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    “Dati falsificati per non fare scattare la zona rossa”: in Sicilia 3 arresti, si dimette l’assessore Razza

    Credit: Ansa foto

    Gli episodi di falso documentati dal mese di novembre sono circa 40, l'ultimo dei quali risalente al 19 marzo 2021. Ai domiciliari alcuni dipendenti dell'Assessorato alla Salute della Regione Sicilia

    Di Anna Ditta
    Pubblicato il 30 Mar. 2021 alle 09:06 Aggiornato il 30 Mar. 2021 alle 13:29

    Sono accusati di aver inviato dati falsi sui contagi di Covid-19 all’Istituto Superiore di Sanità (Iss), condizionando in questo modo le decisioni sulle restrizioni legate alla pandemia in Sicilia. Per questo alcuni appartenenti al Dipartimento Regionale per le Attività Sanitarie e Osservatorio Epidemiologico (Dasoe) dell’Assessorato della Salute della Regione Siciliana sono stati sottoposti alla misura cautelare degli arresti domiciliari, emessa dal gip di Trapani su richiesta della procura al dirigente. Le accuse nei loro confronti sono di falso materiale ed ideologico.

    L’ordinanza è stata eseguita dei carabinieri del Nas di Palermo insieme al Comando provinciale di Trapani. A finire ai domiciliari sono stati la dirigente generale del Dasoe Maria Letizia Di Liberti, il funzionario della Regione Salvatore Cusimano e il dipendente di una società che si occupa della gestione informatica dei dati dell’assessorato, Emilio Madonia.

    L’autorità giudiziaria ha notificato anche un invito a comparire e contestuale avviso di garanzia, nonché sequestro dei telefoni cellulari per falsità materiale ed ideologica nei confronti dell’assessore regionale per la Salute, Ruggero Razza, sul conto del quale, “sebbene non emerga ancora compendio investigativo grave”, viene spiegato dagli inquirenti, “è emerso il parziale coinvolgimento nelle attività delittuose del dipartimento”.

    “Alla luce della indagine della Procura di Trapani che mi vede indagato, nel confermare il massimo rispetto per la magistratura, desidero ribadire che in Sicilia l’epidemia è sempre stata monitorata con cura, come evidenzia ogni elemento oggettivo, a partire dalla occupazione ospedaliera e dalla tempestività di decisioni che, nella nostra Regione, sono sempre state anticipatorie. Non avevamo bisogno di nascondere contagiati o di abbassare l’impatto epidemiologico, perché proprio noi abbiamo spesso anticipato le decisioni di Roma e adottato provvedimenti più severi”, dichiara l’assessore regionale alla Salute, Ruggero Razza.

    “I fatti che vengono individuati – prosegue – si riferiscono essenzialmente al trasferimento materiale dei dati sulla piattaforma che sono stati riportati in coerenza con l’andamento reale dell’epidemia, tenuto conto della circostanza che sovente essi si riferivano a più giorni e non al solo giorno di comunicazione. Come sempre, il fenomeno della lettura postuma delle captazioni può contribuire a costruire una diversa ipotesi che, correttamente, verrà approfondita dell’autorità giudiziaria competente individuata dal Gip. Ma deve essere chiaro che ogni soggetto con l’infezione è stato registrato nominativamente dal sistema e nessun dato di qualsivoglia natura è mai stato artatamente modificato per nascondere la verità. Ciò nonostante, soprattutto nel tempo della pandemia, le istituzioni devono essere al riparo da ogni sospetto. Per sottrarre il governo da inevitabili polemiche ho chiesto al presidente della Regione di accettare le mie dimissioni”.

    Il giudice per le indagini preliminari avrebbe escluso il coinvolgimento del presidente della Regione Nello Musumeci che anzi, scrive il gip, “pare tratto in inganno dalle false informazioni che gli vengono riferite”. Risultano indagati nell’inchiesta anche il vice capo di gabinetto dell’assessore Razza, Ferdinando Croce e Mario Palermo, direttore del Servizio 4 del Dipartimento retto da Di Liberti.

    Falsi dati Covid in Sicilia, l’inchiesta

    I tre arrestati sono accusati di aver alterato, in diverse occasioni, il flusso dei dati riguardante la pandemia, modificando il numero dei positivi e dei tamponi (e talvolta anche dei decessi), diretto all’Istituto superiore di sanità, alterando la base dati su cui venivano adottati i provvedimenti per il contenimento della diffusione del virus.

    L’inchiesta è nata dopo la scoperta che in un laboratorio di Alcamo (Trapani) erano stati forniti dati falsati su decine di tamponi. Gli accertamenti sono quindi arrivati all’assessorato regionale. A confermare l’alterazione dei dati inviati all’Iss sarebbero diverse intercettazioni. Complessivamente, gli episodi di falso documentati dal mese di novembre sono circa 40, l’ultimo dei quali risalente al 19 marzo 2021.

    “Spalmiamoli un poco i morti”. Così, in una delle intercettazioni registrate dagli inquirenti, l’assessore alla Salute della Sicilia Ruggero Razza avrebbe detto alla sua dirigente Maria Letizia Di Liberti che avrebbe dovuto comunicare i dati dei decessi per Covid in Sicilia all’Istituto Superiore di Sanità.

    Nei confronti di altri sette indagati sono state effettuate perquisizioni domiciliari, alla ricerca di materiale informatico e non. È stata inoltre effettuata un’acquisizione informatica (flusso email e dati relativi all’indagine) presso i server dell’assessorato Regionale alla Salute e del Dipartimento.

    “Nelle parole intercettate dell’Assessore alla Sanità della Regione Siciliana Ruggero Razza c’è tutta spregiudicatezza di una classe politica pronta a sacrificare tutto, anche la salute dei cittadini, sull’altare del consenso. Esiste un piano giudiziario che non sta a noi commentare, ma ce n’è uno etico e morale che deve andare oltre le dimissioni dell’Assessore. Il Presidente Musumeci deve trarne le conseguenze dopo che lo ha difeso quando a novembre erano emerse già chiaramente le sue responsabilità”, scrive in una nota il deputato siciliano Erasmo Palazzotto (LeU).

    La reazione di Musumeci

    “Sono sorpreso, noi le zone rosse le abbiamo anticipate, non nascoste”, ha detto il presidente della Regione siciliana, Nello Musumeci, a Omnibus su La7, a proposito dell’inchiesta. “Dobbiamo avere rispetto per l’attività della magistratura, così come ho fiducia nell’assessore Razza: se dovesse risultare responsabile prenderebbe da solo le decisioni conseguenti. Bisogna essere sereni e fiduciosi nell’operato della magistratura: sono convinto che la verità emergerà presto. Abbiamo agito nella massima trasparenza, con rigore e fermezza; fino a due settimane fa abbiamo chiesto noi a Roma la zona rossa. Facciamo andare avanti le indagini: del resto gli avvisi di garanzie servono a  questo, a fare chiarezza e poi ne trarremo le conclusioni”.

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