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    Coronavirus, la denuncia shock della ristoratrice dove ha cenato il paziente1: “Le autorità ci hanno avvertito solo il giorno dopo”

    Il ristorante dove ha cenato il paziente 1 e le proprietarie Credits: Facebook

    "Noi che l'uomo contagiato aveva cenato nel nostro ristorante l'abbiamo saputo dal giornale"

    Di Selvaggia Lucarelli
    Pubblicato il 23 Feb. 2020 alle 18:48 Aggiornato il 23 Feb. 2020 alle 18:51

    Coronavirus e quel ristorante dove ha cenato il paziente 1

    “Noi che il paziente di Codogno col Coronavirus era stato a cena qui lo abbiamo saputo prima dai giornali che dalla Asl, lo troviamo grave”. È stato a mangiare al ristorante Bellaria di Rivergaro (Piacenza) il paziente 1, 38 anni, ricoverato all’ospedale di Codogno in prognosi riservata.

    La proprietaria del locale Sara Merlini è ancora sotto shock: “Siamo molto scossi, lui è venuto qui a cena sabato 15, una settimana fa. Lo abbiamo saputo con certezza ieri alle 10 perché ci ha contattati una operatrice della Asl, ma il nome del nostro ristorante con l’elenco di tutti gli spostamenti del paziente era già dalla mattina presto sul Corriere della Sera. Ci eravamo svegliati con vari messaggi di clienti e amici che ci avvisavano e mandavano le foto del giornale”.

    Il video-reportage dalla zona rossa del Coronavirus: l’incubo degli abitanti con la vita sospesa (di Selvaggia Lucarelli)

     

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    Davvero inquietante che il Corriere sia stato informato prima dei proprietari del locale. “Sì, tanto più che visto che i giornali vanno in stampa la sera prima, se avessero informato anche noi avremmo potuto chiudere il ristorante almeno venerdì sera e non esporre nessuno a rischi ulteriori”.

    “Io, mia sorella e i camerieri abbiamo fatto i tamponi ieri, siamo negativi ma qui siamo stati aperti una settimana dalla sera in cui è venuto a cena”, dice Sara Merlini.

    Chiedo alla proprietaria se si ricorda del paziente 1. “Ci hanno mostrato delle foto per circoscrivere l’area del ristorante in cui era seduto, identificare il tavolo, se l’è ricordato mia sorella. Era a cena con la moglie incinta, altre due coppie e tre bambini. Ci siamo poi ricordati che sembrava non stare bene, era appoggiato al tavolo, quasi in disparte, infatti due giorni dopo è andato al pronto soccorso”.

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    “Ho un figlio e quando mi è arrivata la telefonata sono andata in ansia – racconta – sono molto provata, è stato un incubo. I clienti hanno cominciato a tempestarci di telefonate nel panico, chiedendoci se era vero che il cliente fosse stato lì, cosa dovevano fare e abbiamo spiegato che purtroppo noi non ne sapevamo più di loro. Poi hanno disdetto tutte le prenotazioni, ma avevamo chiuso noi comunque il locale per tutelare la clientela, nonostante la Asl non ce lo avesse chiesto. Abbiamo informato perfino noi stessi alcuni clienti prima di sapere i risultati del test”.

    Ora il problema è ricominciare a lavorare. “Dovremmo riaprire mercoledì ma non abbiamo prenotazioni, noi abbiamo saputo che siamo negativi al test con una telefonata dell’Asl arrivata oggi, ma sarà dura riprendere la normalità, c’è la psicosi”.

    “Pensiamo di fare la sanificazione del locale per tranquillizzare ancora di più la clientela, ma capisco la preoccupazione perché l’ho vissuta sulla mia pelle in questi giorni. Mi chiedo però perché un giornale abbia saputo che un contagiato era stato qui prima di noi che abbiamo responsabilità verso noi stessi, le nostre famiglie e i nostri clienti”.

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