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    Ragazzo ucciso a Roma: Scarface, pistole e tatuaggi sul profilo Facebook di Paolo Pirino

    Paolo Pirino su Facebook

    Paolo Pirino e Valerio Del Grosso sono stati fermati dopo che si erano dati alla fuga a bordo di una Smart bianca

    Di Maria Teresa Camarda
    Pubblicato il 25 Ott. 2019 alle 16:19 Aggiornato il 25 Ott. 2019 alle 16:54

    Ragazzo ucciso: Paolo Pirino su Facebook, tra pistole, Scarface e tatuaggi

    Tatuaggi, armi, Scarface, lo sguardo di sfida. Il profilo Facebook di Paolo Pirino, 21 anni, uno dei due fermati per l’omicidio di Luca Sacchi a Roma, è un inno alla filosofia del ‘gangsta’ di periferia in chiave Gomorra.

    La foto che campeggia sulla pagina del profilo è di tre incappucciati armati. Pirino sfoggia i suoi tatuaggi in più foto, come quello sulla mano sinistra, l’anno di nascita – 1998- e l’effigie della Madonna. Poi tanti post con canzoni neomelodiche e frasi ad effetto e foto che ritraggono Pirino in atteggiamenti da duro, jeans strappati e giubbotti di pelle.

    E ancora più giù foto di uomini con mitra e pistole. Ed è una pistola spianata quella che Pirino ha tatuata sul petto assieme all’immagine di tre donne.

    Luca Sacchi è stato ucciso la notte del 23 ottobre nella zona di Colli Albani a Roma proprio con un colpo di pistola che lo ha raggiunto alla testa. Un caso trattato almeno all’inizio come una rapina finita nel sangue, ma che si sta delineando sempre di più come un fatto di droga: forse uno scontro con dei pusher.

    Paolo Pirino e Valerio Del Grosso sono stati fermati dopo che si erano dati alla fuga a bordo di una Smart bianca. Del Grosso è stato rintracciato in un residence hotel in zona Tor Cervara mentre Pirino era sul terrazzo di una palazzina in zona Torpignattara dove si era nascosto.

    L’auto con cui si erano dati alla fuga è stata sequestrata. Ai due si è arrivati anche grazie a una serie di testimoni che hanno fornito elementi determinati per individuare e rintracciare i presunti autori dell’omicidio.

    Determinante però è stata la dichiarazione di una madre arrivata in caserma nella notte: “Credo che a uccidere il ragazzo sia stato mio figlio”.

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