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    A Roma 2.753 morti a marzo, meno che nel 2018: ecco perché il Coronavirus ha risparmiato la Capitale

    Credits: ANSA/Matteo Trevisan
    Di Marta Vigneri
    Pubblicato il 16 Apr. 2020 alle 15:31 Aggiornato il 16 Apr. 2020 alle 17:30

    Coronavirus, a Roma meno morti a marzo 2020 che a marzo 2018

    A Roma il Coronavirus non ha causato l’aumento di decessi rispetto alla media stagionale che si è verificato invece in altre città, come Milano, Pesaro Bergamo o Piacenza. Secondo i dati rilasciati dal Campidoglio e rielaborati dall’Agi, a marzo 2020 nella Capitale sono morte 2.753 persone, poco più di quelle rilevate a marzo 2019, quando furono 2.721, e meno di quelle registrate nello stesso periodo del 2018, ovvero 2.783. La media di decessi risulta simile anche negli anni precedenti. La capitale d’Italia non sembra quindi aver subito in modo così devastante gli effetti dell’emergenza, anche se va tenuto conto che nel mese di marzo 2020 sono praticamente scomparsi i morti a causa di incidenti stradali.  Come emerso nelle scorse settimane da una rielaborazione dei dati Istat, i comuni del centro nord hanno invece visto un incremento esponenziale delle morti rispetto agli anni precedenti, soprattutto nel mese di marzo, quando le persone che hanno contratto il Coronavirus durante gli ultimi giorni di febbraio, quando le misure di contenimenti non erano state ancora estese a tutta l’Italia, hanno mostrato i primi sintomi.

    Nelle prime quattro settimane di marzo 2020 i decessi totali hanno registrato un’impennata rispetto all’analogo periodo del 2019 a Bergamo (+385,4 per cento), Cremona (+298,7 per cento), Piacenza (+311,3 per cento), Pesaro (+263,6 per cento), Lodi (+202,3 per cento). Milano nello stesso periodo ha avuto un incremento della mortalità del 41 per cento. Come mai la capitale non ha risentito così tanto dell’incidenza del virus? Prima di tutto, bisogna considerare che, secondo gli esperti, tra i decessi da Covid-19 probabilmente vi erano anche pazienti con patologie già avanzate che purtroppo sarebbero morte comunque, e che a livello statistico non hanno influito nel conto finale. Inoltre, come spiegato dal vicepresidente dell’Ordine dei Medici di Roma, Pierluigi Bartoletti al Messaggero, quest’anno gli effetti dell’influenza sono stati meno forti, circostanza che ha inciso sul dato dei decessi. “Teniamo conto anche del fatto che più persone si sono vaccinate quest’anno per l’influenza e questo ha limitato le conseguenze. Per questo diciamo che per le fasce a rischio il vaccino anti influenza in autunno dovrà essere obbligatorio”, ha dichiarato il medico.

    I numeri mostrano che a Roma non c’è stato un effetto tsunami del Coronavirus, anche perché il lockdown ha evitato un contagio troppo rapido e fuori controllo e, paradossalmente, ha avuto un impatto anche su altre cause di morte, come gli incidenti stradali, tra le principali nella capitale in tempi “non Coronavirus”. Non solo, un grafico elaborato dalla Fondazione Gimbe mostra che nel Lazio anche il tasso di letalità è più basso rispetto alle altre regioni, ed è tra i più bassi d’Italia. Se in Lombardia si verificano circa 18 decessi ogni 100 infetti e in Emilia Romagna 13, nel Lazio questo tasso è pari al 5,9 per cento, più alto solo al Molise e all’Umbria, dove si ferma rispettivamente al 5,4 e 4.

    Complice di questa circostanza anche le misure di prevenzione, e il fatto che molti casi sono stati curati in casa, prima che la situazione degenerasse e costringesse il paziente alla terapia intensiva. “Oggi a Roma il 62 per cento dei pazienti viene curato a casa”, ha spiegato Bartoletti. “Cominciamo finalmente ad avere risultati importanti con due tipi di farmaci, sempre tenendo conto che è necessario lo stretto controllo medico e che vanno valutate le caratteristiche dei pazienti. Da una parte ci sono buoni risultati con l’idrossiclorochina, che dà spesso un sollievo immediato. Dall’altra anche noi, come in altre parti d’Italia, stiamo intervenendo con l’eparina, un farmaco che serve a evitare la trombosi venosa, l’embolia polmonare. Abbiamo visto molti referti autoptici e purtroppo chi muore quasi sempre è devastato dal punto di vista cardiovascolare. Ci sono danni incredibili a tutti gli organi, non solo polmoni, ma anche cuore e reni. Danni dovuti a micro embolie distali. L’eparina, che è un anticoagulante, aiuta a prevenire tutto questo”, ha concluso il medico.

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