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    “Mia madre 75enne è abbandonata in un hotel di Milano per la quarantena senza visite né tamponi”

    Credits: ANSA

    La Regione Lombardia ha disposto alberghi e grandi strutture per far passare la quarantena a quei pazienti dimessi dagli ospedali impossibilitati a tornare a casa, ma alcuni di loro vengono lasciati lì a tempo indeterminato, senza vedere neanche un medico

    Di Selvaggia Lucarelli
    Pubblicato il 23 Apr. 2020 alle 14:09

    Avevano detto, in Lombardia, che si sarebbero requisiti alberghi, residence e tutte le strutture idonee ad ospitare le persone dimesse dagli ospedali impossibilitate a fare la quarantena a casa ed è finita così: che trovata qualche struttura libera, poi i pazienti restano lì, fino a una data indefinita. E la data indefinita non è quella in cui si positivizzeranno, ma quella in cui arriverà un tampone. É il caso di Gina, 75 anni, di Milano, che dopo la dimissione dall’ospedale Fatebenefratelli da 16 giorni si trova da sola in una stanza dell’Hotel Cavalieri senza aver mai visto un medico e senza aver mai fatto il tampone che ne accerti l’eventuale negativizzazione. La figlia Roberta racconta: “Siamo in una situazione surreale. A marzo a mia mamma viene la febbre alta, più di 39. Dopo una settimana di telefonate vane ai numeri dell’emergenza, con me costretta ad andare ad assisterla a casa perché non riusciva neppure ad alzarsi, finalmente il 18 marzo la ricoverano”.

    Scoprono subito la positività?
    In pratica sì. Le fanno una lastra quando arriva e trovano una polmonite bilaterale. A quel punto le fanno il tampone e il giorno dopo ci dicono che è positiva.
    Si ammala solo lei della famiglia?
    No. Io e mia sorella ci ritroviamo con la febbre e quindi ci mettiamo in quarantena a casa della mamma per non infettare eventualmente le nostre famiglie e ovviamente il tampone ci viene negato perché non stiamo abbastanza male.
    Come stava tua madre psicologicamente?
    Ha vissuto l’ospedale nei giorni peggiori, quelli del picco. E’ stata su una sedia con 39 e mezzo di febbre per ore, di notte. C’era l’inferno, all’una di notte le hanno dato una barella che è rimasta la sua casa per 5 giorni. Ha visto gente per terra, negli sgabuzzini, mi diceva ‘Roberta è peggio di quello che si vede in tv’. C’era gente che moriva, sentiva gli infermieri che dicevano ‘questi sono gli effetti personali di chi?’. Pensava di morire. Alla fine le danno una camera, fa le terapie antivirali e i polmoni rispondono bene. Non ha patologie pregresse e ce la fa.

    Quanto è rimasta in ospedale?
    E’ entrata il 18 marzo, il 4 le fanno il secondo tampone ed è debolmente positivo, le spiegano che in questi casi dopo 5, massimo 7 giorni giorni si dovrebbe negativizzare. Le dicono: rifacciamo il tampone l’11 aprile.
    Fin qui mi sembra che vada tutto liscio.
    Sì, solo che il 7 la dimettono per liberare il letto e la mandano in un hotel perché a casa sua ci siamo io e mia sorella che stiamo finendo la quarantena. E siccome noi non abbiamo fatto il tampone e chissà se siamo positive, lei potrebbe infettarci.
    Che hotel è?
    E’ l’hotel dei Cavalieri, un hotel bello, in centro. Per carità, sulla struttura nulla da dire. Il problema è l’aspetto sanitario che si rivela subito di abbandono, perché mia madre a 75 anni si ritrova sola in una camera, dopo quello che ha passato sia fisicamente che psicologicamente, e i primi due giorni non la chiama nessuno. Le danno termometro e saturimetro e la lasciano lì. I pasti le vengono lasciati davanti alla porta. Noi non abbiamo ricevuto cartella clinica, nulla.
    E quindi cosa fate?
    Chiamo l’ospedale e chiedo se c’è del personale medico che va lì in hotel, mi rispondono che quando un paziente esce dall’ospedale non è più loro competenza seguire il suo percorso. I primi due giorni quindi mamma la monitoriamo noi al telefono.
    Poi cambia qualcosa?
    Dal terzo giorno la chiama una volta al giorno uno specializzando sempre diverso che al telefono le prende temperatura e ossigenazione.
    Arriva l’11, il giorno del terzo tampone per sapere se sua mamma si è finalmente negativizzata.
    E non succede nulla. Chiamo Ats. Ogni giorno chiamo centrali operative Covid che sono call center della regione che filtrano le chiamate, ma non sono operative. Passano 16 giorni. Mia madre si era ammalata ormai un mese e mezzo fa, sicuramente è negativa, deve tornare a casa. E poi occupa un posto in hotel che qualcuno pagherà. Niente, il tampone non arriva, resta parcheggiata lì, sola, a 75 anni.

    Cosa pensa di fare?
    Non so più a chi rivolgermi. Al telefono sono arrivati a dirmi: “Ma sua mamma la vuole togliere da lì perché non vuole pagare più pagare l’albergo?”, come se l’hotel lo pagassi io e non la regione. Ho chiamato le forze dell’ordine, io non posso portarla via perché porterei via una persona potenzialmente positiva, ma questo è sequestro di persona. Mia madre non vede anima viva da 16 giorni, il personale dell’hotel le lascia il vassoio del cibo e lei può aprire la porta dopo due minuti. Non vede la famiglia da un mese e mezzo!
    Ha chiamato l’hotel per capire qualcosa in più?
    Ho chiamato l’hotel Cavalieri, ho chiesto se ci sono state attività sanitarie nell’hotel che ospita dimessi Covid dal 2 aprile. Mi hanno risposto di no e che sono basiti per il fatto che i pazienti restano lì per settimane, senza che loro possano fare la sanificazioni.
    Che altro ha saputo della situazione?
    Incrociando informazioni so che la Lombardia ha più di 10 000 pazienti domiciliati a casa e strutture in attesa di fare un tampone per conoscere l’eventuale negativizzazione. La regione, di tamponi con questa destinazione, ne autorizza 120 al giorno. Quindi mia madre starà 90 giorni in hotel? Chi devo chiamare? La prefettura? Mica posso lasciarla lì.

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