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    “In Lombardia la produzione non si può fermare”: il genio della settimana, intervistato da TPI

    Nell'intervista a Francesca Nava pubblicata su TPI aveva detto: "In Lombardia non si potevano fare zone rosse, non si poteva fermare la produzione”

    Di Giulio Cavalli
    Pubblicato il 12 Apr. 2020 alle 21:03 Aggiornato il 12 Apr. 2020 alle 21:06

    “In Lombardia la produzione non si può fermare”: il genio della settimana, intervistato da TPI

    Ci sarà tutto il tempo per verificare, per approfondire, per dibattere e, se servirà, anche per indagare ma se dobbiamo pensare all’intervista più assurda della settimana non possiamo non pensare al presidente di Confindustria Lombardia Marco Bonometti che intervistato da Francesca Nava per TPI riesce in poche parole a sgretolare tutta la retorica dello state a casa in Lombardia.

    “In Lombardia non si potevano fare zone rosse, non si poteva fermare la produzione”: parla a TPI il presidente di Confindustria Lombardia

     

     

    Innanzitutto ci dice che il 7 aprile di questo mese in Lombardia il 30% delle imprese (tra quelle rappresentate da Confindustria) stava lavorando. Badate bene, il dato è importante: se il 30% dei lavoratori in campo industriale si ritrova a doversi spostare quotidianamente per raggiungere la fabbrica forse significa che abbiamo spostamenti molto più consistenti dei passeggiatori con il cane o dei corridori che vengono additati in ogni dove. “Solo” il 30%, dice Bonometti, perché è convinto che ora conti “salvare vite umane” ma anche “salvare l’economia” e “le polemiche le facciamo alla fine”, dice. Forse qualcuno dalle parti di Confindustria (e non solo) non ha ancora capito che qui non si stanno contando le polemiche ma si continuano a contare i morti, i morti, i morti.

    Ma il punto vero riguarda la mancata istituzione della “zona rossa” nelle città di Alzano Lombardo e Nembro, quella stessa zona rossa sui cui si sono rimbalzati le responsabilità il governo e la Regione Lombardia. Solo che mentre i politici si palleggiano la responsabilità di non averla istituita in tempo (e di avere assistito a un tragico incremento dei decessi), Bonometti addirittura rivendica il mancato stop alla produzione dicendo che sarebbe stato “senza senso” e che “bisogna salvare il salvabile, altrimenti saremo morti prima e saremo morti dopo”.

    Chiaro il senso, no? Sulla chiusura totale (la stessa che, a caso, si cita pensando a Wuhan) ci sono poteri che si dichiarano apertamente contrari insistendo sul fatturato piuttosto che sulla salute. E Bonometti lo fa a viso aperto, senza mediazioni. Per lui il vero rischio sono i bar e le discoteche (che sono chiusi da un pezzo) e quando gli si chiede conto dell’incredibile numero di contagi in Val Seriana risponde serafico che “c’è stata una movimentazione degli animali che ha favorito il contagio, parlo degli allevamenti, e questa potrebbe essere una causa”. Sì, avete letto bene: gli animali.

    Ne abbiamo lette molte di interviste questa settimana e abbiamo sentito versioni dei fatti che saranno al vaglio della magistratura ma l’intervista di Bonometti è perfetta: limpida, serena, quasi impunita. Non c’è dubbio, è lui il genio della settimana.

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