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    Sulla nave Mare Ionio si è imbarcato un prete che lotta per i migranti: “Gesù è con i volontari delle Ong”

    Don Mattia Ferrari a bordo della nave Mare Jonio
    Di Valerio Nicolosi
    Pubblicato il 30 Apr. 2019 alle 08:57 Aggiornato il 11 Set. 2019 alle 02:39

    “Fermare le navi è un’ingiustizia. Perché lo fanno? Per farli annegare?”. A dirlo, poco più di un mese fa, era Papa Francesco, che durante un’intervista al canale televisivo spagnolo “La Sexta” parlava delle navi che fanno soccorso in mare.

    In quel caso specifico si riferiva alla “Open Arms”, alla quale le viene impedito dal governo spagnolo di andare nelle zone SAR del Mediterraneo Centrale e che al momento ha preso la rotta per Lesbos e Samos, le due isole greche di fronte alla Turchia, dove sta portando qualche tonnellata di aiuti umanitari raccolti nelle scorse settimane a Barcellona.

    Quelle parole del Papa non sono state le uniche: proprio la scorsa domenica, durante l’Angelus, Bergoglio ha lanciato un appello per far arrivare i migranti bloccati in Libia e vittime della guerra tra i due governi, quello di Tripoli presieduto da Fayez al-Serraj e quello della Cirenaica presieduto dal generale Khalifa Haftar.

    A raccogliere queste parole e a farle sue ci ha pensato don Mattia Ferrari della diocesi di Modena, un giovane 25enne che da meno di un anno ha preso i voti e che si occupa degli ultimi della città emiliana e nella vicina Bologna.

    Proprio in quel contesto ha conosciuto i ragazzi di Ya Basta: “Due anni fa accolsero Yusupha, un ragazzo migrante che dormiva in stazione a Bologna e per il quale non riuscivamo a trovare posto. Bussammo alla loro porta, e loro accolsero Yusupha con gioia. E grazie a loro Yusupha, dopo anni vissuti nell’abbandono, è rinato. Ha ripreso a vivere con dignità, perché si è sentito amato” racconta don Mattia che ha deciso di continuare a dedicarsi agli ultimi ma in un altro modo, imbarcandosi su di una nave da soccorso, più precisamente la “Mare Jonio” della piattaforma Mediterranea.

    Mare Jonio, i volontari a TPI: “Migranti spaventati quando li abbiamo salvati, ci hanno scambiati per la Guardia Costiera libica”

    Quella che era stata definita la “Nave dei centri sociali” da oggi ha un volto diverso. Sul rimorchiatore domenica scorsa hanno allestito un piccolo altare, i volontari e l’equipaggio hanno partecipato alla messa e si sono divisi le letture. “Un momento emozionante” è stato definito da chi vi ha preso parte.

    “Sono qui – dice don Mattia – per vivere il Vangelo di Gesù accanto a questi ragazzi affamati di giustizia e operatori di pace. Sono qui per portare la vicinanza della Chiesa di Gesù a questi ragazzi che rischiano la loro stessa vita per salvare quella del prossimo, e ai migranti che casomai verranno salvati durante la missione”.

    Ora la “Mare Jonio” si sta dirigendo a sud, verso la tanto contestata zona SAR libica che nei mesi scorsi è stato dimostrato non essere sotto il controllo dei governi di Tripoli e di Bengasi.

    Inoltre la battaglia tra i due uomini forti del paese nord africano si è spostata in parte in mare, questo aumenta le difficoltà per i migranti di scappare e soprattutto aumenta le difficoltà per le operazioni di soccorso.

     

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