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    Le multe alle Ong non fermeranno i soccorsi. Reporter TPI a bordo della Open Arms

    Credit: Valerio Nicolosi

    Valerio Nicolosi racconta giorno per giorno cosa succede a bordo della Open Arms lungo la rotta del Mediterraneo centrale

    Di Valerio Nicolosi
    Pubblicato il 8 Lug. 2019 alle 22:03 Aggiornato il 11 Set. 2019 alle 02:26

    Open Arms | Reporter di TPI a bordo | Giorno 10

    Open Arms – La cabina dei “media”, ovvero dove dormiamo io e il mio collega Olmo Calvo, è quella più vicina alla prua. Quando c’è mare mosso è quella che si muove di più e quando, come in questo caso, si getta l’ancora, sembra che i grandi anelli della catena siano sopra la tua testa. Ore 5:47, poco prima aveva suonato la prima sveglia, quella che sai che puoi ignorare.

    Fuori c’è già luce e quindi siamo più a nord, stiamo sbarcando per la fine della prima missione. Lampedusa è sempre bella ma l’alba vista da fuori il porto è qualcosa di spettacolare, la palla rossa si fa spazio esattamente dietro la Porta d’Europa mentre la torre dell’aeroporto delinea meglio l’orizzonte della “Perla del Mediterraneo”.

    Credit: Valerio Nicolosi

    Fino a due giorni fa c’erano due casi SAR proprio qua davanti, Mediterranea e Alan Kurdi, oggi risolti entrambi ma con differenti soluzioni.

    Mediterranea è sotto inchiesta per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina mentre la nave della ONG tedesca Sea Eye si è diretta versa Malta dove prima hanno ricevuto l’alt con annessa minaccia di invio di navi da guerra, mentre poche ore dopo il governo dell’isola aveva già collocato tutti e 66 i migranti a bordo.

    Open Arms | Nessun ricollocamento

    Una sconfitta per la “linea dura” italiana e dell’internazionale sovranista che non potrà ricollocare nessuna delle persone sbarcate da Sea Watch e da Mediterranea. Noi siamo per un cambio equipaggio e per fare rifornimento di cibo e acqua, dopo 14 giorni in mare molte delle persone della missione 63 di Open Arms torneranno a casa, mentre io resterò qua anche per le prossime settimane.

    Una missione strana, diversa dalla altre. Una multa di 901.000€ pendente sulla nave e la ONG, imposta dal Governo di Sanchez e che di fatto farebbe chiudere una delle esperienze migliori che ci siano state nel mondo del soccorso in mare, da Lesbo al Mediterraneo Centrale.

    Spesso leggo, anche da persone che si dichiarano di sinistra, che le ONG hanno qualcuno di losco al loro interno o alle loro spalle e nascondono segreti.

    Attingono il loro sapere da articoli de Il Giornale o Libero, tutti basati sul sospetto e il complottismo e sui non detti, con frasi che lasciano intendere ma che non scrivono, anche perché a quel punto la querela sarebbe veloce. I bilanci delle ONG sono pubblici e soprattutto non si possono accomunare le diverse esperienze.

    Credit: Valerio Nicolosi

    Open Arms | Le altre Ong

    Tra Save the Children e Emergency ci passa un mondo, almeno per me. Il bilancio umano invece non è in discussione perché, nonostante la multa pendente, questa missione ha soccorso 55 persone a bordo di un piccolo peschereccio, successivamente soccorso dalla Guardia Costiera Italiana, un barchino con 6 uomini a bordo, e dato assistenza medica e provviste ai 54 presenti su Mediterranea, facendo da “scorta” fino a Lampedusa viste le precarie condizioni della Alex.

    Più di 100 persone aiutate senza che la nave sia stata confiscata, un bagaglio umano importante. Tempo di fare rifornimento, cambiare l’equipaggio e ripartire.

    Open Arms | Diario di bordo del reporter di TPI | Giorno 10
    Diario di bordo del reporter di TPI | Giorno 9
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