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    Sea Watch, il duro commento di Domenico Quirico a Carola: “Ecco perché stai sbagliando”

    Di Cristina Migliaccio
    Pubblicato il 29 Giu. 2019 alle 20:59 Aggiornato il 11 Set. 2019 alle 02:31

    SEA WATCH CAROLA – Domenico Quirico, giornalista del quotidiano La Stampa, ha voluto esprimere il suo parere su Carola Rackete, la capitana della Sea Watch 3 che ha forzato il blocco imposto dalle autorità italiane entrando così nelle acque nazionali, con a bordo una quarantina di migranti soccorsi nelle acque libiche.

    Nella notte tra venerdì 28 e sabato 29 giugno 2019, Carola è stata arrestata dalla Guardia di Finanza con l’accusa di resistenza o violenza contro nave da guerra e tentato naufragio.

    Carola Rackete arrestata: cosa rischia la capitana della Sea Watch

    Sea Watch | Carola, stai sbagliando

    “Dico la verità: dopo otto anni passati a raccontar i migranti, a camminare insieme, a spartir tutto con il primo di loro che piangesse lacrime nel deserto o tra le onde del mare, non provo simpatia per Carola”, ha attaccato Domenico Quirico in un suo spassionato commento su La Stampa.

    “Non credo ci sia grandezza, neppure tragica, nell’errore. C’è solo l’errore e il danno per la causa per cui ci si batte. Non voglio indignarmi, accusare: la Buona Causa resta quella e non la rinnego, gli xenofobi, sabbia arida, alghe putride, non mi avranno, ma non mi mischierò con la giovane attivista tedesca, non salgo sulla sua nave”.

    Così si schiera Domenico Quirico, prendendo le distanze dalla scelta della capitana della Sea Watch 3, ma perché?

    “Dopo otto anni, scudisciati da delusioni e amarezze, è giunto il momento di riconoscere che il peccato originale è stato credere che si potesse vincere la battaglia sulla migrazione utilizzando l’arma della pietà, della empatia verso chi soffre. È stato anche il mio errore”.

    Sea Watch Carola | Quirico contro Salvini

    Poi Quirico parte all’attacco: “Il capitano della Sea Watch è solo l’ultimo di una schiera di persone di buona volontà ma cieche che ha consegnato i migranti a Salvini”.

    Quirico non è per la pietà. “La compassione, anche se grande, come avviene nel buon medico, deve passare oltre la piaga che si vuole sanare. Palpare e non ascoltare i gemiti. Suturare. Comporre. Guarire”. Ed è proprio questa pietà che “che porta sempre dietro un quoziente di disprezzo altezzoso, che cercano gli uomini e le donne che sopravvivono al mare? O sono invece naufraghi fuggiti dal vasto mondo dove vige il non diritto che cercano disperatamente di entrare nel mondo del diritto?”.

    Domenico Quirico non vacilla su questo, soltanto una cosa doveva essere garantita loro: il diritto. Secondo Quirico, quelle persone andavano salvate non con l’arma della compassione, non infrangendo le leggi, ma modificandole.

    “Tutti gli uomini hanno diritto alla vita, alla libertà e alla ricerca della felicità. Conosciamo l’album della nostra storia: è un codice di leggi, sfogliamolo” conclude.

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