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    Caso Cucchi: chiesta la prescrizione del reato per i medici

    Di Futura D'Aprile
    Pubblicato il 6 Mag. 2019 alle 11:37 Aggiornato il 6 Mag. 2019 alle 11:48

    Il 6 maggio la procura generale ha stabilito che il processo che vede imputati 5 medici per la morte di Stefano Cucchi, il geometra di 32 anni deceduto in carcere, deve concludersi con una declaratoria di prescrizione del reato di omicidio colposo.

    La decisione è stata presa dal Pg Mario Remus e da lui stesso annunciata alla fine della sua requisitoria per il processo che vede imputati il primario dell’Ospedale Pertini di Roma, Aldo Fierro, e i dottori Stefania Corbi, Flaminia Bruno, Luigi De Marchis Preite e Silvia Di Carlo.

    I medici erano stati inizialmente accusati di abbandono d’incapace e sono stati condannati in primo grado nel giugno 2013 per omicidio colposo: avrebbero dovuto scontare pene comprese tra i due anni di reclusione e un anno e quattro mesi ma poi sono stati assolti in appello.

    La Cassazione infatti decise di rimandare indietro il processo e i nuovi giudici confermarono l’assoluzione. In un secondo intervento gli ermellini chiesero un nuovo rinvio del processo: è in questo contesto che si inserisce la nuova pronuncia del Pg.

    L’udienza di discussione delle difese è stata fissata il prossimo 3 luglio.

    “Calci in faccia e sulla schiena”: il racconto shock del pestaggio di Stefano Cucchi

    Ilaria Cucchi al primo maggio – Il primo maggio la sorella di Stefano Cucchi ha parlato dal palco del concertone del primo maggio per ricordare la vicenda del fratello, che perse la vita nel 2009 a causa delle violenze subite all’interno di una caserma dei carabinieri (qui la storia completa).

    “Stefano è morto come un ultimo tra gli ultimi. Stefano non era nessuno e di lui non importava niente a nessuno, sentire il suo nome gridato qui in questa piazza significa che la battaglia che abbiamo portato avanti in questi anni non è stata inutile, abbiamo aperto un varco”, ha detto Ilaria Cucchi dal palco.

    “Forse oggi abbiamo dimostrato che non bisogna mai smettere di crederci, mai smettere di indignarsi, mai cedere al pregiudizio, mai voltarsi dall’altra parte”.

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