicono di essere i buoni, ma stanno sequestrando donne e bambini in mezzo al mare. Per loro, porti chiusi!”.

    Sulla questione si è espressa anche la Commissione Ue, che ha ricordato come la Libia non sia un porto sicuro per cui “tutte le imbarcazioni che navigano sotto bandiera Ue sono obbligate a rispettare il diritto internazionale” e a garantire l’approdo ai migranti soccorsi in un luogo in cui la loro vita non sia in pericolo (qui la notizia)

    Sea Watch | Lo scontro con Salvini

    Il 13 giugno Salvini ha firmato una nuova direttiva in cui chiedeva ai comandi generali della Guardia di finanza e della Capitaneria di porto di diffidare la nave se fosse entrata in acque territoriali.

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    Il vicepremier leghista ha quindi avvertito l’equipaggio della nave umanitaria ricordando loro che potrebbero essere sanzionata sulla base delle leggi inserite nel decreto Sicurezza bis da poco approvato.

    “La nave illegale, dopo aver imbarcato 52 immigrati in acque libiche, si trova ora a 38 miglia dalle coste libiche, a 125 miglia da Lampedusa, a 78 miglia dalla Tunisia e a 170 miglia da Malta. Le autorità libiche hanno assegnato ufficialmente Tripoli come porto più vicino per lo sbarco. Se la nave illegale Ong disubbidirà, mettendo a rischio la vita degli immigrati, ne risponderà pienamente”.

    La Libia e il porto sicuro

    Per la prima volta infatti la Libia è intervenuta nella questione offrendo alla Sea Watch un “porto sicuro” in cui far sbarcare i migranti. Proposta non accettata dalla Ong, che ha ricordato che il territorio libico non può essere in alcun modo considerato sicuro.

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    I legali di Sea Watch inoltre hanno annunciato che quereleranno per diffamazione il ministro Salvini per le dichiarazioni diffuse dopo il soccorso. “Dichiarazioni diffamatorie a mezzo stampa insultando la Ong e l’operato della sua nave; operato che si sostanzia, sempre, in legittima attività di soccorso e salvataggio”.

    “Occorre precisare che le autorità libiche non hanno dato alcuna indicazione alla nave della Ong da noi rappresentata la quale ha rispettato la vigente normativa internazionale che, come oramai noto, vieta il trasbordo e lo sbarco in territorio libico. Il Ministro sa bene che fare rientrare chi fugge da guerre, violenze e soprusi in un paese che non è qualificato come ‘porto sicuro’,  in costante guerra civile, costituisce una gravissima violazione dei diritti umani, del diritto del mare e del diritto dei rifugiati”.

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