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    L’infettivologo Galli: “I contagiati sono 10 volte i casi noti, ora usciranno di casa”

    Di Lara Tomasetta
    Pubblicato il 18 Mag. 2020 alle 10:06 Aggiornato il 18 Mag. 2020 alle 10:08

    Galli: “I contagiati sono 10 volte i casi noti, ora usciranno di casa”

    “Da un punto di vista strettamente tecnico e scientifico, sarebbe stato più prudente, prima dell’apri tutto, studiare bene gli effetti delle prime aperture del 4 maggio. Dal punto di vista della necessità di ripresa no. Le due cose andavano conciliate. La convivenza con questo virus sarà lunga, bisognava ripartire”. Lo spiega il professor Massimo Galli, direttore di Malattie infettive dell’Ospedale Sacco di Milano.

    Secondo l’infettivologo l’apertura di oggi, lunedì 18 maggio, comporta dei rischi non da poco: “Ci deve preoccupare il fatto che molte persone si siano chiuse in casa, l’8 marzo, con l’infezione. E l’hanno trasmessa in famiglia. Sappiamo che i positivi sono dieci volte tanto quelli trovati. Ora tutti usciranno di casa, senza avere una diagnosi definita e precisa. E questo potrebbe far aumentare il numero dei contagiati. Se ogni giorno vediamo molti casi in Lombardia è perché finalmente molte persone stanno ottenendo un tampone, non sono nuove infezioni, ma la coda di quello che non si è visto. Io ho ancora qualcuno che è positivo al tampone dal 28 febbraio, ci sono persone che hanno lunghissimi tempi di eliminazione del virus. Per questo bisogna fare molta attenzione”.

    Il professor Galli lamenta anche una scarsa attenzione nell’interruzione della catena del contagio: “Molte delle persone che si sono chiuse in casa, e magari molte di loro non stavano bene, avrebbero desiderato una vicinanza differente. E l’unico strumento diagnostico che funziona è il tampone. Non faccio previsioni su cosa potrà succedere in questi giorni: dico che negli ultimi giorni abbiamo avuto una pressione sugli ospedali bassissima e abbiamo ricoverato pochissimo. E questo è un segnale importante. Deve però essere chiara una cosa: non sarà facile riaprire con una epidemia ancora in corso”.

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