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    “Ma quale paura, è un’influenza”: parla la 47enne di Vo’ Euganeo, prima guarita in Italia

    Ospedale in Veneto Credits: Ansa

    La testimonianza: "Mica muori se non sei già malato. Mi sembra che siamo diventati tutti scemi"

    Di Veronica Di Benedetto Montaccini
    Pubblicato il 27 Feb. 2020 alle 11:10 Aggiornato il 27 Feb. 2020 alle 11:12

     

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    Coronavirus, parla la guarita di Vo’ Euganeo: “Mai avuto paura”

    Una testimonianza importante contro la psicosi ingiustificata quella della donna di 47 anni di Vò Euganeo, la prima guarita in Italia dal Coronavirus.

    Prova rabbia perché “qualcuno ha soffiato sul fuoco della nostra ignoranza”. La storia di questa persona non mette paura ed è una speranza per gli oltre 400 contagiati nel nostro Paese: dopo la morte di Adriano Trevisan, è stata sottoposta a tampone. Non aveva sintomi, ma è risultata positivo. Oggi è guarita dal Coronavirus, è la prima a essere dimessa dopo una diagnosi che le assegnava una infezione da Covid-19, e lo racconta al Corriere della Sera.

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    Coronavirus la testimonianza di chi è guarito

    La donna dice di non aver mai avuto paura: “Ma di cosa? – racconta – È una influenza, mica muori, se non sei già malato. Mi sembra che siamo diventati tutti scemi” dice. “Stavo bene, ero soltanto seccata, ma tranquilla. Ero positiva, ma senza neppure una linea di febbre. Appena arrivata mi hanno fatto un flebino, di zucchero liquido. Per precauzione, dicevano”.

    Poi aggiunge: “L’unica medicina me la sono data io. Avevo mal di testa, per tutto questo casino, e ho chiesto se potevo prendere un Moment che avevo in borsa. Fine. Vuole la verità? Se non fosse morto il povero Adriano, se fossimo andati lunghi, non avrei saputo di essere positiva. E come me, tanti altri. Non credo sarebbe cambiato nulla”.

    Oggi sta “benone”, deve fare la quarantena “e poi torno al lavoro, almeno spero”. Sì perché nel frattempo l’isolamento da Coronavirus sta mettendo in ginocchio il suo territorio e l’economia dell’Italia intera.

    Teme di non riuscire a recuperare la sua attività, “all’inizio, e per un paio di mesi, ne avrò molti. Se la gente non ragiona con la sua testa e si fa guidare come un gregge, è inevitabile. Ma poi si stancheranno di andare in un altro paese. Quando sarà il momento, le cose torneranno alla normalità. Anche se non ce lo meritiamo”.

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