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    Coronavirus, la gente è tornata in strada ed è un grave problema: 15mila multe in 48 ore

    Controlli su strada a Milano (Credits: ANSA / MATTEO BAZZI)

    I numeri fanno impressione: negli ultimi otto giorni quasi 45mila persone sorprese fuori casa senza una reale giustificazione. Ora il Viminale mette in campo droni e intercettazioni degli spostamenti tramite cellulare

    Di Giulio Gambino
    Pubblicato il 4 Apr. 2020 alle 19:08 Aggiornato il 4 Apr. 2020 alle 19:10

     

     

    Coronavirus, la gente torna in strada ed è un problema: 15mila multe in 48 ore

    Il dato di per sé è clamoroso: 15mila multe in 48 ore per le uscite non indispensabili o ingiustificate nonostante il divieto Coronavirus in Italia. Tra giovedì e venerdì scorso le autorità hanno fermato almeno 250mila persone e quasi 100mila attività commerciali. Oltre a questo, 85 le denunce per false autodichiarazioni e 24 per violazione della quarantena. Negli ultimi otto giorni quasi 45mila persone sono state sorprese fuori dalla propria abitazione senza una reale e valida giustificazione. Cumulativamente, dall’11 marzo scorso sono oltre 4.3 milioni le persone controllate. Quasi 2 milioni gli esercizi commerciali. Solo a Roma dall’8 marzo sono stati effettuati più di 420mila controlli dalla Polizia Locale per monitorare il rispetto dei provvedimenti per la prevenzione del contagio: oltre 700 gli illeciti contestati.

    Tra le irregolarità rilevate negli ultimi giorni, anche casi di genitori a passeggio con i figli in aree lontane dalle proprie abitazioni. Aumentano così i controlli per le strade italiane tra posti di blocco e verifiche ai pedoni e ai ciclisti. Disposti fermi anche sulle grandi arterie delle principali città italiane. Il timore è che si possano sviluppare comportamenti sociali tali da portare a un abbassamento generale della guardia quando è invece opportuno, oggi più che mai, vigliare e rimanere in casa salvo per le uscite acconsentite dal Dpcm, o per casi di emergenza.

    In vista della Pasqua e di Pasquetta, 12 e 13 aprile, e in vista del 1 maggio, con l’avvento della primavera e di temperature più miti unitamente a giornate più lunghe e soleggiate, la preoccupazione è che gli italiani – da quasi un mese confinati in casa – abbiano la tentazione di uscire e fare una scampagnata. Così è scattata una ulteriore stretta da parte del Ministero degli Interni a danno di chi esce senza una comprovata e seria esigenza; questo implica da parte delle autorità anche l’utilizzo di droni e lo svolgimento di analisi da parte delle amministrazioni locali in collaborazione con i gestori telefonici per individuare gli spostamenti dei cittadini.

    Del resto lo stesso capo di dipartimento della Protezione civile, Angelo Borrelli, ieri ha scatenato un polverone con le sue dichiarazioni circa la possibilità dell’inizio di una Fase 2 a partire da metà maggio, facendo intendere che anche il primo maggio lo avremmo passato a casa. Frasi poi ritirate e notizia smentita. Ma gli ha fatto da eco questa mattina, sabato 4 aprile, il commissario Arcuri che ha frenato gli entusiasmi in merito ai timidi segnali intravisti con il rallentamento del contagio in Italia, dichiarando che la situazione è tutto fuorché finita, e che dobbiamo tenere la guardia alta. Il presidente del Consiglio superiore di Sanità Franco Locatelli ha dichiarato nella giornata di ieri che “le date per la proroga piuttosto che l’allentamento delle misure di distanziamento sociale spettano solo e unicamente al decisore politico che darà le indicazioni, sicuramente anche con un confronto con noi, all’intero Paese”.

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