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    Vi mostriamo la lettera che Crisanti inviò alla Sanità Veneta raccontando una “piccola bugia” sui tamponi agli asintomatici

    Il professor Andrea Crisanti dell'università di Padova
    Di Selvaggia Lucarelli
    Pubblicato il 1 Giu. 2020 alle 17:00

    Il professore Andrea Crisanti non ci sta. Dopo l’intervista al governatore del Veneto Luca Zaia pubblicata sul Fatto Quotidiano la settimana scorsa, ha qualcosa da precisare. E il tema è ancora una volta quello dei tamponi e dei famosi “ruoli” per cui Zaia e il microbiologo che fatto tamponare centinaia di migliaia di veneti, anche asintomatici,  litigano a colpi di dichiarazioni ormai da giorni. Secondo Zaia la strategia con cui affrontare la pandemia in Veneto è stata elaborata dalla dottoressa Francesca Russo, mentre Crisanti è stato “solo” l’uomo delle analisi e dei tamponi.

    Nell’intervista si faceva notare a Zaia che però, questi famosi tamponi fatti anche agli asintomatici rientrati dalla Cina prima del caso del paziente 1 di Codogno, il direttore generale della sanità Domenico Mantoan non li voleva far fare. Aveva addirittura diffidato il professor Crisanti dal procedere con questa attività di screening su persone asintomatiche perché le linee guida non lo consentivano (i tamponi andavano fatti solo a persone con sintomi). Zaia, nell’intervista, aveva precisato: “Mantoan a febbraio gli ha scritto che quelle non erano le linee guida nazionali. Lui ha risposto con una lettera, in cui ritrattava le sue richieste, Crisanti questo non lo dice mai”.

    E allora Crisanti, con voce serena e quasi divertita, spiega che no, la storia è un po’ diversa: “Mi dispiace perché sembra che io e Zaia abbiamo fatto pace, ma con Mantoan a febbraio non ho affatto ritrattato. Ho solo risposto alla sua lettera con una piccola bugia”. Cioè? “Dicendo che i casi delle persone rientrate dalla Cina che stavo analizzando erano relativi a individui sintomatici!”. E perché? “Perchè altrimenti quei tamponi me li faceva pagare”. Quindi non ha rinnegato nulla in quella lettera di risposta a Mantoan? “Ma no, e le dico una cosa divertente: se anche avessi rinnegato, sarei in ottima compagnia, perché io qui ho dei predecessori illustri di cui non mi ritengo degno, che hanno dovuto rinnegare, ma poi la storia ha dato loro ragione”. Di chi parla? “Qui a Padova ha insegnato Galileo”. Che alla fine rinnegò se stesso. “Ecco, sono in buonissima compagnia”. Io però questa lettera non l’ho vista. “Gliela mando, nessun problema”.

    In effetti Andrea Crisanti me la invia, perché non ha nulla da nascondere. La lettera, datata 12 febbraio 2020 e inviata dal professor Crisanti al direttore generale Domenico Mantoan nonché alla stessa dottoressa Francesca Russo, non contiene alcuna ritrattazione. Anzi. Crisanti scrive proprio che non rinnega la sua posizione sulla potenziale contagiosità degli asintomatici e cita un articolo a supporto della sua tesi. Allo stesso tempo però rassicura Mantoan del fatto che i 100 tamponi eseguiti da lui entro il 12 febbraio, erano stati fatti a persone rientrate dalla Cina, ma sintomatiche o pauci sintomatiche (in realtà, invece, ha violato le regole, come riporta oggi anche il Corriere). Infine, aggiunge: “Non è da escludere che in futuro le disposizioni ministeriali verranno modificate, così da includere anche pazienti asintomatici. Spero di averla tranquillizzata”.

    Per riassumere: Crisanti già molte settimane prima del paziente 1 di Codogno aveva intuito che gli asintomatici potevano essere una bomba ad orologeria e aveva cominciato a eseguire tamponi mirati, agli studenti asintomatici che rientravano dalla Cina. Le disposizioni ministeriali stabilivano che potesse farli solo ai sintomatici. Mantoan scopre che li fa anche agli asintomatici e lo diffida. Il rischio per Crisanti è un’accusa di danno erariale. Crisanti allora “aggiusta” un po’ la verità e gli scrive che sta facendo tamponi solo ai sintomatici, magari a persone con un po’ di tosse. Dieci giorni dopo, il paese scoprirà che da almeno un mese, proprio gli asintomatici avevano già contagiato mezzo nord Italia nella tragica inconsapevolezza generale. E che quel microbiologo testardo che a Padova si ostinava a fare tamponi anche a chi pareva sprizzare di salute, aveva ragione. Bugia perdonata, si spera.

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