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    Gioele, il padre: “5 ore di lavoro di un volontario rispetto a 15 giorni di 70 uomini esperti mi fanno sorgere dei dubbi”

    Daniele Mondello sconsolato dopo la notizia del possibile ritrovamento del piccolo Gioele. Caronia Messina, 19 agosto 2020. ANSA/CARMELO IMBESI
    Di Clarissa Valia
    Pubblicato il 20 Ago. 2020 alle 09:31 Aggiornato il 20 Ago. 2020 alle 10:05

    Gioele, lo sfogo del padre: “Ho dubbi su come sono state condotte le ricerche”

    Cinque ore di lavoro di un volontario rispetto a 15 giorni di 70 uomini esperti mi fanno sorgere dei dubbi oggettivi sui metodi adottati per le ricerche. La mia non vuole essere una polemica, ma la semplice considerazione di un marito e padre distrutto per la perdita della propria famiglia”. È lo sfogo di Daniele Mondello, il padre del piccolo Gioele e marito di Viviana Parisi, sul proprio profilo Facebook. “Nonostante il dramma che mi ha travolto – continua – trovo doveroso ringraziare quanti mi hanno aiutato. Dedico un ringraziamento particolare al Signore che ha trovato mio figlio. Se non ci foste stati voi, chissà se e quando lo avremmo ritrovato”. “Viviana e Gioele – conclude Daniele Mondello – vi ringraziano ed io vi mando un abbraccio enorme, siete stati grandi!”.

    Lo sfogo di Daniele Mondello arriva dopo una giornata di svolta per le ricerche di Gioele. A ritrovare quelli che quasi certamente sono i resti del bambino è l’ex carabiniere 55enne Giuseppe Di Bello (qui un suo profilo). Per trovare il corpo sono state messe in campo squadre speciali di ricerca con l’ausilio di droni e cani molecolari che hanno cercato il piccolo per una quindicina di giorni. Il carabiniere in congedo, invece, aveva raccolto l’appello di Daniele Mondello, ieri mattina unendosi ad alcune centinaia di volontari che hanno cominciato a perlustrare la zona attorno all’autostrada Messina-Palermo, e ha trovato quello che resta del corpicino in meno di un giorno, dove nessuno finora si era spinto nelle ricerche. Nella boscaglia più fitta.

    “L’ho trovato dove gli altri non lo hanno cercato. Sono arrivato dove nessuno era ancora arrivato”, ha spiegato ai giornalisti Di Bello. “Come è finito, secondo lei, Giole lì?”, gli chiedono. E l’ex carabiniere risponde: “Non mi interessa, saranno i magistrati a scoprirlo”. Il corpicino che quasi certamente appartiene al bambino di 4 anni era straziato «dagli animali selvatici. È stato un dono di Dio, ritrovarlo”, aggiunge il carabiniere in congedo. Francesco Radici, un altro volontario che era insieme all’ex miliare, ha raccontato che Di Bello “aveva in mano una falce con cui si è fatto largo in mezzo ai rovi e a una fitta vegetazione fino a trovare i resti”.

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