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    Carola Rackete, la foto segnaletica non autorizzata diffusa sul web: aperta un’inchiesta

    Di Francesca Ceccarelli
    Pubblicato il 2 Lug. 2019 alle 15:13 Aggiornato il 11 Set. 2019 alle 02:28

    Carola Rackete foto segnaletica | Ci sono informazioni e testimonianze che non dovrebbero trapelare come la foto segnaletica scattata al comandante della Sea Watch 3, Carola Rackete lo scorso 29 giugno.

    L’immagine, circolata sul web nei giorni scorsi, ritrae la comandante della Sea Watch 3, arrestata a Lampedusa dopo aver forzato il blocco navale dell’isola.

    Nella foto Rackete è seduta per la procedura della foto segnalamento: al suo fianco un agente di polizia in piedi.

    Secondo quanto ricostruito la foto è stata scattata nell’hotspot dell’isola come precisa la giornalista Annalisa Camilli.

    Credit: Twitter/ Annalisa Camilli

    Il fatto inquietante è che lo scatto sia finito sul sito russo VKontakte e poi ripreso da alcune testate italiane. Il primo a pubblicare lo scatto sul social russo è stato un utente con nome italiano, tale “Giancarmine Bonamassa”:

    Il profilo di Bonamassa è da tempo attivo sul web con la produzione di post di estrema destra.

    Carola Rackete foto segnaletica | Stop Fake

    Stando alle prime analisi non ci sono tracce di falsificazione della foto, tranne per l’eliminazione dei metadati che avrebbe permesso di risalire alla fonte. Sul sito specializzato in bufale del web, Stop Fake scrive:”Le successive foto pubblicate su altri media sono state ritagliate da questa, nella quale si vede chiaramente anche l’operatore di polizia che presumibilmente ha proceduto alle operazioni di foto segnalazione”.

    Carola Rackete foto segnaletica | Provvedimenti

    “Secondo la legge le foto di persone private della loro libertà sono vietate – come riportato da Wired – dall’articolo 25 del Codice per la protezione dei dati personali, dal provvedimento 179 del 5 giugno 2012 dell’Autorità di garanzia dei dati personali, dal comma 6 bis dell’articolo 114 e dal comma 3 dell’articolo 329 del codice di procedura penale, dall’articolo 8 del codice deontologico dei giornalisti e da una sentenza Cedu 11 gennaio 2005″.

    Mentre la questura di Agrigento ha annunciato di aver aperto un’inchiesta interna per accertare cosa sia effettivamente accaduto, il Partito Democratico ha rivolto un’interrogazione parlamentare urgente al ministro Matteo Salvini per avere spiegazioni.

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