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    “Il Covid figlio del demonio”. Ma il complottismo del direttore di Radio Maria non fa affatto ridere

    Di Luca Telese
    Pubblicato il 16 Nov. 2020 alle 12:22 Aggiornato il 16 Nov. 2020 alle 13:03

    “Il vaccino è stato prodotto in laboratorio, è un colpo di Stato sanitario”. Alla fine – e forse inevitabile – irrompe sulla scena della pandemia italiana anche il complottista apocalittico. E questo scuotimento di viscere, questa onda di rabbia si esprime come un terremoto, attraversa i social, si muta in invettiva estrema, si declina nella lingua antica di un nuovo Savonarola.

    Ancora una volta, a far fuoco a queste polveri sulfuree è la voce di Livio Fanzaga, direttore di Radio Maria, che in un suo intervento (pronunciato l’11 novembre, ma diventato virale solo in queste ultime ore) inanella una serie di perle inquietanti: “Vi dico come la penso: questa epidemia è un progetto per colpire l’Occidente”. E subito dopo, già salendo di tono: “Io il Covid l’ho sempre attribuito al demonio, che agisce attraverso gli uomini e quindi delle menti criminali, che l’hanno realizzato con uno scopo ben preciso: creare un passaggio repentino per attuare una specie di colpo di Stato sanitario”.

    Vi confesso che io queste parole non le prendo alla leggera, ma le studio e le pondero. Il Coronavirus, dunque, secondo questa invettiva avrebbe un’origine artificiale e una finalità liberticida ben precisa. E coloro che lo hanno “liberato” sarebbero mossi da propositi addirittura demoniaci. Nella sua rubrica – infatti – Fanzaga esprime la sua acuminata opinione senza giri di parole: “Io – dice il microfono di RadioMaria – vedo un’umanità allo sbando, che dà l’impressione della torre di Babele, con progetti fallaci, con parole d’ordine campate per aria. ‘Nave senza nocchiero in tempesta’, direbbe Dante. Un’umanità senza Dio è un’umanità in balia del diavolo. Io questo vedo – aggiunge padre Livio – un’umanità allo sbando con un futuro incerto. Per riempire questo vuoto ci propongono salvezze ridicole: giù miliardi, ed il vaccino salverà tutti”.

    È proprio a questo punto del ragionamento che Padre Livio contamina la sua lingua biblica con quella più moderna della rete per affondare i suoi sospetti nel più classico scenario complottistico: “A livello religioso – osserva – si è detto che l’epidemia non viene da Dio, e sono d’accordo, però sotto il profilo umano non si è voluto approfondire da dove viene questa epidemia. Ormai la narrativa è che viene dal mercato di Wuhan, qualcosa a cui non crede più nessuno. Nel mirino c’è questo laboratorio cinese, però io non escludo che la Cina potrebbe aver voluto testare un’arma biologica. Questa rimane un’ipotesi”.

    E ovviamente anche sul virus padre Livio ne ha una sua: “Ho allargato un po’ i miei orizzonti. Vi dico quello che penso, cestinatelo pure, magari io stesso mi correggerò: la mia idea di fondo è che questa epidemia di Coronavirus è un progetto, non è casuale. Non viene dagli animali, e non è uscita per caso dal laboratorio di Wuhan. Per me l’epidemia è un progetto. È stata sviluppata, ed ha colpito soprattutto l’Occidente. Prima pensavo fosse la Cina, ora comincio a pensare che non sia solo la Cina. Sono venuto a sapere che questa epidemia è stata anticipata, 4 o 5 anni fa”, continua il religioso, che dulcis in fundo, coinvolge anche lui l’immancabile ombra di Bill Gates. “Una simulazione di questa epidemia era stata fatta prima che noi ne venissimo a conoscenza. Si era immaginato un’epidemia che partiva dal Brasile e colpiva tutto il mondo: questa era una simulazione fatta dalla fondazione Gates. Dico cose note. L’epidemia poi è arrivata esattamente come era stata simulata”. Cose “note” a chi? E provate in che modo, e da quali fonti? Inutile domandarselo.

    Ovviamente la prima reazione é quella del sorriso. Ma la sottovalutazione sarcastica è una reazione sbagliata. La successiva deve essere più ponderata. Nel contesto delicato della seconda ondata, mentre serpeggiano per il paese un cocktail micidiale di disagio, sfiducia e rabbia per la crisi economica e per i prezzi da pagare per le chiusure imposte dalle zone rosse, il predicatore apocalittico 2.0 non viene necessariamente percepito come un folle. Ma diventa piuttosto – anche grazie alle ibridazioni antisistema della sua lingua polemica – opinione pop, una delle tante voci di fondo che si compongono nel caleidoscopio turbinante della percezione collettiva.

    Al microfono di Dio e alla visione demoniaco-cospirativa non si può rispondere con una semplice alzata di spalle. Sono dentro un dramma, siamo parte di un dramma, le parti più fragili della popolazione sono esposte al disagio: la mutazione delle più classiche teorie del complotto in una lingua seduttiva, e proprio per questo più permeabile tra i creduli e gli scettici ci deve preoccupare. Se non altro perché il vaccino contro il virus con fatica prima o poi ci arriverà: mentre quello contro le paranoie alimentate dal virus, come ben sappiamo, non lo avremo mai.

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