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    In Antartide sono stati trovati i resti di una foresta pluviale: la sorprendente scoperta scientifica

    Di Giulia Angeletti
    Pubblicato il 3 Apr. 2020 alle 19:00 Aggiornato il 3 Apr. 2020 alle 19:03

    In Antartide, 90 milioni di anni fa, c’era una foresta pluviale. E’ la sorprendente scoperta fatta grazie a uno studio coordinato dal Centro Helmholtz per la ricerca polare e marina dell’Istituto tedesco Alfred Wegener, intitolato “Temperate rainforests near the South Pole during peak Cretaceous warmth” e pubblicato sulla rivista Nature. Grazie a questa ricerca sarebbero stati ritrovati dei resti fossili di una foresta pluviale, risalente appunto a 90 milioni di anni fa, al Polo Sud, il che dimostra che l’Antartide durante il Cretaceo fosse un luogo molto più caldo di oggi, con temperature che sfioravano anche i 12 gradi.

    Nel 2017 tramite l’utilizzo della nave rompighiaccio tedesca Polastern è stato possibile per gli scienziati raccogliere dei sedimenti nel mare di Amundsen, nella regione occidentale dell’Antartide, ben trenta metri al di sotto del fondale oceanico; quando quei sedimenti sono poi stati analizzati con tecniche avanzatissime a raggi X, ciò che è emerso è che si trattava di pollini, spore e radici e quindi dei resti di una foresta pluviale esistita durante il Cretaceo. “L’insolita colorazione dei sedimenti, diversa da quella degli strati superiori, ha subito catturato la nostra attenzione”, ha spiegato Johann Klages, principale autore dello studio. “I campioni – ha aggiunto lo scienziato – erano così ben conservati da poterci consentire di distinguere le singole strutture cellulari”. I resti di quelle piante secondo Klages “confermano che, circa 90 milioni di anni fa, la costa dell’Antartide occidentale ospitava foreste pluviali temperate e paludose dove la temperatura media annuale era di circa 12 gradi Celsius: un clima eccezionalmente caldo per una posizione vicino al Polo Sud”.

    Nello studio, comunque, si evidenzia il fatto che le alte temperature in Antartide fossero dovute all’alta concentrazione di anidride carbonica nell’atmosfera durante quell’era geologica, oltre che dalla mancanza di una calotta glaciale. Il Cretaceo, infatti, viene considerato il periodo più caldo degli ultimi 140 milioni di anni, con la temperatura del mare che sfiorava i 35 gradi e il livello delle acque molto più alto rispetto all’attuale. L’eccezionale scoperta sarà dunque utile al fine di ricostruire la storia climatica della Terra, oltre che per comprendere come si sono verificati determinati cambiamenti che hanno interessato il nostro pianeta. Per ora la domanda che si pongono gli scienziati del centro di ricerca tedesco è: “se all’epoca l’Antartide diventava così calda, che cosa faceva sì che il clima si sia raffreddato in modo così drammatico da formare di nuovo le calotte glaciali?”. “Le nostre simulazioni climatiche – è poi la costatazione – non hanno ancora fornito una risposta soddisfacente. Trovare le cause di questi punti di non ritorno è ora una sfida chiave per la comunità internazionale di ricerca climatica”.

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