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    Coronavirus, esistono 4 tipi di asintomatici, ma non tutti sono contagiosi. L’infettivologo Matteo Bassetti spiega il perché

    Di Niccolò Di Francesco
    Pubblicato il 15 Giu. 2020 alle 14:14 Aggiornato il 15 Giu. 2020 alle 14:21

    Coronavirus, esistono 4 tipi di asintomatici: ecco quali sono i più contagiosi

    Esistono 4 tipi diversi di pazienti positivi al Coronavirus, ma asintomatici: alcuni di loro sono contagiosi, altri no. Ad affermarlo è Matteo Bassetti, direttore del reparto di Malattie infettive al Policlinico San Martino di Genova, il quale è stato interpellato sull’argomento dal Corriere della Sera in seguito alle dichiarazioni, poi ritrattate, di Maria Van Kerkhove, capo del team tecnico anti-Covid-19 dell’Organizzazione mondiale della sanità che aveva dichiarato: “è molto raro che una persona asintomatica possa trasmettere il Coronavirus”, precisando successivamente che quella sugli asintomatici era “una domanda ancora aperta”.

    “Premesso che non abbiamo studi conclusivi sul ruolo degli asintomatici nella diffusione dei contagi, è fondamentale distinguere quattro categorie – afferma Bassetti – le persone positive che non hanno assolutamente nulla (asintomatici puri o portatori sani, probabilmente poco contagiosi perché hanno una bassa carica virale), i soggetti in fase in incubazione, che svilupperanno i disturbi nel giro di pochi giorni, i sintomatici lievi, senza febbre, tosse, difficoltà respiratoria, ma magari con una leggera congiuntivite, coloro che hanno avuto la malattia e risultano positivi, ma sono clinicamente guariti. Tra queste tipologie, quelle più a rischio di contagio sono la seconda e la terza: i pre-sintomatici e i sintomatici lievi, questi ultimi possono facilmente passare inosservati. Ma il referto del tampone sarebbe uguale in tutti e quattro i soggetti: positivo”.

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    I tamponi, dunque, danno tutti esito positivo, ma a fare la differenza è la carica virale del virus, che, ad eccezione di qualche centro di ricerca, non viene misurata negli esami fatti alla popolazione. Secondo Bassetti “Bisognerebbe quantificare le particelle di virus presenti e determinare una soglia al di sopra della quale il soggetto è contagioso. In assenza del ‘quanto’ rischiamo di isolare inutilmente parecchi soggetti asintomatici positivi, non in grado di trasmettere l’infezione ad altri”. Con il ritorno della stagione fredda secondo l’infettivologo è “fondamentale concentrarsi proprio sul ruolo degli asintomatici: più la carica virale è bassa più calano le probabilità di contagio”.

    Bassetti, poi, conferma che il virus ha perso forza, come già sostenuto da alcuni suoi colleghi. “Il virus circola ancora e ci sono ogni giorno nuove positività ma si tratta per lo più di asintomatici: non avere nuovi ricoveri è il parametro più importante. Anche negli Stati Uniti e in Spagna alcuni studiosi hanno rilevato che la malattia è diversa da quella che abbiamo visto a marzo: il virus oggi ha perso forza, è più debole. Ci sarà una seconda ondata? Nessuno può saperlo, ma sono certo che il nostro Sistema sarà in grado di affrontarla. Abbiamo farmaci, protocolli e forse avremo un vaccino grazie all’accordo stretto dal ministro della Salute Speranza, a cui va il nostro plauso”.

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