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    Casal Bruciato, la famiglia rom: “Noi da qua non ci muoviamo”

    Di Veronica Di Benedetto Montaccini
    Pubblicato il 9 Mag. 2019 alle 17:08 Aggiornato il 9 Mag. 2019 alle 17:13

    Casal Bruciato famiglia rom | “Noi da qui non ce ne andiamo”. Questa l’ultima dichiarazione della famiglia Omerovic, composta dai 14 rom attaccati e minacciati a Casal Bruciato, periferia est della Capitale, da lunedì 6 maggio semplicemente per essere entrati nella casa popolare di via Satta che spettava loro di diritto.

    “Qui non possiamo vivere”, avevano commentato il padre Imer e la madre Senada fin dalle prime proteste in strada (qui la ricostruzione di tutte le proteste a Casal Bruciato). Ma la notizia è stata poi smentita.

    Certo, l’accoglienza per la famiglia non è stata calorosa: per gli insulti come “Tr**a, ti stupro!” e “Dovreste essere tutti impiccati!” sono arrivate le prime denunce per odio razziale (qui gli aggiornamenti sulle prime denunce arrivate).

    Come ha detto anche la sindaca di Roma, Virginia Raggi, in visita a Casal Bruciato mercoledì 8 maggio, “l’alloggio popolare spetta alla famiglia di diritto, avendo partecipato ad una regolare graduatoria comunale”.

    La famiglia nomade è al centro di un dibattito sull’integrazione della minoranza rom che è diventato ormai nazionale.

    L’iniziativa della sindaca della Capitale di andare sul luogo delle proteste a Casal Bruciato è stata infatti accolta con irritazione dai vertici del Movimento Cinque Stelle. Luigi Di Maio, secondo fonti vicine al movimento, avrebbe detto: “Si aiutino prima i romani e poi tutti gli altri”.

    A schierarsi a favore dei rom di Casal Bruciato, sono stati invece Papa Francesco e il presidente del Consiglio Giuseppe Conte (qui il racconto dei 500 rom ricevuti in Vaticano dal Pontefice).

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