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    Lite fra ospiti a casa Sgarbi finisce con una denuncia. Il critico: “Riconciliatevi”

    Di Anton Filippo Ferrari
    Pubblicato il 14 Nov. 2020 alle 15:18 Aggiornato il 14 Nov. 2020 alle 16:30

    Lite in casa Sgarbi finisce con una denuncia

    Una piccola lite in casa di Vittorio Sgarbi è finita con una denuncia per calunnia. Il curioso episodio, raccontato oggi dal Corriere della Sera, è accaduto nel pomeriggio di ieri – 13 novembre – nell’abitazione del critico d’arte e politico, a Roma, dov’era ospite il manager Giulio Borgognoni. L’uomo avrebbe riferito alla polizia di essere stato aggredito, durante la conversazione, dal responsabile dell’ufficio stampa del critico d’arte, Nino Ippolito.

    “Nessuna aggressione a casa mia!”, ha voluto precisare Sgarbi. “E pieno sostegno a Ippolito. Escludo che il responsabile del mio ufficio stampa abbia potuto aggredire qualcuno, tanto meno da me; probabilmente l’alterco è nato dall’equivoco determinato dallo spirito provocatorio di Borgognoni che bisogna conoscere senza prenderlo sul serio. D’altra parte le capacità professionali di Nino Ippolito non sono in alcun mondo in discussione, e sono testimoniate dagli evidenti risultati di questi anni, sopratutto nella gestione dei miei profili social. Probabilmente Ippolito ha agito in modo scomposto, ma certamente non violento. Io ero lontano e non ho potuto intervenire, ma chiederei ai due di riconciliarsi. Spero che il dissidio si componga”.

    Ma per quale motivo i due avrebbero litigato? Ad innescare la discussione sarebbe stata l’accusa rivolta dall’imprenditore all’addetto stampa di gestire i profili social di Vittorio Sgarbi in maniera “sballata”. “Ippolito si è infuriato – ha raccontato Borgognoni – colpendomi al volto e minacciandomi”. All’intervento della pattuglia del commissariato Trevi e dell’ambulanza, sempre secondo Borgognoni, Ippolito si sarebbe allontanato. Sgarbi invece si sarebbe intrattenuto con gli agenti di polizia. Ricostruzione che è stata smentita da Ippolito: “Quella di Borgognoni è una grave diffamazione: mi accusa di una cosa inventata, cioè un’aggressione mai avvenuta. Nell’attesa delle sue scuse, non mi resta che procedere per calunnia”.

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