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    Età media, patologie pregresse: tutte le differenze tra la prima e la seconda ondata Covid

    Terapia intensiva Credits: ANSA
    Di Veronica Di Benedetto Montaccini
    Pubblicato il 7 Dic. 2020 alle 19:22

    La prima ondata di Coronavirus e la seconda hanno profonde differenze. A sottolinearlo è l’ultimo report dell’Istituto superiore di sanità sulle caratteristiche dei pazienti deceduti positivi al Coronavirus in Italia, basato sui dati aggiornati al 2 dicembre e che descrive le caratteristiche di 55.824 pazienti. Ma vediamo nel dettaglio cosa è cambiato da marzo a oggi:

    La geografia

    Il 39,9 per cento delle morti verificatesi per Covid in Italia dall’inizio della pandemia è avvenuta in Lombardia. Se nel periodo marzo-maggio un decesso su 5 è avvenuto in Lombardia e oltre l’85 per cento solo nel Nord Italia (Emilia-Romagna compresa), durante i mesi autunnali (ottobre-novembre) la distribuzione si è allargata a tutta la Penisola, coinvolgendo anche il Centro-Sud e in particolare due Regioni: la Campania – passata da 477 (1,4 per cento) a 1621 morti (8,3 per cento) – e la Sicilia, che ha avuto 906 decessi in più in autunno rispetto alla primavera, passando dallo 0,9 per cento al 6,2 per cento del totale dei morti in Italia.

    La maggior parte dei decessi rimane quindi concentrata nella parte settentrionale della penisola, ma non c’è più la sproporzione che si era verificata in Primavera. Dopo la Lombardia, (22.252) La seconda regione per numero di decessi è l’Emilia Romagna con 5.805 (10,4 per cento del totale), seguita da Piemonte 5556 (10 per cento), Veneto 3899 (7 per cento), Lazio 2525 (4,5 per cento) e Liguria 2419 (4,3 per cento).

    Altre malattie

    Il 97 per cento dei deceduti aveva malattie precedenti e tra queste la più frequente è l’ipertensione arteriosa. Diabete di tipo 2 e cardiopatia ischemica sono le altre patologie osservate più frequentemente. I sintomi più frequenti accusati dai positivi che sono poi deceduti restano febbre e difficoltà respiratoria. Il tempo mediano tra l’insorgenza dei sintomi e la morte è di 12 giorni. Nel 53,3 per cento dei casi i deceduti sono arrivati in ospedale da casa.

    In media le persone morte dopo avere contratto il Covid, secondo l’analisi dell’Iss basata su 5726 deceduti, avevano 3,6 malattie preesistenti e diagnosticate. Complessivamente, il 3,1 per cento dei pazienti analizzati non presentavano patologie, il 12,4 per cento presentava una patologia, il 18,5 per cento presentava due patologie e il 65,9 per cento presentava tre o più patologie. Tra queste la più frequente è l’ipertensione arteriosa. Diabete di tipo 2 e cardiopatia ischemica sono le altre patologie osservate più frequentemente, seguite da fibrillazione atriale, demenza e insufficienza renale cronica.

    L’età media

    L’età media dei morti è 80 anni ed è andata sostanzialmente aumentando fino agli 85 anni toccati durante la prima settimana di luglio, per poi tornare calare. I pazienti deceduti inoltre hanno un’età mediana più alta di oltre 30 anni rispetto a quella dei pazienti che hanno contratto l’infezione (età mediane: pazienti deceduti 82 anni – pazienti con infezione 48 anni). Le donne decedute (il 42,3 per cento del totale) hanno un’età più alta rispetto agli uomini (età mediane: donne 85 – uomini 80).

    Al 2 dicembre invece sono 657 (1,2 per cento) i pazienti deceduti di età inferiore ai 50 anni. In particolare, 163 di questi avevano meno di 40 anni (102 uomini e 61 donne con età compresa tra 0 e 39 anni). Di 29 pazienti di età inferiore ai 40 anni non sono disponibili informazioni cliniche. Degli altri pazienti, 119 presentavano gravi patologie preesistenti (patologie cardiovascolari, renali, psichiatriche, diabete, obesità) e 15 invece non avevano diagnosticate patologie di rilievo.

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