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    Eolie, capodoglio rimane intrappolato nella rete illegale: “Furia” rischia la vita

    Di Giulia Angeletti
    Pubblicato il 21 Lug. 2020 alle 13:12 Aggiornato il 22 Lug. 2020 alle 10:33

    Lo hanno chiamato Furia l’energico capodoglio femmina la cui coda è rimasta intrappolata in una rete spadara al largo delle isole Eolie. Guardia Costiera, ambientalisti e biologi hanno tentato, per lunghe 48 ore, di liberare l’esemplare incastrato nella rete illegale utilizzata per la pesca di tonno e pesce spada, ma Furia non ha mai spesso di dimenarsi con forza e, dopo diverse immersioni, è stato perso di vista.

    Le operazioni per cercare di rimuovere la rete sono state davvero complesse e rischiose, dato che, come spiegato dal biologo marino Carmelo Isgrò, che ha girato anche delle eccezionali riprese del capodoglio, “intervenire con dei coltelli su un animale di 10 metri che si dimena come un pazzo per il dolore e che ha la forza per spostare agilmente le 15 tonnellate del suo peso non è una cosa da poco”. Furia ha bisogno della sua coda per cacciare e immergersi, dunque per sopravvivere. “Abbiamo misurato il suo pattern di respirazione in continuo – hanno spiegato gli esperti di Filicudi Wildlife Conservation – prima e durante l’intervento di rimozione, e registrato le sue vocalizzazioni acustiche con l’idrofono per valutare il suo stato di salute e misurare comportamento e livelli di stress”. Il capodoglio si è spinto verso nord a circa 15 miglia dalla costa eoliana e, nonostante la matassa di rete che le rimane attorcigliata sulla coda, non ha mai smesso di mostrare la sua vivacità.

    I sommozzatori della Guardia Costiera, comunque, non si arrendono e continuano a monitorare la situazione, mentre anche il WWF ha lanciato un appello “a chiunque si trovi in navigazione nel tratto di mare eoliano e avvisti il capodoglio in difficoltà”. Chiunque avvisti Furia è invitato “a segnalarlo immediatamente al numero 1530 della Guardia Costiera”. Il caso di Furia arriva dopo quello di Spike, altro capodoglio delle Eolie liberato dalle reti a fine a giugno sempre grazie all’intervento del Lipari Diving di Mirko Mola. I capodogli sono i più grandi predatori del Mar Mediterraneo e il loro habitat sono le acque profonde del Canale di Sicilia e dell’arcipelago Eoliano, dove questi esemplari hanno la possibilità di trovare cefalopodi (seppie e calamari), di cui si nutrono. Un capodoglio può arrivare oltre i 1000 metri di profondità e restare in apnea per oltre 90 minuti ma, nonostante le loro grandi dimensioni, questi animali sono definiti come dei “Giganti fragili”. L’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN), infatti, considera questa specie in pericolo di estinzione nelle acque del Mare Nostrum, dove la sua conservazione è spesso minacciata da plastica, collisioni con le grandi imbarcazioni, rumore sottomarino e bycatch.

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